Uno striscione di 108 metri quadri con una vignetta sui due vicepremier bloccato dalla Digos che diventa un caso. I manifestanti, a Roma nel giorno del corteo unitario di Cgil, Cisl e Uil per rivendicare il rinnovo dei contratti, volevano esporlo al Pincio, ma la polizia ha deciso di stopparlo. A fare chiarezza è la Questura di Roma, che ha specificato come la decisione degli agenti fosse motivata dal decoro e non dalla censura. E gli stessi Di Maio e Salvini intervengono per smorzare la tensione. Il capo politico dei 5 Stelle, in un post su Facebook, rilancia la foto dello striscione rassicurando che non si sarebbe “mai sognato di chiedere la rimozione” del manifesto, mentre il leader della Lega precisa: “Mi occupo di lotta alla mafia, alla camorra, alla droga, ai trafficanti di esseri umani e non faccio guerre agli striscioni. Infatti ce ne sono ovunque e di ogni tipo. Ho dato indicazioni, già nelle scorse settimane, di non intervenire. Rispetto ovviamente la scelta della Questura di Roma cosi come rispetto le forze dell’ordine che proteggono gli italiani dalla mattina alla sera”. Tanti gli esponenti del Pd intervenuti sui social per commentare l’episodio e da Bologna il segretario del Pd Nicola Zingaretti, pur sottolineando che l’episodio sia da verificare, ha detto : “Se fosse vero che si è impedito nel corso di una manifestazione sindacale di aprire uno striscione per motivi di carattere politico, di espressione di critica – ha ribadito – sarebbe un fatto di una gravità inaudita. Sicuramente – ha concluso – faremo interrogazioni perché si comprenda cos’è accaduto e si agisca di conseguenza”.
La vignetta sullo striscione – “Volevamo mettere lo striscione al Pincio questa mattina ma ci hanno bloccato perché troppo grande. Abbiamo poi provato a metterlo per strada ma è intervenuta la Digos, dicendo che visto che questo striscione era contro i due vicepremier non poteva essere aperto”, avevano detto i manifestanti della Uil, rimasto arrotolato davanti allo stand del sindacato in piazza del Popolo dopo l’intervento degli agenti. Un lenzuolo di oltre cento metri quadri di superficie che riportava un dialogo in dialetto romano tra i due vicepremier: “Mattè – dice Di Maio a Salvini – dicono che mettese contro il sindacato porta male”, “Sì Gigino, lo so, infatti mi sto a portà avanti col lavoro”, risponde Matteo Salvini mentre si fa un selfie con la maglia blu delle Uil Fpl. Poco dopo l’alt degli agenti era intervenuto anche il segretario generale della Uil Fpl (Federazioni Poteri Locali) Michelangelo Librandi, che aveva parlato di striscione “ironico”. “Lo abbiamo portato qui a piazza del Popolo, al gazebo dell Uil, e addirittura mi dicono che ci sono delle persone della Digos che ci piantonano perché non lo dobbiamo aprire – aveva detto -. Non mi sembra che ci sia nulla di offensivo. Nello striscione abbiamo ripreso una frase che dice spesso Barbagallo: ‘mettersi contro il sindacato porta sfortuna’”.
La Questura: “Decoro pubblico, nessuna censura” – Dalla Questura fanno sapere che non è stata fatta alcuna valutazione sul contenuto. Al contrario “si è ritenuto che lo striscione fosse lesivo del decoro paesaggistico, così come previsto dall’art.49 del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio, dove si vieta il collocamento o l’affissione di cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli edifici e nelle aree tutelate come Beni Culturali”. Ad intervenire prosegue la questura, è stato personale impiegato nel servizio di ordine pubblico, predisposto in occasione della manifestazione in favore del rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti pubblici. Lo striscione era stato esposto, in particolare, su una parete in via Adamo Mickiewicz, un’area tutelata nei pressi del Pincio. In questi casi, ricorda la Questura, è “prevista, inoltre una comunicazione preventiva ai competenti uffici del Comune nel caso in cui si voglia procedere a tali esposizioni che, nella circostanza, non è stata effettuata, così come confermato dagli uffici capitolini. Lo striscione è stato poi ripiegato autonomamente dai manifestanti e lasciato nella loro libera disponibilità. Giova precisare che già in precedenti ed analoghe situazioni non è stata consentita l’esposizione di manifesti e di striscioni nel medesimo posto. Pertanto è evidente come non si sia trattato di alcun atto di censura, come erroneamente da alcuni denunciato”.