Siamo a fine settembre 2018, durante il congresso del Partito popolare europeo. L’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi è a pranzo con Nino Caianiello, l’uomo ritenuto dalla Procura il “burattinaio” del sistema di tangenti, nomine e appalti pilotati e finanziamenti illeciti venuto a galla il 7 maggio scorso con il blitz della Dda di Milano che ha portato a 43 misure cautelari. Insieme a loro c’è anche Carmine Gorrasi, ex responsabile di Forza Italia a Varese. A raccontarlo è Laura Bordonaro, ormai ex presidente del cda di Accam, una degli arrestati nell’inchiesta della Dda. Secondo quanto ha messo a verbale, in quel pranzo i tre hanno discusso della necessità di costituire società per far transitare soldi al fine sia di realizzare finanziamenti elettorali che di far rientrare parte dei soldi a Caianiello. Una ricostruzione respinta totalmente dall’eurodeputata di Forza Italia: “Trovo incredibile – dice l’esponente azzurra, difesa da Gian Piero Biancolella – che Bordonaro, peraltro su domanda del proprio difensore, possa aver rilasciato la dichiarazione relativa ad un ipotizzato progetto di costituire società operanti in non si sa quale settore per dar da vivere a Caianello o per finanziare non si sa bene chi. Progetto questo che ove fosse stato realmente ipotizzato da terzi, mi vede comunque estranea sotto ogni profilo”.

Lara Comi è indagata per finanziamento illecito, corruzione e truffa aggravata ai danni del Parlamento europeo. Il suo nome era già emerso nelle carte dell’inchiesta per una intercettazione tra Nino Caianiello e Giuseppe Zingale, dg di Afol. Poi, il 15 maggio scorso, l’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di finanziamento illecito dal presidente di Confindustria Lombardia. Man mano che il lavoro degli inquirenti è andato avanti, sono arrivate anche quelle per corruzione e infine per truffa ai danni di Bruxelles. Proprio a quel Parlamento europeo dove potrebbe tornare in forza delle 32mila preferenze ottenute il 26 maggio scorso (dipenderà dalla scelta di Silvio Berlusconi).

Laura Bordonaro, finita invece ai domiciliari nella maxi inchiesta coordinata dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri, era a capo della società partecipata di gestione dei rifiuti dell’Alto Milanese con sede a Busto Arsizio. È stata ascoltata dagli inquirenti nei giorni scorsi e il suo verbale è stato depositato agli atti del Riesame. Alla fine dell’interrogatorio, nel corso del quale la manager avrebbe anche confermato un episodio di presunta turbativa d’asta in Accam, a domanda del suo legale, l’avvocato Lorenzo Meazza, la donna ha fatto mettere a verbale ciò che appunto ha sentito nel corso di un pranzo al congresso del Ppe a settembre 2018.

Racconta in particolare di aver sentito Caianiello (ora in carcere e che sarà interrogato venerdì prossimo dai pm) discutere con Lara Comi e Gorrasi, diventato responsabile varesino di Fi dopo Comi e tre giorni prima di essere arrestato, della necessità di costituire delle società. Società per far transitare soldi, stando a ciò che ha ascoltato Bordonaro, al duplice fine di realizzare sia finanziamenti elettorali che di far tornare anche parte del denaro allo stesso Caianiello. Colui che per gli inquirenti è il “grande manovratore” del sistema di mazzette, appalti truccati e nomine pilotate e che di fronte al Riesame ha sostenuto invece di non aver mai preso “soldi in modo illecito” e che il denaro raccolto durante la sua attività politica “lo ha messo in Agorà, un’associazione culturale legata a Forza Italia e nel partito”.

C’è poi un altro verbale, depositato agli atti del Tribunale del Riesame dal governatore Attilio Fontana – indagato per abuso d’ufficio nell’ambito dell’indagine – che mette in relazione sempre Caianiello e la Comi. Il presidente della Lombardia racconta che Caianiello “è coordinatore ‘di fatto’ di Forza Italia a Varese e la stessa coordinatrice Lara Comi se avevo qualche problema mi diceva sempre di rivolgermi a lui”.

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