Lezione d’arabo a scuola e scoppia la polemica. Accade a Cernusco sul Naviglio dove in una classe seconda elementare dell’istituto comprensivo “Rita Levi Montalcini” nei giorni scorsi si è tenuto un incontro interculturale di quattro ore pagato dall’amministrazione comunale. A prendersela con la scuola è la consigliera comunale della Lega, Paola Malcangio, che sul suo blog ha tuonato contro l’iniziativa: “A Cernusco si fanno lezioni di arabo ad alunni italiani con i soldi pubblici destinati a insegnare l’italiano agli stranieri”.

Secondo la consigliera, “la scuola aveva a disposizione soldi pubblici del Distretto (per più Comuni, quindi) destinati esclusivamente all’apprendimento della lingua italiana per alunni stranieri appena arrivati e a progetti di mediazione per alunni con marcate difficoltà di comprensione. Non essendoci un caso rientrante in queste fattispecie, per non perdere la possibilità di fruire di risorse, è stata costruita un’iniziativa di inclusione al contrario, ossia far apprendere le prime parole di arabo a bambini italiani. Colti di sorpresa dalle domande dei genitori e dalle mie perplessità riprese dalla stampa, si è cercato di ‘trasformare’ l’iniziativa in tutti i modi. Prima integrazione, poi mediazione linguistica, poi mediazione culturale fino ad arrivare a iniziativa interculturale, quindi, in ogni caso, non finanziabile dal Distretto”.

A buttare acqua sul fuoco e a spiegare il senso dell’iniziativa ci pensa il dirigente scolastico, Nicola Emilio Ferrara: “Si è trattato di due belle lezioni della durata di quattro ore dedicate alla mediazione culturale. In modo particolare ci si è focalizzati sulla cultura, sulla civiltà egiziana e la lingua araba. In classe c’è una bambina egiziana e si è voluto promuovere un avvicinamento tra le culture attivando un servizio comunale. È venuta a scuola una mediatrice culturale gratuitamente. Abbiamo rilevato il bisogno formativo di questi bambini di avvicinarsi ad altre culture e l’abbiamo tradotto in buone pratiche. L’iniziativa è stata presentata preventivamente alle famiglie che hanno espresso tutte, a parte una, apprezzamento per l’iniziativa. L’unica critica sollevata è stata quella di un padre che avrebbe preferito che quest’iniziativa fosse stata volta in orario extrascolastico. Non si è trattato di lezioni d’arabo ma di un momento di socializzazione”.

Il preside ammette che i bambini hanno imparato a scrivere il loro nome in arabo e poco più ma “non è mia intenzione islamizzare la scuola come qualcuno ha detto”. Ferrara prende le distanze dalla polemica: “Noi crediamo nei valori dell’inclusione, dell’ascolto, del dialogo. Questi sono i principi sui quali la scuola repubblicana si fonda. Sono molto contento di questa iniziativa. Le polemiche che sono nate sono del tutto di natura politica e sono state sollevate per avere visibilità mediatica. Ognuno faccia il suo lavoro, ma si rispetti l’autonomia della scuola. I politici facciano il loro mestiere ma non sulla pelle dei bambini”.

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