Una questione di poltrone. Dietro lo scontro senza precedenti che ha spaccato il Consiglio sdella magistratura negli ultimi giorni c’è soprattutto questo: la lotta per le sedie a Palazzo dei Marescialli. L’organo di autogoverno della magistratura è mutilato ormai da dieci giorni, cioè dall’autosospensione di quattro componenti togati. Un quinto, invece, si è già dimesso: è Luigi Spina di Unicost, la corrente di centro, indagato dalla procura di Perugia per favoreggiamento e violazione di segreto. Avrebbe rivelato a Luca Palamara l’inchiesta in corso ai suoi danni per corruzione. Spina è tornato a fare il pm a Castrovillari: per sostituirlo bisognerà votare di nuovo, visto che per i quattro posti riservati ai pm si erano candidati solo in quattro alle elezioni di undici mesi fa.
Il Csm mutilato – È però per gli altri quattro posti in bilico che Magistratura Indipendente ha intenzione di fare le barricate. Tre dei suoi componenti eletti al Csm sono citati nell’inchiesta di Perugia pur non essendo indagati. Sono Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli. A loro si aggiunge Gianluigi Morlini di Unicost, che però ha appena abbandonato la sua componente. Insieme a Spina e Palamara incontravano nottetempo Cosimo Ferri, deputato del Pd, ex sottosegretario, magistrato e storico leader di Magistratura Indipendente. E poi Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi, parlamentare che la procura di Roma vuole processare per favoreggiamento nel caso Consip. Oggetto degli incontri: i giochi e le alleanze di corrente per nominare il nuovo procuratore della Capitale. Cioè lo stesso ufficio che ha chiesto il rinvio a giudizio di Lotti. È per questo motivo che i quattro sono stati costretti ad autosospendersi: non partecipano ai lavori del Csm, ma non si sono ancora dimessi. E oggi hanno confermato l’intenzione: non faranno alcun passo indietro prima di aver letto le carte dell’inchiesta della procura di Perugia arrivate nei giorni scorsi al vice presidente del Csm e ancora segrete. Una situazione di stallo che paralizza Palazzo dei Marescialli, privato al momento di un terzo dei suoi componenti togati – quelli eletti dai magistrati – e senza un quinto dei componenti totali.
Lo scontro per le poltrone – È per questo motivo che il futuro dei consiglieri autosospesi ha fatto deflagrare uno scontro senza precedenti tra le associazioni di magistrati. Areadg, cioè la corrente di sinistra, Unicost e Autonomia e Indipendenza, il gruppo di Piercamillo Davigo, hanno chiesto ai quattro di dimettersi “per consentire una ripresa dell’attività del Csm a pieno regime, evitandone lo scioglimento”. Uno scioglimento che rischierebbe di essere “anticamera di una modifica della legge elettorale del Csm e dei suoi stessi poteri”. Secondo la legge, per la verità, il Consiglio superiore della magistratura per funzionare ha bisogno di dieci consiglieri magistrati e cinque laici. Numeri che ci sono anche oggi. Magistratura Indipendente, in ogni caso, fa muro. E ha chiesto ai quattro autosospesi di tornare al lavoro. Un appello che ha spaccato la stessa corrente di destra: il presidente dell’Anm, Pasquale Grasso, ha lasciato la sua corrente definendo i colleghi “ballerini che ballano sul ponte mentre il Titanic va verso l’iceberg“. Le altre correnti hanno replicato aprendo la crisi all’interno del sindacato delle toghe. Magistratura indipendente, però, non intende mollare: i quattro consiglieri che incontravano Lotti mentre si discuteva della corsa al vertice della procura di Roma non devono dimettersi.
Con le dimissioni cambia la maggioranza al Csm- A spiegare il motivo è Antonello Racanelli, segretario della corrente e procuratore aggiunto di Roma, l’ufficio al centro delle trame e dei veleni che ha spaccato la magistratura. Intervistato da Il Giornale, Racanelli ha auspicato uno scioglimento di tutto il Consiglio superiore “altrimenti il rischio è che questa vicenda ì venga strumentalizzata per un regolamento di conti all’interno della magistratura“. Il leader di Mi, infatti, ha confermato che se i quattro si dimettessero “al loro posto entrerebbero i primi colleghi non eletti. Che però sono di altre correnti, e questo cambierebbe in profondità gli equilibri interni al Consiglio superiore, mortificando il voto dei magistrati italiani che appena un anno fa hanno scelto di voltare pagina”. In effetti se Cartoni, Criscuoli e Morlini si dimettessero al loro posto entrerebbero al Csm Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, entrambi di Autonomia e Indipendenza, la corrente di Davigo, e Bruno Giangiacomo di Areadg, quella di sinistra. Per Lepre, invece, dovranno essere indette nuove elezioni, così come avverrà per Spina. Un voto chiaramente segnato dall’inchiesta di Perugia, che quindi penalizzerebbe i candidati di Mi. Al Csm, dunque, Area passerebbe da quattro a cinque consiglieri, Davigo da due a quattro, mentre Unicost e Magistratura indipendente perderebbero la maggioranza (hanno 5 consiglieri a testa) scendendo rispettivamente a quattro e due poltrone a Palazzo dei Marescialli. Un ribaltone.
I consiglieri prendono tempo e vogliono leggere le carte – Ed è per evitare il ribaltone che la corrente di Ferri ha blindato gli autosospesi. Discorsi più simili alle logiche di un consiglio comunale che alla massima istituzione di autogoverno della magistratura. Al Giornale Racanelli conferma il timore per la sua corrente di perdere la maggioranza: “Per la prima volta il gruppo di potere che era stato egemone all’interno della magistratura, a partire da Area e da Magistratura democratica, è stato messo da parte. È il gruppo che per anni ha trasformato l’Anm in un soggetto politico, che ha preteso di dettare la linea al Parlamento sulle politiche dell’immigrazione”. È anche per questo motivo che i quattro consiglieri autospesi hanno preso tempo. Hanno confermato l’autospensione, sono andati a Palazzo dei Marescialli e hanno chiesto al vice presidente David Ermini di leggere gli atti dell’inchiesta di Perugia. Cioè i documenti che ricostruiscono i loro incontri con Lotti e Ferri. Nel frattempo il Csm rimane mutilato.
Giustizia & Impunità
Csm, maggioranza in bilico: ecco perché la corrente di Ferri non vuole le dimissioni di chi ha incontrato Lotti
Dietro lo scontro senza precedenti che ha spaccato la magistratura c'è la lotta per le poltrone di Palazzo dei Marescialli. Se i quattro consiglieri citati nell'inchiesta di Perugia dovessero dimettersi, infatti, Magistratura indipendente perderebbe la maggioranza al Consiglio superiore a beneficio del gruppo di Davigo e di Area, la corrente di sinistra
Una questione di poltrone. Dietro lo scontro senza precedenti che ha spaccato il Consiglio sdella magistratura negli ultimi giorni c’è soprattutto questo: la lotta per le sedie a Palazzo dei Marescialli. L’organo di autogoverno della magistratura è mutilato ormai da dieci giorni, cioè dall’autosospensione di quattro componenti togati. Un quinto, invece, si è già dimesso: è Luigi Spina di Unicost, la corrente di centro, indagato dalla procura di Perugia per favoreggiamento e violazione di segreto. Avrebbe rivelato a Luca Palamara l’inchiesta in corso ai suoi danni per corruzione. Spina è tornato a fare il pm a Castrovillari: per sostituirlo bisognerà votare di nuovo, visto che per i quattro posti riservati ai pm si erano candidati solo in quattro alle elezioni di undici mesi fa.
Il Csm mutilato – È però per gli altri quattro posti in bilico che Magistratura Indipendente ha intenzione di fare le barricate. Tre dei suoi componenti eletti al Csm sono citati nell’inchiesta di Perugia pur non essendo indagati. Sono Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli. A loro si aggiunge Gianluigi Morlini di Unicost, che però ha appena abbandonato la sua componente. Insieme a Spina e Palamara incontravano nottetempo Cosimo Ferri, deputato del Pd, ex sottosegretario, magistrato e storico leader di Magistratura Indipendente. E poi Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi, parlamentare che la procura di Roma vuole processare per favoreggiamento nel caso Consip. Oggetto degli incontri: i giochi e le alleanze di corrente per nominare il nuovo procuratore della Capitale. Cioè lo stesso ufficio che ha chiesto il rinvio a giudizio di Lotti. È per questo motivo che i quattro sono stati costretti ad autosospendersi: non partecipano ai lavori del Csm, ma non si sono ancora dimessi. E oggi hanno confermato l’intenzione: non faranno alcun passo indietro prima di aver letto le carte dell’inchiesta della procura di Perugia arrivate nei giorni scorsi al vice presidente del Csm e ancora segrete. Una situazione di stallo che paralizza Palazzo dei Marescialli, privato al momento di un terzo dei suoi componenti togati – quelli eletti dai magistrati – e senza un quinto dei componenti totali.
Lo scontro per le poltrone – È per questo motivo che il futuro dei consiglieri autosospesi ha fatto deflagrare uno scontro senza precedenti tra le associazioni di magistrati. Areadg, cioè la corrente di sinistra, Unicost e Autonomia e Indipendenza, il gruppo di Piercamillo Davigo, hanno chiesto ai quattro di dimettersi “per consentire una ripresa dell’attività del Csm a pieno regime, evitandone lo scioglimento”. Uno scioglimento che rischierebbe di essere “anticamera di una modifica della legge elettorale del Csm e dei suoi stessi poteri”. Secondo la legge, per la verità, il Consiglio superiore della magistratura per funzionare ha bisogno di dieci consiglieri magistrati e cinque laici. Numeri che ci sono anche oggi. Magistratura Indipendente, in ogni caso, fa muro. E ha chiesto ai quattro autosospesi di tornare al lavoro. Un appello che ha spaccato la stessa corrente di destra: il presidente dell’Anm, Pasquale Grasso, ha lasciato la sua corrente definendo i colleghi “ballerini che ballano sul ponte mentre il Titanic va verso l’iceberg“. Le altre correnti hanno replicato aprendo la crisi all’interno del sindacato delle toghe. Magistratura indipendente, però, non intende mollare: i quattro consiglieri che incontravano Lotti mentre si discuteva della corsa al vertice della procura di Roma non devono dimettersi.
Con le dimissioni cambia la maggioranza al Csm- A spiegare il motivo è Antonello Racanelli, segretario della corrente e procuratore aggiunto di Roma, l’ufficio al centro delle trame e dei veleni che ha spaccato la magistratura. Intervistato da Il Giornale, Racanelli ha auspicato uno scioglimento di tutto il Consiglio superiore “altrimenti il rischio è che questa vicenda ì venga strumentalizzata per un regolamento di conti all’interno della magistratura“. Il leader di Mi, infatti, ha confermato che se i quattro si dimettessero “al loro posto entrerebbero i primi colleghi non eletti. Che però sono di altre correnti, e questo cambierebbe in profondità gli equilibri interni al Consiglio superiore, mortificando il voto dei magistrati italiani che appena un anno fa hanno scelto di voltare pagina”. In effetti se Cartoni, Criscuoli e Morlini si dimettessero al loro posto entrerebbero al Csm Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, entrambi di Autonomia e Indipendenza, la corrente di Davigo, e Bruno Giangiacomo di Areadg, quella di sinistra. Per Lepre, invece, dovranno essere indette nuove elezioni, così come avverrà per Spina. Un voto chiaramente segnato dall’inchiesta di Perugia, che quindi penalizzerebbe i candidati di Mi. Al Csm, dunque, Area passerebbe da quattro a cinque consiglieri, Davigo da due a quattro, mentre Unicost e Magistratura indipendente perderebbero la maggioranza (hanno 5 consiglieri a testa) scendendo rispettivamente a quattro e due poltrone a Palazzo dei Marescialli. Un ribaltone.
I consiglieri prendono tempo e vogliono leggere le carte – Ed è per evitare il ribaltone che la corrente di Ferri ha blindato gli autosospesi. Discorsi più simili alle logiche di un consiglio comunale che alla massima istituzione di autogoverno della magistratura. Al Giornale Racanelli conferma il timore per la sua corrente di perdere la maggioranza: “Per la prima volta il gruppo di potere che era stato egemone all’interno della magistratura, a partire da Area e da Magistratura democratica, è stato messo da parte. È il gruppo che per anni ha trasformato l’Anm in un soggetto politico, che ha preteso di dettare la linea al Parlamento sulle politiche dell’immigrazione”. È anche per questo motivo che i quattro consiglieri autospesi hanno preso tempo. Hanno confermato l’autospensione, sono andati a Palazzo dei Marescialli e hanno chiesto al vice presidente David Ermini di leggere gli atti dell’inchiesta di Perugia. Cioè i documenti che ricostruiscono i loro incontri con Lotti e Ferri. Nel frattempo il Csm rimane mutilato.
GIUSTIZIALISTI
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Offrendo soluzioni innovative nel campo della ricarica per veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo di energia, Vestel Mobility presenterà le sue ultime tecnologie alla Fiera Key, che si svolgerà fino al 7 marzo a Rimini, in Italia, presso il Rimini Expo Centre. Alla fiera, a cui partecipa per la prima volta, l'azienda punta a rafforzare la propria posizione nel settore della mobilità europea esponendo per la prima volta alla fiera il nuovo catalogo dei suoi prodotti Dc. I veicoli elettrici e i sistemi energetici sostenibili, sottolinea Ender Yüksel, Direttore Generale di Vestel Mobility, "non sono solo tra i pilastri fondamentali di oggi, ma anche del futuro. Come Vestel Mobility, il nostro obiettivo è essere pionieri di questa trasformazione con le nostre tecnologie innovative. La Fiera Key è un punto di incontro strategico per l'ecosistema dell'energia e della mobilità in Europa, e parteciparvi per la prima volta rappresenta per noi un passo strategico".
In particolare, aggiunge, "il mercato italiano offre un grande potenziale grazie ai crescenti investimenti nelle soluzioni di mobilità sostenibile. Con le nostre ultime soluzioni di ricarica Dc e il nostro portafoglio prodotti ampliato che presenteremo in fiera, miriamo a rafforzare la nostra presenza in questo mercato e a introdurre le nostre innovazioni che plasmeranno il futuro del settore".
Vestel Mobility presenterà ai visitatori di Key 2025 - The Energy Transition Expo, uno degli eventi energetici più prestigiosi d'Europa, le più recenti soluzioni di ricarica Dc in corrente continua e i sistemi di accumulo di energia. Soluzioni innovative, in particolare nel campo delle tecnologie di ricarica per veicoli elettrici, saranno al centro dell'attenzione della fiera. L'ampio portafoglio prodotti di Vestel Mobility, composto da stazioni di ricarica Ac e Dc, offre soluzioni altamente efficienti e sostenibili, adatte alle diverse esigenze degli utenti. I prodotti che saranno esposti in fiera comprendono stazioni di ricarica in corrente alternata come Ac Qatro, Ac Vario, Ac Libra e Ac Rhea, nonché soluzioni di ricarica Dc in corrente continua ultraveloce da 400 kW che offrono prestazioni elevate. Queste innovative stazioni di ricarica Dc in corrente continua offrono agli utenti di veicoli elettrici un'esperienza di ricarica rapida, affidabile ed efficiente, fornendo al contempo un'infrastruttura sostenibile nelle aree commerciali e pubbliche.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Offrendo soluzioni innovative nel campo della ricarica per veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo di energia, Vestel Mobility presenterà le sue ultime tecnologie alla Fiera Key, che si svolgerà fino al 7 marzo a Rimini, in Italia, presso il Rimini Expo Centre. Alla fiera, a cui partecipa per la prima volta, l'azienda punta a rafforzare la propria posizione nel settore della mobilità europea esponendo per la prima volta alla fiera il nuovo catalogo dei suoi prodotti Dc. I veicoli elettrici e i sistemi energetici sostenibili, sottolinea Ender Yüksel, Direttore Generale di Vestel Mobility, "non sono solo tra i pilastri fondamentali di oggi, ma anche del futuro. Come Vestel Mobility, il nostro obiettivo è essere pionieri di questa trasformazione con le nostre tecnologie innovative. La Fiera Key è un punto di incontro strategico per l'ecosistema dell'energia e della mobilità in Europa, e parteciparvi per la prima volta rappresenta per noi un passo strategico".
In particolare, aggiunge, "il mercato italiano offre un grande potenziale grazie ai crescenti investimenti nelle soluzioni di mobilità sostenibile. Con le nostre ultime soluzioni di ricarica Dc e il nostro portafoglio prodotti ampliato che presenteremo in fiera, miriamo a rafforzare la nostra presenza in questo mercato e a introdurre le nostre innovazioni che plasmeranno il futuro del settore".
Vestel Mobility presenterà ai visitatori di Key 2025 - The Energy Transition Expo, uno degli eventi energetici più prestigiosi d'Europa, le più recenti soluzioni di ricarica Dc in corrente continua e i sistemi di accumulo di energia. Soluzioni innovative, in particolare nel campo delle tecnologie di ricarica per veicoli elettrici, saranno al centro dell'attenzione della fiera. L'ampio portafoglio prodotti di Vestel Mobility, composto da stazioni di ricarica Ac e Dc, offre soluzioni altamente efficienti e sostenibili, adatte alle diverse esigenze degli utenti. I prodotti che saranno esposti in fiera comprendono stazioni di ricarica in corrente alternata come Ac Qatro, Ac Vario, Ac Libra e Ac Rhea, nonché soluzioni di ricarica Dc in corrente continua ultraveloce da 400 kW che offrono prestazioni elevate. Queste innovative stazioni di ricarica Dc in corrente continua offrono agli utenti di veicoli elettrici un'esperienza di ricarica rapida, affidabile ed efficiente, fornendo al contempo un'infrastruttura sostenibile nelle aree commerciali e pubbliche.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - "Pasquale Laurito ha seguito con passione e competenza la politica italiana per decenni, diventando un importante punto di riferimento per il giornalismo parlamentare. Con il suo lavoro e la sua dedizione ha raccontato la vita delle istituzioni con grandissima profondità. Le mie condoglianze e quelle del Senato della Repubblica ai suoi cari e a chi ha condiviso con lui questo lungo percorso". Lo scrive sui social il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "La campagna 'Mettici la testa' è mirata principalmente ai cestini, che noi chiamiamo cestoni stradali. A Milano ce ne sono circa 13mila per le strade e 10mila nei parchi. La densità di questi cestini è di 1,7 per abitante, la più alta d’Europa, solo Amsterdam si avvicina. Come dimensionamento e posizionamento ci siamo, abbiamo aumentato la frequenza di svuotamento rispetto al contratto precedente fino ad arrivare a una media di 2,2 svuotamenti al giorno". Così Marcello Milani, amministratore delegato di Amsa, durante la presentazione della campagna 'Mettici la Testa', che ha preso il via a Milano con l’inaugurazione di un’installazione interattiva per portare cittadini, city users e turisti 'dentro' al fenomeno dell’utilizzo improprio dei cestini stradali.
In piazza XXV aprile un enorme contenitore alto circa 7 metri diventa uno spazio di riflessione in cui le persone possono letteralmente 'mettere la testa' e osservare il problema dei conferimenti errati: "L'obiettivo della campagna -prosegue Milani- è ricordare ai milanesi che i cestini vanno utilizzati per i rifiuti prodotti in mobilità durante il passeggio e non per quelli prodotti in abitazione o esercizi commerciali".
"L'utilizzo sbagliato -avverte- comporta il veloce riempimento dei cestini e una mancanza di decoro quando traboccano. Speriamo che chi ha sbagliato rifletta sull’errore e ci dia una mano. Il lavoro che facciamo viene bene se i milanesi ci danno una mano come già stanno facendo con la raccolta differenziata. Se continuano a darci una mano noi facciamo un buon lavoro e la città risulta più pulita con l’aiuto di tutti".
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "La campagna 'Mettici la testa' è mirata principalmente ai cestini, che noi chiamiamo cestoni stradali. A Milano ce ne sono circa 13mila per le strade e 10mila nei parchi. La densità di questi cestini è di 1,7 per abitante, la più alta d’Europa, solo Amsterdam si avvicina. Come dimensionamento e posizionamento ci siamo, abbiamo aumentato la frequenza di svuotamento rispetto al contratto precedente fino ad arrivare a una media di 2,2 svuotamenti al giorno". Così Marcello Milani, amministratore delegato di Amsa, durante la presentazione della campagna 'Mettici la Testa', che ha preso il via a Milano con l’inaugurazione di un’installazione interattiva per portare cittadini, city users e turisti 'dentro' al fenomeno dell’utilizzo improprio dei cestini stradali.
In piazza XXV aprile un enorme contenitore alto circa 7 metri diventa uno spazio di riflessione in cui le persone possono letteralmente 'mettere la testa' e osservare il problema dei conferimenti errati: "L'obiettivo della campagna -prosegue Milani- è ricordare ai milanesi che i cestini vanno utilizzati per i rifiuti prodotti in mobilità durante il passeggio e non per quelli prodotti in abitazione o esercizi commerciali".
"L'utilizzo sbagliato -avverte- comporta il veloce riempimento dei cestini e una mancanza di decoro quando traboccano. Speriamo che chi ha sbagliato rifletta sull’errore e ci dia una mano. Il lavoro che facciamo viene bene se i milanesi ci danno una mano come già stanno facendo con la raccolta differenziata. Se continuano a darci una mano noi facciamo un buon lavoro e la città risulta più pulita con l’aiuto di tutti".
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - "La chimica ha fatto la differenza nel nostro sistema Paese e soprattutto nella rivoluzione economica del nostro paese. La chimica ha fatto il boom economico, la chimica ci ha dato un premio Nobel, la chimica fa la differenza, la chimica è il futuro, la chimica è la qualità del nostro futuro, la chimica ha inquinato, la chimica renderà tutto più sostenibile. Grazie dunque ad Antonio Tajani per saper fare sistema, anzi, 'ecosistema', che significa mettere insieme tutte le forze per proporre un prodotto - abbiamo prodotti di assoluta innovatività - dalla ricerca, all'evoluzione applicata all'industria, alla distribuzione". Lo ha detto il ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, intervenendo all'evento, a Villa Madama, 'Innovazione chimica come moltiplicatore di internalizzazione e competitività'.
Accanto a 'ecosistema', la Bernini cita l'importanza di un altro termine, quello di 'multidisciplinarietà': "Direi che la chimica - afferma - è uno dei luoghi della formazione multidisciplinare, dove maggiormente si manifesta l'esigenza di contaminazione culturale. Le università si sono sicuramente strutturate per dare alla chimica uno sfondo multidisciplinare. Ci sono 125 corsi di laurea nelle università italiane dedicate alla chimica, e non sono solo chimica e o scienze chimiche, ma chimica del materiale, chimica della manufacturing, perché la chimica è materiale, voi tutti lo sapete. Il materiale che ci interessa di più in assoluto in questo momento è un materiale in cui noi siamo fortissimi e inimitabili: è la materia grigia, che caratterizza la forza dei nostri ricercatori. C'è la chimica applicata all'industria e all'ambiente, la chimica dell'ambiente, la chimica della sostenibilità, la chimica dell'industria, dell'estetica e della cosmetica, la chimica forense, la chimica nei laboratori, la chimica dello sport, la chimica applicata all'intelligenza artificiale. Tutto questo per dire che la forza del nostro sistema formativo anche quello di avere profonde, strutturatissime radici nel nostro passato, che sono il presupposto del nostro futuro, hanno nella chimica la massima espressione".
Riguardo il mondo dell'università, la ministra sottolinea come adesso, a dispetto del passato, "l'interdisciplinarietà sia essenziale, anzi la' transdisciplinarietà, che deve essere verticale e orizzontale. Bisogna saper lavorare insieme: università, enti di ricerca, imprese, territori, terzo settore, associazionismo, professionisti. Questo è il senso delle infrastrutture di ricerca. Noi abbiamo investito 11 miliardi per creare infrastrutture di ricerca che facciano ancora 'ecosistema'. Cioè che lavorino tutti insieme. Un tempo si diceva che l'università era l'uomo della speculazione, l'impresa l'uomo dell'attuazione. Non è più così. Deve esistere un lavoro e un collegamento immediato tra chi si fa le domande, chi dà le risposte e chi rende queste risposte concrete. E naturalmente oggetto di una distribuzione il più possibile internazionalizzante. Io credo che la parola 'internazionalizzazione' sia molto importante oggi. Proprio perché nessuno può prescindere da una dimensione internazionale. Che non significa destrutturare la natura delle nostre piccole e medie imprese".
"Bisogna dare alle nostre piccole e medie imprese una cifra scientifica di ricerca - conclude la Bernini - perché è importantissimo il collegamento con gli enti di ricerca e soprattutto una struttura Paese che li sappia sopportare. Questo è, secondo me, il luogo giusto per esprimere le proprie potenzialità e soprattutto per consentire quell'interoperabilità, non solamente del capitale tecnologico, ma anche soprattutto del capitale umano, cioè far andare e tornare ricercatori, perché i cervelli non si fermano con le barriere, si fanno tornare con le infrastrutture di ricerca".
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "Quanto sta accadendo oggi ha dell'incredibile! L'unico assessore che ha avuto il coraggio di criticare l'operato della sinistra al governo della città viene fatto fuori dai responsabili della disfatta urbanistica meneghina, il sindaco Sala con la sua amministrazione comunale, che si guardano bene dal presentare le dovute dimissioni". Lo afferma Samuele Piscina, Consigliere comunale di Milano e segretario provinciale della Lega, in merito alle dimissioni di Guido Bardelli, assessore milanese alla Casa. Dimissioni che arrivano dopo il terremoto giudiziario sull'urbanistica.
"Le responsabilità della sinistra comunale, che per più di un decennio ha dettato le regole sull'urbanistica, sono evidenti ormai a tutti e ricadono sulle famiglie che hanno acquistato casa, sui lavoratori e su tutti i milanesi a causa del prezzo delle case in città che schizzerà sempre più alle stelle. Fare di Bardelli, in Giunta da pochi mesi, un capro espiatorio solo perché ha osato criticare l'imperatore Beppe, non risolverà la situazione" aggiunge in una nota.
"A gran voce la Lega continua a chiedere all'amministrazione comunale di fare in passo indietro nell'interesse dei milanesi. Il sistema Milano, inteso come apparato amministrativo di gestione evidentemente incompetente della questione urbanistica, è evidente che non abbia retto e presenti troppi buchi grigi, per nulla trasparenti. Serve cambiamento e a prescindere un commissariamento dell'amministrazione sulla materia urbanistica", conclude Piscina.