Tra gli indagati c'erano anche gli ex sindaci di Milano Pisapia e Moratti e l’ex governatore lombardo Formigoni. Secondo gli inquirenti fu fatta la scelta "politica", "cinica ma molto pratica", di non far allagare il centro città ma la zona a nord
È stata chiesta l’archiviazione per l’inchiesta sulla serie di esondazioni del fiume Seveso, tra il 2010 e il 2014, nella zona nord di Milano, nel quartiere Niguarda. A distanza di quattro anni dall’apertura del fascicolo, e dopo una chiusura delle indagini che risale a nove mesi fa, la Procura di Milano alla fine ha deciso di chiedere che l’accusa di inondazione colposa venga archiviata. Tra gli indagati c’erano anche gli ex sindaci di Milano Giuliano Pisapia (ora eurodeputato Pd) e Letizia Moratti, l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni e altre persone, tra cui Marco Granelli, ex assessore alla Protezione civile e ora ad Ambiente e Mobilità del Comune di Milano.
L’inchiesta era scattata nel 2015 e poi a settembre 2018 era arrivata la notifica dell’atto di chiusura indagini, che di solito prelude alla richiesta di processo, a carico di otto persone in tutto, tra cui anche l’ex assessore milanese e ora assessore lombardo alla Sicurezza Riccardo De Corato, l’ex assessore ed ex presidente del Consiglio regionale lombardo Davide Boni e l’ex assessore lombardo Daniele Belotti. Ora, come anticipato dal Corriere della Sera, il pm Maura Ripamonti ha chiesto l’archiviazione per tutti, comprese alcune posizioni già stralciate in precedenza, come quella dell’ex Governatore lombardo Roberto Maroni.
Nell’avviso di conclusione indagini, gli inquirenti avevano contestato che le esondazioni causarono danni “a strutture ed infrastrutture pubbliche, imprese, abitazioni” per un totale di 178 milioni di euro. E avevano accusato gli indagati di una serie di condotte “omissive” che avrebbero provocato un’esondazione nel 2010 e altre nel 2014. Ora dalla richiesta di archiviazione emerge che, data la carenza di risorse regionali per gli interventi necessari, fu una scelta “politica”, “cinica ma molto pratica”, quella di non far allagare il centro città ma la zona a nord. Nessuna responsabilità penale, dunque, a detta della Procura. Ma sul punto deciderà il giudice per le indagini preliminari.