Il saldo delle elezioni nei 186 Comuni italiani con più di 15mila abitanti (dati Youtrend) sorride alla Lega e ai suoi alleati, mentre il Partito democratico tiene ma sconta perdite pesante: un simbolo su tutte quella di Ferrara. Ai ballottaggi è pareggio (7 a 7) ma anche qua i dem partivano in vantaggio 9 a 4
Il simbolo è la città di Ferrara che ha cambiato colore per la prima volta dal Dopoguerra. Ma in generale il saldo delle elezioni nei 186 Comuni italiani con più di 15mila abitanti sorride al centrodestra. Secondo i dati Youtrend, il trio Lega, Fi e FdI si è affermato in 75, conquistando 36 nuovi Comuni. Il centrosinistra invece governerà 109 municipi: sono 40 in meno rispetto a prima. Il M5s vince a Campobasso ma il saldo è negativo: -3, complici le perdite di Livorno e Avellino. Guardando ai 16 capoluoghi andati al ballottaggio, c’è un sostanziale pareggio con 7 affermazioni del centrosinistra, altrettante del centrodestra, un civico (Gianluca Festa ad Avellino) e un nuovo sindaco pentastellato. Anche in queste città però, i democratici partivano con 9 sindaci uscenti contro i quattro del centrodestra e i due del M5s.
Il segretario Pd Nicola Zingaretti ha parlato di “belle vittorie e belle conferme” ribadendo che “l’alternativa a Salvini c’è ed è un nuovo centrosinistra“. Un centrosinistra che in realtà tiene ma nel complesso dei due turni lascia nettamente spazio all’avanzata della Lega: 40 comuni persi contro 36 presi dal centrodestra. Al ballottaggio ci sono state sì le conferme di Prato, Reggio Emilia, Cesena, Cremona e Verbania, oltre alle vittorie a Livorno (tolta al M5s) e Rovigo (strappata alla destra in Veneto). Ma nel frattempo sono state perse Biella, Forlì e appunto Ferrara, prese dai candidati di Lega, Fi e FdI, così come Campobasso finita ai Cinquestelle.
Il centrodestra trainato dal Carroccio può esultare ma non ha sfondato più del previsto. Matteo Salvini con un tweet notturno ha esaltato le “straordinarie vittorie della Lega ai ballottaggi”. Oltre a Ferrara, c’è stato il successo in altre storiche roccaforti rosse: a Novi Ligure, città della Pernigotti, e a Foligno, uno degli ultimi Comuni umbri storicamente di sinistra rimasti in mano al Pd. In Umbria il centrodestra batte il centrosinistra per 4-1, lasciando agli avversari solo Gubbio. Lo scandalo sui concorsi all’ospedale di Perugia che ha coinvolto la governatrice dem Catiuscia Marini, con la farsa delle dimissioni presentate, ritirate e poi ripresentante, non poteva non lasciare strascichi.
Tra i capoluoghi, detto delle città strappate al Pd, la vera sconfitta e a Rovigo, in quel Veneto che le Europee avevano dipinto come Regione dove ormai il Carroccio aveva numeri da Democrazia Cristiana: la tendenza però era evidente nelle campagne, non nei grandi centri. A Biella è Claudio Corradino, candidato di Lega, Fi e Fdi, a vincere la sfida interna del centrodestra, conquistando il successo su Donato Gentile, in corsa per alcune liste civiche. Un’altra grande soddisfazione per il Carroccio arriva da Potenza, primo capoluogo del Sud a finire in mano alla Lega con Mario Guarente.
Ai Cinquestelle, dopo le sconfitte al primo turno, resta la soddisfazione per il successo nell’unico capoluogo dove erano in corsa al ballottaggio. A Campobasso Roberto Gravina ha ribaltato il risultato di due settimane fa, quando la candidata di centrodestra Maria D’Alessandro era avanti di 10 punti percentuali (39,7% contro 29,4%). “Ora per la Lega – ha detto – tira una brutta aria”. Più che un messaggio agli alleati di governo è il segno che, almeno nel capoluogo molisano, gli elettori di centrosinistra hanno preferito votare Cinquestelle piuttosto che lasciare la città in mano al centrodestra.