Tra i gattolici illustri Maometto (nessun refuso), Leonardo da Vinci, Churchill e Baudelaire: il nuovo libro del giornalista della Stampa è una lunga lettera d’amore alle tigri da salotto. Con guida pratica alla convivenza
Tra le tante categorie in cui si può dividere l’umanità – mare vs montagna, dolce vs salata, mattinieri vs animali notturni – il derby più agguerrito è tra amanti dei cani e amanti dei gatti. Lettura imprescindibile per questi ultimi è Gattolico praticante, Esercizi di devozione felina (ed. Garzanti, 128 pagine) di Alberto Mattioli, giornalista, scrittore e genitore adottivo della micia Isolde. Lettura consigliatissima anche ai primi, ai cane-muniti, non fosse altro che per la penna brillante di Mattioli, che fa un elogio del gatto colto e raffinato, a uso e consumo dei loro padroni. Pardon, coinquilini.
Ci sono molte buone ragioni per prendere un gatto, almeno cinquanta, secondo l’autore. No, non è vero che si affezionano alla casa e no, non torneranno solo per mangiare. Una pausa-gatto, consiglia Mattioli, è un toccasana per tutti, ma ancor di più per i politici, che dalla razza felina potrebbero imparare due o tre cose. Virtù politiche feline sono l’assoluta indipendenza, il pragmatismo e la strategia, la totale assenza di sentimentalismi e una certa dose di cinismo – ci perdoneranno classicisti e gattofili per il bisticcio etimologico, visto che la parola “cinico” viene dal greco kyon, cane. Non a caso, tra le fila dei gattolici ferventi ci sono anche Churchill, Lincoln e Roosvelt. Fu gattolico (con la g) il profeta Maometto, ma anche una nutrita schiera di Papi, vescovi, cardinali, non ultimo Richelieu. Credenti e praticanti anche Leonardo da Vinci, il poeta Baudelaire e la scrittrice francese Colette.
Seguendo l’oscillante movimento di coda, Mattioli porta il lettore da Venezia a Gerusalemme, nei cimiteri di Parigi e tra le rovine romane, con “i gattoni stravaccati sui capitelli”. Il gatto ha attraversato a passo felpato millenni di storia, dagli egizi all’Annunciazione di Lorenzo Lotto. E ben prima del musical Cats, già c’era stato un duetto miagolato, firmato da Rossini. Se è vero poi che i gatti conquisteranno il mondo, come recita il titolo di una popolare pagina Facebook, tanto vale cominciare da quello virtuale: tra meme, gif e video, i gattini sono l’acchiappa-like per eccellenza, la summa etica ed estetica dei social network.
Al gatto, conclude Mattioli, bisogna quindi approcciarsi con la devozione del fedele o dell’amante non corrisposto: senza pretendere spiegazioni o segni di affetto, ma attendendo il momento in cui si lascerà accarezzare. C’è un motivo ben preciso se il micio riduce a brandelli tende e cuscini, solo che non si prende la briga di spiegarvelo. E pazienza se verrete svegliati alle quattro del mattino a colpi di zampina, o se la piccola tigre deciderà di vomitare sul tappeto il giorno in cui aspettate ospiti. Parafrasando Pascal, il gatto ha delle ragioni che l’umano non conosce.