Sta per terminare la settimana plastic free, cioè la sfida lanciata da Zero Waste per vivere una settimana senza imballaggi in plastica. Follia? La plastica si biodegrada dai cento ai mille anni, se viene bruciata rilascia sostanze tossiche e cancerogene. Usarla per pochi minuti è il vero atto di follia. Ma tanto la plastica si ricicla, diranno alcuni. Ebbene non è così: anche ammettendo che non venga dispersa nell’ambiente, il tasso di riciclaggio effettivo della plastica (in Emilia Romagna) è del 22%. Tutto il resto finisce in discarica o nell’inceneritore. Inoltre, il recente bando cinese alle importazioni di rifiuti plastici farà sì che, dal 2030, 111 milioni di tonnellate di essi dovranno essere ridistribuiti a livello globale. L’unica soluzione è ridurre. Ma come, in pratica?
Noi da ormai quattro anni viviamo (quasi) senza plastica usa e getta, con quattro bambini: in media abbiamo prodotto poco meno di 2 kg di indifferenziata pro capite l’anno, 1,5 kg di plastica. In media gli italiani producono 73 kg di rifiuti plastici a testa e più del doppio di indifferenziata. Ma come abbiamo fatto?
1. A casa mia, si beve acqua di rubinetto. È buona, controllata (più dell’acqua minerale), ecologica, a km zero. Per uscire, basta riempire una borraccia in acciaio, che dura una vita. Un’alternativa, a chi proprio non vuole saperne dell’acqua del sindaco, è l’acqua minerale nelle bottiglie di vetro (vuoto a rendere), oppure l’acqua “filtrata” dalle casette dell’acqua. Ma noi, che tra l’altro non abbiamo nemmeno l’auto, preferiamo semplificarci la vita.
2. Non ci portiamo a casa gli imballaggi. Evitiamo il supermercato, regno dell’imballaggio: compriamo quasi tutto sfuso, nei piccoli negozi di quartiere, oppure tramite Gas (gruppi di acquisto solidali): cereali, pasta, legumi, pasta e farina locali, zucchero e cacao del commercio equo, e tanto altro che ci arriva direttamente dal produttore in sacchi grandi (5, 10 o 25 kg) che poi smistiamo tra famiglie con bilancia e paletta. I sacchi li riusiamo o li restituiamo al produttore. Ed è anche un’occasione di condivisione tra famiglie.
3. Autoproduciamo quello che possiamo, quando possiamo: marmellata, pane, biscotti, dentifricio, detersivi. E’ utile, divertente, economico, e a conti fatti fa guadagnare tempo, soldi… e imballaggi. Per fare tante cose diverse servono pochi ingredienti fondamentali che si possono acquistare in sacchi grandi, direttamente dal produttore, o in negozi che vendono sfuso (acido citrico, percarbonato e bicarbonato per i detersivi, argilla bianca per il dentifricio). Le ricette nel mio libro Impatto Zero, Vademecum per famiglie a rifiuti zero.
4. Compriamo frutta e verdura biologica locale e di stagione al mercato, portandoci le sporte o le cassette, restituendo sempre i contenitori in plastica (come quello delle fragole) o gli elastici la volta successiva. Il tutto senz’auto e con un bellissimo carretto traino, attaccato alla bici… per una spesa plastic free e car free!
5. Facciamo vuoto a rendere, di miele e altri prodotti. In Italia purtroppo questa pratica fa fatica a prendere piede, per assurdi vincoli burocratici e igienici. Serve una legge che chiarisca ogni dubbio e renda obbligatoria questa pratica, un po’ come all’estero!
6. Per la merenda a scuola dei bambini, evitiamo di comprare merendine confezionate, in modo da abituarli a sapori più semplici e genuini e ridurre i rifiuti: frutta fresca, fette di torta fatta in casa, panini con marmellata o olio, frutta secca. Per confezionare un panino o una fetta di torta, sono molto utili gli astucci porta merenda, in plastica rigida o in latta. Evitiamo anche i succhi di frutta: le cannucce sono uno dei rifiuti più diffuso nei mari!
7. Per i picnic o per le feste di compleanno usiamo piatti, bicchieri, posate e caraffa di plastica dura, lavabile, colorata e atossica. Visto che non facciamo feste tutti i giorni, abbiamo messo in circolo questo kit, che è stato ribattezzato come la “stoviglioteca”. Un’idea bellissima che ha contaminato tante altre città, e ora le stoviglioteche nascono come funghi!
8. Infine, usiamo pannolini lavabili per la più piccolina, gli stessi usati per tutti i fratellini con un enorme vantaggio economico e ambientale (e di salute per la loro pelle!). Quando non riusciamo a usare i lavabili, ad esempio in treno o emergenze, ci sono gli usa e getta compostabili. Stesso discorso per gli assorbenti lavabili, che uso con assoluta comodità. Molte mie amiche preferiscono coppette mestruali, ugualmente comode, ecologiche ed economiche.
Insomma, vivere plastic (quasi) free è divertente… e possibile! Provare per credere.