Un proiettile e un foglio con delle minacce di morte: è il contenuto della busta arrivata negli uffici della Procura di Agrigento. Destinatario: il procuratore capo Luigi Patronaggio. “Questo è un avvertimento, la prossima volta, se continuerai a fare sbarcare gli immigrati, passiamo ai fatti. Contro di te e ai tuoi 3 figli”, è il testo della lettera. Dentro anche un proiettile calibro 6,35 nascosto da due bustine di zucchero per passare i controlli al metal detector. Da procuratore capo della città dei Templi, Patronaggio è competente delle indagini sulle imbarcazioni che trasportano migranti ed entrano nelle acque territoriali a sud della Sicilia. Da qui il riferimento nella missiva di minacce, che ha portato il prefetto, Dario Caputo, a convocare un vertice urgente del Comitato per l’ordine e la sicurezza. Già nei giorni scorsi Patronaggio aveva ricevuto due lettere di minacce, sempre sullo stesso argomento: gli sbarchi dei migranti.
A manifestare vicinanza al magistrato c’è anche Matteo Salvini: “Totale solidarietà al procuratore capo Luigi Patronaggio: la violenza e le minacce sono sempre inaccettabili. Le Forze dell’Ordine sono al lavoro per individuare i responsabili”, dice il ministro dell’Interno. Il cui nome era stato iscritto nel registro degli indagati dallo stesso Patronaggio nel settembre 2018: Salvini era accusato di sequestro di persona aggravato, per aver trattenuto nel porto di Catania i 117 migranti arrivati a bordo della nave della Guardia Costiera Italiana Diciotti. L’inchiesta era poi passata a Catania e quindi al Senato che aveva respinto l’autorizzazione a procedere per Salvini. Le accuse al ministro dell’Interno avevano provocato reazioni a catena contro il procuratore di Agrigento: dalla campagna social che cercava di collegarlo a partiti di sinistra, alla denuncia di Gianni Alemanno che aveva accusato Patronaggio di “attentato contro i diritti politici del cittadino”. Sempre a seguito dell’inchiesta sulla Diciotti, tra l’altro, il procuratore capo di Agrigento aveva ricevuto un’altra busta con un proiettile da guerra, insieme a una lettera con scritto: “Zecca sei nel mirino”. Sulla busta c’era il timbro di Gladio, l’organizzazione paramilatare segreta attiva durante la Guerra fredda.
“Esprimo a nome mio e di tutta la Commissione Antimafia solidarietà e vicinanza al procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio. Una busta con proiettili e minacce alla sua vita ed a quelle dei suoi figli sono un atto ripugnante e infame. Lo Stato deve attivarsi immediatamente per dare massima protezione al magistrato”, dice il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra. “In casi come questo non esistono differenze politiche, ma unanime deve essere la condanna che, ripeto, esprimo a nome di tutta la commissione Antimafia. Ho chiamato direttamente Patronaggio per esprimergli a voce la nostra vicinanza”, ha continuato il presidente di palazzo San Macuto.
“Il nostro lavoro è esclusivamente diretto ad accertare se nel nostro territorio vengano commessi reati e a individuarne gli autori. Siano essi neri, bianchi, gialli o verdi. Nessun altro interesse muove Luigi Patronaggio e la Procura della Repubblica di Agrigento. Evidentemente questo dà fastidio a qualche vile, che si nasconde nell’anonimato. Siamo al servizio della Legge, continueremo a esserlo”, ha detto il procuratore aggiunto agrigentino Salvatore Vella. Anche Claudio Fava, Presidente della Commissione antimafia siciliana, ha espresso la sua solidarietà: “Il tentativo di intimidazione al procuratore Patronaggio, destinatario oggi di una busta con un proiettile, certifica la qualità e l’efficacia del lavoro che sta svolgendo la Procura di Agrigento sulla questione migranti e sbarchi. Al procuratore, che ascolteremo nei prossimi giorni in Commissione antimafia, va tutta la nostra solidarietà e la nostra attenzione”.