Sono passati esattamente cinque anni dal giorno che ha cambiato la vita di Natalia Ponce De León. Era andata a trovare sua madre, nella periferia della capitale della Colombia, Bogotà, quando un uomo ha bussato alla porta di casa dicendo di essere Bernardo, il suo ex-fidanzato. In realtà si trattava di Jonathan Vega, uno sconosciuto con un passato segnato dalla violenza familiare e dall’abuso di droga fin dall’adolescenza, che dopo averla intravista a una festa ne era rimasto ossessionato. Natalia aveva 34 anni ed era appena da poco tornata in Colombia, dopo aver lavorato a Londra.

Appena il tempo di aprire la porta di casa per rendersi conto che quell’uomo non era Bernardo, Natalia è stata colpita da un liquido che sembrava acqua. Era un litro di acido solforico che le ha corroso il viso, parte del collo, le braccia, l’addome e una gamba. Cinque anni fa la Colombia era il paese con il numero di aggressioni con sostanze chimiche più alto al mondo, con 100 denunce all’anno e molti altri casi nascosti tra le pareti domestiche. Il tema era pressoché sconosciuto all’opinione pubblica e il personale medico era poco preparato per la cura delle sopravvissute, che vedevano aggravarsi le loro condizioni una volta ricoverate negli ospedali. Dopo l’aggressione, Natalia ha dovuto aspettare di essere medicata per quattro lunghissime ore nell’ospedale cittadino, avvolta nelle garze con vaselina. Un tormento che ha fatto penetrare l’acido negli strati profondi di tre quarti della sua pelle e nei suoi organi.

“L’aggressione una morte in vita. Perdi la tua identità quando vedi allo specchio che il tuo viso è stato cancellato”, racconta Natalia a ilfattoquotidiano.it, che adesso ha quasi 39 anni, da compiere quest’estate. “L’assalitore vuole lasciarti un segno che non potrai mai dimenticare. Ogni volta che ti guarderai penserai a lui per il resto della vita”. Dopo l’aggressione ha trascorso un mese e mezzo in ospedale, con varie complicazioni che più di una volta l’hanno portata quasi alla morte. Sono serviti 36 interventi chirurgici per ricostruire la pelle del viso, che grazie a tecniche come l’impianto di cellule staminali, adesso ha ripreso parte dei tratti originari. Natalia è riuscita a rinascere, con le cure mediche e psicologiche che ha portato avanti con costanza e forza d’animo. “Non ho capito perché è successo a me però ho scoperto la mia missione: ho deciso di dedicare la vita all’attivismo per i diritti delle persone sopravvissute alle aggressioni con sostanze chimiche per essere la loro voce. Molte di loro hanno perso la vista e sono state rifiutate dai loro familiari, addirittura dai loro figli, come se fossero colpevoli della loro condizione”.

Un impegno instancabile che ha cambiato la società. Tre anni fa è stata approvata la legge 1773/2016 che porta il suo nome e per la prima volta riconosce l’aggressione con sostanze chimiche come un delitto a parte, non più come una semplice lesione. Aumentano le pene, fino a 40 anni di carcere per gli aggressori e fino a 12 anni per coloro che vendono illegalmente queste sostanze chimiche. Una legge che è entrata in vigore poco dopo la condanna del suo aggressore. Jonathan Vega è recluso nel carcere di massima sicurezza più grande di Bogotà, La Picota, dove sta scontando 21 anni di carcere, tra gli ex-guerriglieri delle FARC ed i narcotrafficanti. “In Colombia è stata la prima volta che una persona è stata condannata a una pena così dura per questo delitto”, racconta Natalia, “Non provo odio o rancore per il mio aggressore: il perdono e l’amor proprio mi hanno fatta rinascere, come un’araba fenice“.

L’uccello mitologico che risorge dalle proprie ceneri è il simbolo della Fondazione Natalia Ponce de León, che ha creato l’anno dopo l’aggressione per promuovere l’uguaglianza di genere e assistere le sopravvissute: un aiuto per ottenere le cure mediche gratuite statali e un sostegno durante il recupero fisico, psicologico e la successiva reinserimento nel mondo del lavoro. “Ho conosciuto donne che sono rimaste nascoste per più di un decennio dopo un’aggressione con sostanze chimiche, imprigionate nella loro casa”, racconta l’attivista. “Le donne sono le principali vittime, per mano di compagni, ex-mariti, parliamo di violenza di genere. C’è anche qualche sporadico caso di uomo aggredito con acido, normalmente durante le rapine”. Una rete di appoggio che valica i confini della Colombia, arrivando anche in Italia. Natalia Ponce De León è entrata in contatto con Gessica Notaro, l’ex miss riminese parzialmente sfigurata da un’aggressione compiuta dal suo ex-fidanzato Edson Tavares, anche lei in prima linea nella lotta contro la violenza sulle donne.

Il riconoscimento internazionale è arrivato con il prestigioso Premio Internazionale delle Donne Coraggiose, consegnato a Natalia Ponce de León dal Dipartimento di Stato Americano, per rendere omaggio al suo impegno concreto contro la violenza di genere. Secondo dati del Sistema di salute colombiano i casi denunciati sono diminuiti da 100 a 53 casi, dall’anno 2011 al 2017. Adesso, la capitale mondiale delle aggressioni con sostanze chimiche è diventata Londra, con più di 2000 casi registrati negli ultimi tre anni dalla polizia.

“In Colombia, le statistiche ci mostrano un’inversione di tendenza, anche se non tengono conto delle aggressioni con sostanze chimiche non denunciate. Continuiamo a lavorare per propiziare l’uguaglianza di genere e facilitare l’accesso alle cure mediche: il mio sogno è che si possa costruire un centro di recupero integrale nella città di Bogotà, che adesso già ospita l’unità medica più grande dell’America Latina per le cure degli ustionati”, conclude Natalia, “La vita rinasce, mille e mille volte per ogni persona, ogni giorno, non dobbiamo mai dimenticarlo”.

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