Nel nuovo Patto per la salute gli aumenti previsti per il 2019 e 2020 (rispettivamente 2 e 1,5 miliardi) sono subordinati al "conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e variazioni del quadro macroeconomico". La ministra: "Identica a quella messa dal Pd nel precedente Patto. Ma dalla sanità non è più possibile prendere un centesimo. Questo automatismo io non lo condivido"
La clausola di salvaguardia inserita nel Patto per la salute che subordina l’aumento del Fondo sanitario nel 2020 e 2021 per 3,5 miliardi totali al “conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e variazioni del quadro macroeconomico” diventa un caso politico interno al governo gialloverde. Giulia Grillo, ministra della Salute, ha infatti minacciato dimissioni in caso di nuovi tagli definendo quella clausola “inaccettabile” e precisando che “è stata voluta dagli uffici del Mef“. “Io non parteciperò all’ennesima mannaia sulla sanità pubblica”, ha detto la titolare del ministero a margine di un evento a Roma.
“La clausola – attacca Grillo in un video postato sulla sua pagina facebook – è identica a quella presente nel precedente Patto 2014-16 varato dal Partito Democratico, che pur prevedendo per l’erogazione dei Lea un finanziamento di 115,5 miliardi, ne ha concretamente messi a disposizione 111. Questo schema non si ripeterà più, la sanità ha già dato tutti i contributi che poteva dare. Dalla sanità non è più possibile prendere un centesimo. Questo automatismo, che subordina il finanziamento della sanità alle dinamiche del Pil, io non lo condivido. Proprio perché ritengo che il Patto che si sottoscrive tra Governo e regioni sia un momento politicamente importante, che può arricchirsi del contributo di tutti gli attori della sanità, nei prossimi giorni voglio organizzare un momento di partecipazione con i protagonisti del sistema salute”, ha concluso.
“Abbiamo sempre detto che non avremmo permesso ulteriori tagli nella Sanità pubblica e lo si può constatare dal nostro operato”, aveva commentato in mattinata Marialucia Lorefice, presidente del MoVimento 5 Stelle in Commissione Affari sociali alla Camera. “La sanità non può diventare il bancomat dello Stato perché a soffrire delle carenze sono proprio i cittadini. Collegare la sanità alle dinamiche del Pil è inaccettabile. E’ bene quindi precisare, come ha già fatto il Ministro Giulia Grillo, che la clausola che lega il finanziamento del Pil all’andamento dell’economia è irricevibile e che non proviene dal Ministero della Salute, ma dagli uffici del Mef. La clausola recita testualmente: “Salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e alla variazione del quadro macroeconomico”. Significa che l’entità del Fondo Sanitario Nazionale verrebbe legata non alle effettive necessità di cura dei cittadini, ma alla dinamica del Pil e ai vincoli di bilancio pubblico. La salute è un diritto fondamentale riconosciuto dalla nostra Costituzione e non può dipendere da equilibri di bilancio. Dove era chi oggi grida allo scandalo dei tagli quando si permettevano manovre che hanno depredato la sanità? Noi proseguiremo nel nostro lavoro per risanare il Ssn, per renderlo efficiente e moderno. Il MoVimento non permetterà che si facciano ancora tagli sulla pelle dei più fragili”, conclude la deputata del MoVimento 5 Stelle.