Dopo la bocciatura di sabato, oggi arriva la chiusura definitiva: “Non è una questione principale che andremo a trattare a livello di governo“. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, a margine del G20 di Fukuoka, chiarisce la sua posizione sui minibot, i Buoni del Tesoro di piccolo taglio proposti dalla Lega per saldare i debiti arretrati della pubblica amministrazione. Al titolare del Mef resta però una domanda a cui rispondere: quale altra soluzione troverà? Perché i due vicepremier ieri lo hanno detto esplicitamente: i pagamenti dei debiti dello Stato nei confronti delle imprese sono una priorità e un’urgenza. “Il Mef dice che sono inutili e che è sufficiente pagare le imprese, allora lo faccia”, ha detto Luigi Di Maio. Gli ha fatto eco Matteo Salvini: “Sullo strumento si può discutere, ma sul fatto che sia urgente pagare le decine di miliardi di euro di arretrati, deve essere chiaro a tutti”.
“Continuo a ritenere che si tratti di una strada percorribile, sia tecnicamente che giuridicamente”, replica all’AdnKronos Antonio Maria Rinaldi, economista della Lega, ora eurodeputato a Strasburgo. “Se il titolare del Mef – sottolinea – o qualsiasi altro riesce a proporre soluzioni alternative che consentano il pagamento immediato dei debiti dello Stato verso i cittadini italiani e le imprese ben vengano”. “Ma – aggiunge Rinaldi – mi pare che per ora nessuno ha proposto qualcosa di utile a risolvere un problema così grande, che rappresenta un danno enorme per l’economia nazionale, visto che ci sono decine di miliardi di euro di debito, accumulati negli anni precedenti, in attesa di essere saldati”. Per Rinaldi “la Lega da tempo propone una soluzione tecnica guardando allo strumento dei minibot”. “Continueremo – assicura – così come previsto dal contratto di governo” perché “in assenza di proposte, ma solo di fronte a critiche, dobbiamo dire che è terminato il tempo dei no a prescindere”.
La proposta ideata dal leghista Claudio Borghi e poi appoggiata con insistenza dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti, ha ricevuto nel frattempo le bocciature di Mario Draghi, dell’agenzia di rating Moody’s e soprattutto di Confindustria, rappresentante di quelle imprese che i minibot li dovrebbero ricevere. Addirittura i giovani industriali hanno definito la soluzione “come provarci coi soldi del Monopoli“. Strano, visto che la stessa Confindustria reagiva in tutt’altro modo appena sei anni fa, quando durante la campagna elettorale del 2013 l’allora segretario del Pd Pierluigi Bersani faceva esattamente la stessa proposta. A quel tempo i minibot erano una “proposta positiva e nella direzione che auspicano” gli industriali, così come i commenti erano tutti trionfanti quando a suggerire questa soluzione era Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico nel 2011. Oggi invece, Vincenzo Boccia, numero uno di Confindustria, si dice in linea con Draghi: “Significa creare debito pubblico e il problema è che noi non possiamo più realizzare debito”.
Proprio della procedura d’infrazione per debito proposta dalla Commissione europea contro l’Italia ha parlato di nuovo il ministro Tria, sempre dal Giappone. “Abbiamo un negoziato e un dialogo con Bruxelles e sono sicuro che troveremo una soluzione perché il governo italiano è solito rispettare le regole di bilancio dell’Ue”, ha detto il titolare del Mef. “Dopo – ha spiegato – proveremo a dimostrare che il nostro programma le rispetta. Dobbiamo discutere su come misurare alcuni indicatori e questa è la situazione”. Sul deficit “andremo sotto intorno al 2,2-2,1%“, ha affermato il ministro, sottolineando che “le aspettative sono quelle scritte nel Def“. Tria ha poi concluso appunto sui minibot: “Non credo che ci sia una discussione interessante perché abbiamo discusso di alcune opinioni, ma non è una questione principale che andremo a trattare a livello di governo”.
“Mi rimetto alle valutazioni tecniche“, dice il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, a In mezz’ora in più su Rai3. “Non parlo di minibot, questo argomento lo lascio al governo”, ha commentato invece il presidente della Camera, Roberto Fico, rispondendo ad una domanda dei giornalisti in Piazza del Plebiscito, a Napoli. Proprio da Montecitorio era partito tutto, con una mozione approvata dall’Aula all’unanimità, perché Pd e PiùEuropa aveva votato a favore per errore, come i due partiti hanno poi ammesso. Eppure appunto solo sei anni fa sia gli industriali che i democratici approvavano i minibot, mentre ora per bocciarli è scesa in campo pure la Cgia di Mestre: “Bisogna consentire la compensazione diretta e universale tra debiti e crediti verso la Pubblica amministrazione. Ciò permetterebbe agli imprenditori interessati di ritrovare quella liquidità che sta mettendo a dura prova la tenuta finanziaria di moltissime Pmi”, ha detto Paolo Zabeo.
Dopo l’approvazione della mozione sui minibot, il ministero dell’Economia aveva subito fatto sapere che non c’era nessuna intenzione concreta al riguardo: “Non c’è nessuna necessità né sono allo studio misure di finanziamento di alcun tipo, tanto meno emissioni di titoli di Stato di piccolo taglio, per far fronte a presunti ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni italiane, i cui tempi sono in costante miglioramento”. Questa era stata la risposta. Poi era arrivato l’avvertimento di Moody’s: “Consideriamo i minibot un passo verso l’uscita dall’Euro” e quindi “influiscono negativamente sul rating italiano”. Subito dopo la critica del presidente della Bce Draghi: “Non sarebbero legali. O sono denaro o sono debito”.
A quel punto era cominciata anche l’insistenza della Lega, su iniziativa di Giorgetti: “I minibot sono una delle soluzioni”. Il vicepremier Salvini lo aveva seguito, ingaggiando a quel punto il duello con il Tesoro. Sabato Carroccio e Cinquestelle si sono allineati, nel nome di “migliaia di aziende che aspettano ancora di essere pagate dallo Stato“, per usare le parole di Di Maio. Con Salvini e il premier Giuseppe Conte ci sarà un vertice a tre lunedì sera: si parlerà anche di questo. Ma c’è sopratutto da ritrovare la compattezza in vista del negoziato che Conte ha in mente di mettere in campo con l’Ue per evitare la manovra estiva. Un negoziato duro, dove la cifra sarà quella del dialogo, non di un arretramento di posizioni, e dove eventuali frizioni tra i due vicepremier e Tria sarebbero controproducenti.