Immaginate di poter ascoltare gli alberi. Di poter sentire la loro “voce” tradotta in suoni e di poter ricevere da loro dei “whatsapp” a tutte le ore per sapere se hanno abbastanza luce o acqua. Capire, insomma, in poco tempo se sono sotto stress o se, invece, sono in forma. È l’obiettivo del progetto Trace (acronimo di TRee monitoring to support climate Adaptation and mitigation through PEFC Certification), messo in piedi da Antonio Brunori, segretario generale del Pefc Italia, e dal CMCC (Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), iniziato su una trentina di alberi in Umbria, a ottobre 2018. Una ricerca che, in occasione del KIDSBIT, il Festival europeo sulla creatività digitale che si svolgerà a Perugia l’8 e il 9 giugno, il “dottore degli alberi”, Brunori, trasformerà in uno spettacolo di suoni e colori, rivolto a bambini e ragazzi, ma, dice lui “anche ai genitori”, visto che sono proprio gli adulti di oggi “responsabili di ciò che sta accadendo”.
“Un giorno i miei due figli mi hanno chiesto ‘papà che ti dicono gli alberi?’ – racconta il dottore forestale a ilfattoquotidiano.it – Così ho iniziato a trasformare le informazioni ecofisiologiche che ci mandavano, come la luce necessaria alla fotosintesi o il ritmo di crescita del tronco, in suoni”. La volontà è quella di far capire alle future generazioni l’importanza di un bosco ben gestito, ascoltato, preparato ai cambiamenti climatici che inevitabilmente dovrà affrontare, ed aiutato ad adattarsi. “Faremo sentire la loro ‘voce’ in condizioni ordinarie, e poi in condizioni stressanti, come in questi giorni – continua Brunori – Non parleremo in termini di neurobiologia vegetale, ma in termini di sensazioni. Si percepisce il loro malessere”. Anche il pubblico ovviamente è importante. “I giovani sanno che tutto ciò che succede intorno a noi dipende da noi e che non c’è più tempo. Chiederò loro scusa per il mondo che stiamo lasciando in eredità”. La conferenza inizierà proprio con un’immagine di Greta Thunberg, la sedicenne attivista svedese che da mesi gira il mondo per sensibilizzare sul rischio dei cambiamenti climatici, e Papa Francesco, che ha deciso di incontrarla ed ascoltarla. “Chiederò ‘chi manca?’. Manca la mia generazione, quella intermedia”, prosegue Brunori, sottolineando la forza espressiva di quell’immagine. “Nello scatto ci troviamo tra due grandi pilastri, quello della morale cattolica, e quello dei giovani che ci stanno dicendo ‘ehi adulti, la nostra casa va in fiamme, io voglio avere lo stesso futuro che hai avuto tu’ – spiega il “dottore degli alberi” – Il mio ruolo è quello di stare nel mezzo. Di tirare un filo tra queste due parti, scienza ed emozioni. Di far ascoltare quello che l’occhio non riesce a vedere perché, come diceva Goethe, non conosce”. Un esempio? Il taglio degli alberi. “Il 90% delle persone dice di non tagliare gli alberi perché distruggi la natura, ma non è vero – spiega ancora il dottore – Con il taglio tu rendi un ambiente fotosintatticamente attivo. Mentre oggi in Italia non si taglia più, ed ecco che si sviluppano le problematiche degli incendi e delle frane, legati agli alberi vecchi e all’aumento delle biomasse”.
Far ascoltare la voce degli alberi, però, non sarebbe possibile senza il lavoro di ricerca che Antonio sta portando avanti nel bosco di Piegaro, in provincia di Perugia, il primo progetto in campo in Italia. La “foresta 4.0”, come la chiama Antonio, funziona grazie a dei sensori, i tree talker, collegati a una trentina di piante che mandano segnali al Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici. Le informazioni hanno un flusso continuo che viene automaticamente mandato in rete, in un sistema, spiega Brunori, che collega tutti i 400 alberi in giro per il mondo in cui è stato installato un tree talker. “Per ora siamo ai primi sei mesi di esperimento – spiega il dottore forestale a ilfattoquotidiano.it – Abbiamo iniziato il giorno di San Francesco, in suo onore, e finora abbiamo visto che questa stagione vegetativa è più lunga della media di almeno due settimane. Un problema soprattutto per le latifoglie che così allungano i tempi di caduta, iniziano prima la stagione e hanno meno tempo di dormienza”. Sono le differenze climatiche, come l’abbassamento repentino delle temperatura, a provocare una reazione anomala delle piante che, spiega Brunori, “fanno meno fotosintesi e diventano più ricettive alle malattie”. In poche parole, sono “continuamente sotto stress”. “L’ambiente è continuamente danneggiato da inquinamento, variazione di temperatura – conclude Brunori – E gli alberi non sono come gli animali, non possono migrare. Sono radicati. Per questo capiamo gli estremi climatici in cui vengono coinvolti, come l’aumento di anidride carbonica, o le tempeste di vento che hanno distrutto, solo lo scorso ottobre, molte foreste dell’arco alpino. Per questo siamo noi a dover aiutare gli alberi ad adattarsi al cambiamento”
Al KIDSBIT però non ci sarà solo Antonio Brunori. Saranno tante le installazioni artistiche interattive, gli spettacoli e i laboratori creativi a cui giovani e meno giovani potranno partecipare. Sarà possibile far sbocciare dei fiori digitali grazie all’artista canadese Maotik, ma anche prendersi cura di una foresta intera, grazie alla realtà virtuale del tedesco Benjamin Rabe. E poi ancora Carlo Alberto Brunori dell’INGV con il suo “There is no planet B” parlerà del fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai e delle sue gravi ripercussioni sull’ambiente creando una performance che coinvolgerà direttamente gli spettatori. Infine sarà lanciata una campagna di crowdfunding: ogni euro donato si trasformerà in un nuovo albero che crescerà nel vivaio della scuola elementare di Usambara, in Tanzania.