La donna, di origine rumena, dovrà rispondere di sfruttamento della prostituzione minorile. Tra gli altri quattro finiti in manette, un uomo di 90 anni. Dalle indagini emerge un quadro di profondo degrado, dove la bimba aveva rapporti sessuali con operai e braccianti. Gli inquirenti: "Tutti sapevano e nessuno parlava"
Faceva prostituire sua figlia di 13 anni in cambio di soldi, vino, birra, sigarette o una casa in cui dormire. Per questo la madre, di origine rumena, è stata arrestata a Ragusa con l’accusa di sfruttamento della prostituzione minorile. Insieme a lei sono finiti in manette quattro clienti, due italiani e due marocchini, che dovranno rispondere di atti sessuali con minore e violenza sessuale. Tra loro c’è anche un uomo di 90 anni. La bambina è stata affidata ad un centro specializzato.
La storia è emersa a marzo durante alcuni controlli della polizia sullo sfruttamento lavorativo e il caporalato. Gli agenti hanno notato nella ragazzina atteggiamenti strani, inusuali per una giovane della sua età. Hanno iniziato a indagare sulla famiglia scoprendo che la piccola aveva spesso rapporti sessuali con uomini anche molto più grandi di lei. A gestire tutto era la madre, che guadagnava un profitto dalla prostituzione della figlia.
I fatti avvenivano nelle campagne di Acate, dove ci sono centinaia di ettari di coltivazioni in serra. Ed è proprio dentro le serre che spesso la 13enne veniva venduta a italiani oppure a braccianti agricoli nordafricani o rumeni. Quando non era costretta a prostituirsi, anche lei doveva lavorare nei campi. Attraverso intercettazioni telefoniche della bambina e della madre, gli investigatori hanno scoperto che i clienti davano dai 30 ai 90 anni. Uno degli uomini, di 61 anni “pretendeva di avere l’esclusiva in quanto aveva dato in uso la sua casa al mare a lei ed alla madre”.
I primi rapporti sessuali sono avvenuti all’interno di un casolare abbandonato a pochi metri dal mare, tra una serra e l’altra. Per terra una rete e un materasso sporco e a fianco un lenzuolo, sottile, che separava le violenze dagli occhi degli altri operai che, finito il lavoro in campagna, aspettavano di potersi appartare. “Tutti sapevano e nessuno parlava”, dicono gli inquirenti. “Tutti sapevano che la piccola andava con i colleghi di lavoro ed invece di denunciare anche anonimamente si giravano dall’altra parte o peggio la cercavano per avere anche loro rapporti sessuali”.
La ragazzina veniva portata dalla madre anche da un anziano dove faceva la cameriera per poter avere dei generi di prima necessità o anche per fare una doccia. L’uomo portava la bambina in camera per chiederle di avere rapporti. Le due donne spesso avevano dormito in case abbandonate. Tutti quelli che hanno consumato rapporti sessuali con la minore risponderanno del reato di violenza sessuale anche se non hanno obbligato fisicamente la piccola.
“La bambina è stata talmente tanto adultizzata da credere di poter avere rapporti sessuali con maggiorenni tanto che nelle ultime settimane aveva intessuto una relazione sentimentale con un marocchino di 30 anni”, spiegano gli investigatori. “Nel raccontare quanto accadutole non faceva trasparire alcun segno di rabbia nei confronti della madre, questo perché chi doveva proteggerla ha fatto il contrario facendole vivere una vita non sua, una vita che per un’adulta è già atroce. La piccola non si è resa conto perché non ha mai conosciuto la differenza, ovvero la vita che merita una bambina della sua età”. Dalle intercettazioni è emerso che gli uomini, appena scoperto che la ragazzina era stata portata via dalla polizia, hanno iniziato a pianificare una fuga.