Quattro quadri antichi, dal valore complessivo di 70mila euro, sono stati sequestrati a Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia. Quella segnalata dal Corriere della Sera, è l’ultima confisca seguita alla condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione nel processo San Raffaele-Maugeri. Il suo legale, Mario Brusa, ha consegnato i quadri alla Guardia di Finanza, dopo gli agenti avevano già eseguito una serie di confische a carico di tutti gli imputati condannati nel processo. Tre delle tele erano state acquistate tra il 2010 e il 2012 da Norberto Achille, allora presidente delle Ferrovie Nord, utilizzando carte di credito dell’ente. Achille, che ha patteggiato due anni di reclusione per le spese pazze, aveva regalato poi i quadri a Formigoni. La quarta tela è invece un dono del 2009 fatto da Giuseppe Grossi, che fu coinvolto nell’inchiesta sull’inquinamento dell’area di Santa Giulia.
Ad anticipare questo aspetto della storia di Ferrovie Nord era stato Andrea Franzoso nel suo libro Il Disobbediente (edito da PaperFirst) in cui racconta le sue denunce contro i comportamenti di Achille. Qui riportiamo quel particolare estratto del libro.
Quando – nel corso dell’audit sulle spese pazze – sono saltate fuori tre fatture della “Galleria d’Arte Sacerdoti” relative all’acquisto di quadri – «Dipinto di scuola napoletana XIX secolo “Madre con bimbo”, olio su tela cm. 40×50 – euro 4.000», «Dipinto di scuola lombarda “Natività” secolo XVI, olio su tela 40×50 – euro 4.000», «Dipinto di scuola napoletana secolo XIX soggetto “Figura femminile”, olio su tela, cm. 50×70 – euro 9.000» – i miei colleghi e io non siamo rimasti sorpresi: voci di corridoio parlavano di «regali per Formigoni».
Qualcuno della contabilità me lo confermò, avvertendomi: «Io non ti ho detto niente. Se la cosa salta fuori, io nego tutto: non intendo finire nei casini».
Dato che nessuno voleva esporsi, decisi di agire da solo. Dopo aver attivato sul mio smartphone la funzione del registratore, andai a chiederlo direttamente al presidente Norberto Achille. «Presidente, si vocifera si tratti di regali a…».
«Non farmi dire cose… eh! – mi interruppe, mettendo subito le mani avanti – Io so che sono andati alla Regione… non so a chi… suppongo…» aggiunse, puntando l’indice verso l’alto.
Poi cambiò discorso, descrivendomi i quadri appesi alle pareti dell’ufficio. «Quelli là li ho fatti incorniciare io coi miei soldi – tenne a rimarcare con un risolino – Li ho fatti fare dalla signora ***, la segretaria di monsignor ***, quando era qui, all’inizio».
Lo lasciai parlare, ma poi tornai a bomba alla mia domanda: «Vorrei capire se quei doni sono stati fatti per un secondo fine, per ottenere qualcosa in cambio».
Mi fissò con l’espressione di chi vuol dirti: “Dai, ragazzo, non fare domande stupide. Possibile che tu non sappia come funziona il mondo?”. E commentò: «È una “corruzione” talmente nota… lo sapevano tutti. Uno lo mette sotto forma di riconoscimento…». Quindi, con un sorriso malizioso mi rigirò la domanda: «Perché, lei, quando fa un regalo alla sua fidanzata, non lo fa per ottenere un vantaggio? Magari per farsela piuttosto che non farsela? Poi c’è quell’altro che invece è più ricco, le fa un regalo più bello e la sua fidanzata magari va con quell’altro: è una logica generale».
A svelare l’identità del misterioso destinatario di quei doni fu il presidente del collegio sindacale, Carlo Alberto Belloni.
«I quadri, vuoi sapere dove sono i quadri? Sono in casa di Formigoni. Sono tutti e tre da Formigoni».
«Tutti e tre da Formigoni?».
«Sì, son tutti e tre da Formigoni».
Ottenuta la conferma che cercavo, quel pomeriggio stesso consegnai la registrazione ai carabinieri. In quel file audio c’era, però, anche dell’altro.
«Vuoi che ti dica dov’è finita “Charta Antiqua”, 1.200 euro? – mi chiese Belloni – È finita al Comando Generale dell’Arma. Vuoi che ti faccia vedere la lettera di Gallitelli [l’allora comandante generale dei carabinieri, nda] che ringrazia Ferrovie Nord perché ha esposto quel quadro?».
Scrive il gip a pagina 57 dell’ordinanza: «Sono emersi ulteriori profili di anomalia nella gestione della società che meritano di essere approfonditi. Si consideri a titolo esemplificativo il tema dei “quadri” […] e si rammenti quanto aveva riferito Nocerino […] ai carabinieri [l’11 febbraio 2015: “Sono stati individuati acquisti di quattro quadri (due dipinti da 4.000 euro ciascuno nel 2010, uno da 9.000 euro nel 2011, uno da [1.200] nel 2012), nessuno dei quali è risultato inventariato”]. Basti pensare, sul punto, al dialogo tra Belloni e Franzoso, registrato da quest’ultimo il 27.4.2015 e riassunto nell’annotazione di p.g. del 9.5.2015 in ordine alla circostanza che tali quadri si troverebbero presso l’abitazione del precedente presidente di Regione Lombardia».
Si parla, dunque, di «quattro quadri» riconducibili a Roberto Formigoni: per la precisione, tre sono stati consegnati all’ex governatore, mentre la stampa antica da «1.200 euro» è stata donata al generale Leonardo Gallitelli. Di quest’ultimo, però, non si fa alcun cenno. La cosa deve essere sfuggita sia al pm sia al gip.
***
“Il potere ha tutti i peccati” fu il tema della stagione teatrale 2009/2010 dello Spazio No’Hma onlus, «l’incredibile progetto di teatro no-profit fondato da Teresa Pomodoro che offre cultura gratuita ai milanesi», come scrive il Corriere della Sera l’11 novembre 2011, presentando la seconda rassegna sotto la direzione di Livia Pomodoro (presidente del Tribunale di Milano dal 2007 al 22 febbraio 2015), che prese le redini di quell’iniziativa benefica dopo la morte di sua sorella Teresa. «Divertirò i milanesi con i vizi del potere», dichiarò al quotidiano di via Solferino. «Ogni aspetto del potere, soprattutto i suoi vizi, verrà affrontato con ironia per far divertire il pubblico».
Insomma, mentre in Ferrovie Nord andava in scena il “Paese del Bengodi”, allo Spazio Teatro No’Hma i cittadini si sbellicavano dalle risate con le commedie sull’arroganza del potere. E ciò, anche grazie ai generosi e legittimi contributi elargiti proprio da Ferrovie Nord: nel periodo in cui Livia Pomodoro fu presidente del Tribunale, infatti, la sua onlus ottenne da questa azienda regionale almeno 200.000 euro: «25.000 euro nel 2009», «25.000 euro nel 2010», «30.000 euro nel 2011», «30.000 euro nel 2012», «30.000 euro nel 2013», «30.000 euro nel 2014», «30.000 euro nel 2015»: per pura coincidenza, l’ordine di pagamento di quest’ultima erogazione liberale è datato «9 febbraio 2015», ovvero il giorno in cui fu presentato il report sulle spese folli.
Ogni anno, puntuale, arrivava in azienda la lettera con cui la signora Pomodoro chiedeva «un contributo che ci possa consentire di attuare il programma» teatrale. In quella datata 21 ottobre 2013 si rivolse a Norberto Achille concludendo così: «Sicura dell’accoglimento della richiesta e in attesa di un riscontro che mi auguro positivo, La prego di accogliere i sensi della mia più alta stima e considerazione».
Un’opera meritevole, quella del Teatro Spazio No’Hma. Quanto alle donazioni di Ferrovie Nord, lo ripeto, sono del tutto lecite e non rientrano fra le spese pazze. Tuttavia, penso sia inopportuno che un giudice chieda soldi – seppure per un nobile fine – a imprenditori privati e a manager di imprese pubbliche, che un giorno magari potrebbe trovare di fronte a sé, sul banco degli imputati. Possibilità non così peregrina, come le cronache stanno a dimostrare.
Nel fornirmi chiarimenti in merito ad alcune fatture relative a pranzi al ristorante, Norberto Achille si giustificò così: «C’è la Pomodoro, c’è Grecchi [Giuseppe Grecchi, già presidente della Corte d’Appello di Milano, nda], questo qui del Tribunale… diversi magistrati… i magistrati non pagano per definizione… se lei va fuori con un magistrato è obbligato a pagare». E, ammiccando a me e a Luigi Nocerino, aggiunse: «Quando sarò fuori di qui vi svelerò un segreto. Il pranzo che ho pagato di più di tutti, in due, 550 euro… non vi dico chi è…. Quando son fuori ve lo dico».
Caro presidente, ogni promessa è debito: non vorrà mica lasciarci con la curiosità? Se è d’accordo, potremmo vederci per un caffè. Giuro che stavolta lascio a casa il telefonino.
Giustizia & Impunità
Formigoni, confiscati 4 quadri. Il capitolo del “Disobbediente” sui dipinti regalati dal presidente di Ferrovie Nord
Il legale dell'ex governatore lombardo ha consegnato alla Finanza 4 opere per un valore totale di 70mila euro: tre opere gli erano state regalate dall'allora presidente di Ferrovie Nord Achille. Che li aveva comprati con le carte di credito della società. Pubblichiamo un estratto del libro di Franzoso edito da PaperFirst che aveva già raccontato la storia di queste tele
Quattro quadri antichi, dal valore complessivo di 70mila euro, sono stati sequestrati a Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia. Quella segnalata dal Corriere della Sera, è l’ultima confisca seguita alla condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione nel processo San Raffaele-Maugeri. Il suo legale, Mario Brusa, ha consegnato i quadri alla Guardia di Finanza, dopo gli agenti avevano già eseguito una serie di confische a carico di tutti gli imputati condannati nel processo. Tre delle tele erano state acquistate tra il 2010 e il 2012 da Norberto Achille, allora presidente delle Ferrovie Nord, utilizzando carte di credito dell’ente. Achille, che ha patteggiato due anni di reclusione per le spese pazze, aveva regalato poi i quadri a Formigoni. La quarta tela è invece un dono del 2009 fatto da Giuseppe Grossi, che fu coinvolto nell’inchiesta sull’inquinamento dell’area di Santa Giulia.
Quando – nel corso dell’audit sulle spese pazze – sono saltate fuori tre fatture della “Galleria d’Arte Sacerdoti” relative all’acquisto di quadri – «Dipinto di scuola napoletana XIX secolo “Madre con bimbo”, olio su tela cm. 40×50 – euro 4.000», «Dipinto di scuola lombarda “Natività” secolo XVI, olio su tela 40×50 – euro 4.000», «Dipinto di scuola napoletana secolo XIX soggetto “Figura femminile”, olio su tela, cm. 50×70 – euro 9.000» – i miei colleghi e io non siamo rimasti sorpresi: voci di corridoio parlavano di «regali per Formigoni».
Qualcuno della contabilità me lo confermò, avvertendomi: «Io non ti ho detto niente. Se la cosa salta fuori, io nego tutto: non intendo finire nei casini».
Dato che nessuno voleva esporsi, decisi di agire da solo. Dopo aver attivato sul mio smartphone la funzione del registratore, andai a chiederlo direttamente al presidente Norberto Achille. «Presidente, si vocifera si tratti di regali a…».
«Non farmi dire cose… eh! – mi interruppe, mettendo subito le mani avanti – Io so che sono andati alla Regione… non so a chi… suppongo…» aggiunse, puntando l’indice verso l’alto.
Poi cambiò discorso, descrivendomi i quadri appesi alle pareti dell’ufficio. «Quelli là li ho fatti incorniciare io coi miei soldi – tenne a rimarcare con un risolino – Li ho fatti fare dalla signora ***, la segretaria di monsignor ***, quando era qui, all’inizio».
Lo lasciai parlare, ma poi tornai a bomba alla mia domanda: «Vorrei capire se quei doni sono stati fatti per un secondo fine, per ottenere qualcosa in cambio».
Mi fissò con l’espressione di chi vuol dirti: “Dai, ragazzo, non fare domande stupide. Possibile che tu non sappia come funziona il mondo?”. E commentò: «È una “corruzione” talmente nota… lo sapevano tutti. Uno lo mette sotto forma di riconoscimento…». Quindi, con un sorriso malizioso mi rigirò la domanda: «Perché, lei, quando fa un regalo alla sua fidanzata, non lo fa per ottenere un vantaggio? Magari per farsela piuttosto che non farsela? Poi c’è quell’altro che invece è più ricco, le fa un regalo più bello e la sua fidanzata magari va con quell’altro: è una logica generale».
A svelare l’identità del misterioso destinatario di quei doni fu il presidente del collegio sindacale, Carlo Alberto Belloni.
«I quadri, vuoi sapere dove sono i quadri? Sono in casa di Formigoni. Sono tutti e tre da Formigoni».
«Tutti e tre da Formigoni?».
«Sì, son tutti e tre da Formigoni».
Ottenuta la conferma che cercavo, quel pomeriggio stesso consegnai la registrazione ai carabinieri. In quel file audio c’era, però, anche dell’altro.
«Vuoi che ti dica dov’è finita “Charta Antiqua”, 1.200 euro? – mi chiese Belloni – È finita al Comando Generale dell’Arma. Vuoi che ti faccia vedere la lettera di Gallitelli [l’allora comandante generale dei carabinieri, nda] che ringrazia Ferrovie Nord perché ha esposto quel quadro?».
Scrive il gip a pagina 57 dell’ordinanza: «Sono emersi ulteriori profili di anomalia nella gestione della società che meritano di essere approfonditi. Si consideri a titolo esemplificativo il tema dei “quadri” […] e si rammenti quanto aveva riferito Nocerino […] ai carabinieri [l’11 febbraio 2015: “Sono stati individuati acquisti di quattro quadri (due dipinti da 4.000 euro ciascuno nel 2010, uno da 9.000 euro nel 2011, uno da [1.200] nel 2012), nessuno dei quali è risultato inventariato”]. Basti pensare, sul punto, al dialogo tra Belloni e Franzoso, registrato da quest’ultimo il 27.4.2015 e riassunto nell’annotazione di p.g. del 9.5.2015 in ordine alla circostanza che tali quadri si troverebbero presso l’abitazione del precedente presidente di Regione Lombardia».
Si parla, dunque, di «quattro quadri» riconducibili a Roberto Formigoni: per la precisione, tre sono stati consegnati all’ex governatore, mentre la stampa antica da «1.200 euro» è stata donata al generale Leonardo Gallitelli. Di quest’ultimo, però, non si fa alcun cenno. La cosa deve essere sfuggita sia al pm sia al gip.
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“Il potere ha tutti i peccati” fu il tema della stagione teatrale 2009/2010 dello Spazio No’Hma onlus, «l’incredibile progetto di teatro no-profit fondato da Teresa Pomodoro che offre cultura gratuita ai milanesi», come scrive il Corriere della Sera l’11 novembre 2011, presentando la seconda rassegna sotto la direzione di Livia Pomodoro (presidente del Tribunale di Milano dal 2007 al 22 febbraio 2015), che prese le redini di quell’iniziativa benefica dopo la morte di sua sorella Teresa. «Divertirò i milanesi con i vizi del potere», dichiarò al quotidiano di via Solferino. «Ogni aspetto del potere, soprattutto i suoi vizi, verrà affrontato con ironia per far divertire il pubblico».
Insomma, mentre in Ferrovie Nord andava in scena il “Paese del Bengodi”, allo Spazio Teatro No’Hma i cittadini si sbellicavano dalle risate con le commedie sull’arroganza del potere. E ciò, anche grazie ai generosi e legittimi contributi elargiti proprio da Ferrovie Nord: nel periodo in cui Livia Pomodoro fu presidente del Tribunale, infatti, la sua onlus ottenne da questa azienda regionale almeno 200.000 euro: «25.000 euro nel 2009», «25.000 euro nel 2010», «30.000 euro nel 2011», «30.000 euro nel 2012», «30.000 euro nel 2013», «30.000 euro nel 2014», «30.000 euro nel 2015»: per pura coincidenza, l’ordine di pagamento di quest’ultima erogazione liberale è datato «9 febbraio 2015», ovvero il giorno in cui fu presentato il report sulle spese folli.
Ogni anno, puntuale, arrivava in azienda la lettera con cui la signora Pomodoro chiedeva «un contributo che ci possa consentire di attuare il programma» teatrale. In quella datata 21 ottobre 2013 si rivolse a Norberto Achille concludendo così: «Sicura dell’accoglimento della richiesta e in attesa di un riscontro che mi auguro positivo, La prego di accogliere i sensi della mia più alta stima e considerazione».
Un’opera meritevole, quella del Teatro Spazio No’Hma. Quanto alle donazioni di Ferrovie Nord, lo ripeto, sono del tutto lecite e non rientrano fra le spese pazze. Tuttavia, penso sia inopportuno che un giudice chieda soldi – seppure per un nobile fine – a imprenditori privati e a manager di imprese pubbliche, che un giorno magari potrebbe trovare di fronte a sé, sul banco degli imputati. Possibilità non così peregrina, come le cronache stanno a dimostrare.
Nel fornirmi chiarimenti in merito ad alcune fatture relative a pranzi al ristorante, Norberto Achille si giustificò così: «C’è la Pomodoro, c’è Grecchi [Giuseppe Grecchi, già presidente della Corte d’Appello di Milano, nda], questo qui del Tribunale… diversi magistrati… i magistrati non pagano per definizione… se lei va fuori con un magistrato è obbligato a pagare». E, ammiccando a me e a Luigi Nocerino, aggiunse: «Quando sarò fuori di qui vi svelerò un segreto. Il pranzo che ho pagato di più di tutti, in due, 550 euro… non vi dico chi è…. Quando son fuori ve lo dico».
Caro presidente, ogni promessa è debito: non vorrà mica lasciarci con la curiosità? Se è d’accordo, potremmo vederci per un caffè. Giuro che stavolta lascio a casa il telefonino.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.