Primo vertice tra premier e vicepremier dopo settimane. Iniziato alle 22 è finito poco prima della mezzanotte quando i leader di Lega e M5s sono usciti da Palazzo Chigi. Il ministro dell'Interno: "Governo va avanti, evitare l'infrazione senza manovra correttiva ". Sul tavolo, oltre alle tasse, la trattativa con l'Europa e il salario minimo
Si sono visti all’ora di cena: non accadeva da settimane. La campagna elettorale, il voto per le europee e il clima da regolamento dei conti del post elezioni avevano mantenuto lontani Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma dopo l’ultimatum del premier, seguito subito dall’assicurazione dei due vice ad andare avanti, i tre sono finalmente tornati a sedersi allo stesso tavolo. Un vertice per rilanciare l’azione del governo convocato a Palazzo Chigi per l’ora di cena e ritardato di circa mezz’ora a causa del ritorno del leader M5s da Ginevra. Due ore seduti al tavolo. Poi, qualche minuto prima della mezzanotte Di Maio e Salvini sono scesi insieme nel cortile di Palazzo Chigi: prima di prendere le rispettive auto si sono salutati con una stretta di mano. Quindi si sono intrattenuti coi giornalisti. “Al vertice un clima positivo di chi vuole lavorare al massimo per l’Italia. Il primo obiettivo e la priorità in questo momento è abbassare le tasse e lavoreremo per questo”, ha detto Di Maio. Ottimismo anche da parte di Salvini: “Tutto bene al vertice. Il governo va avanti? Mai avuto dubbi. L’obiettivo comune è evitare l’infrazione garantendo la crescita, il diritto al lavoro e il taglio delle tasse. Non ci sarà nessuna manovra correttiva e nessun aumento di tasse“.
Ma non si è parlato solo di tasse nel summit di governo. In cima alla lista degli argomenti da affrontare, ovviamente, c’era la trattativa con l’Europa per evitare la procedura di infrazione. Nel pomeriggio Conte ha visto il candidato del Ppe alla presidenza della commissione, Manfred Weber, ribadendogli di volere per l’Italia un ruolo di protagonista. Ma è in un colloquio con il Corriere della Sera che il premier ha anticipato i toni che avrebbe tenuto con i due leader. Per Conte bisogna fare “attenzione” a sfidare Bruxelles, perché se l’infrazione “viene aperta davvero, farà male all’Italia”. Non è tanto e solo questione di multa, ragiona il premier, quanto gli anni di verifiche e controlli che ne deriveranno, con il risultato di compromettere la nostra sovranità in campo economico, senza considerare che potrebbero essere messi a rischio i risparmi degli italiani. Il messaggio di Conte è chiaro ed è molto vicino al volere del Quirinale. Per questo motivo il premier ha ribadito: non devono esserci interferenze – come quella sui minibot – nelle trattative con l’Europa. “Devo poter condurre insieme al ministro dell’Economia, Giovanni Tria, il negoziato senza distonie e cacofonie”, dice. Anche perché, ricorda, in Europa le forze oggi al governo del Paese non sono in maggioranza.
Parole che non piacciono ai due partiti di governo. Se dal M5s, come diceva domenica Alessandro Di Battista, ricordano che “viviamo in una Repubblica parlamentare” , Salvini ribadisce che sta “al governo se posso aiutare gli italiani. Se qualcuno pensa di stare al governo per tirarla in lungo o per crescere dello zero virgola non è quello di cui gli italiani hanno bisogno”. E in Europa “non abbiamo voglia di scontrarci con nessuno” ma “la nostra forza in Europa è che diamo tanto e riceviamo poco. Non abbiamo bisogno di chiedere soldi agli altri, chiediamo di poter aiutare la nostra gente. Noi abbiamo proposto un’idea che c’è nel contratto ed è stata approvata all’unanimità in commissione Bilancio in Parlamento. Se ci sono altre idee sono felice. Lo dico ai signor no che ci sono dentro e fuori: a me interessa arrivare all’obiettivo”. Riferimento evidente alla riforma fiscale e soprattutto della flat tax. Che in Europa, però, non hanno intenzione di vedere finanziata da altro deficit. Sull’aliquota fissa non c’è ostracismo da parte del M5s, ma a una condizione: che sul tavolo torni il salario minimo.
“Stasera mi aspetto un sì sul salario minimo, mi aspetto un sì sulla riforma fiscale e al taglio dei privilegi parlamentari”, ha detto in giornata Di Maio. L’occasione è quella giusta per confrontarsi anche sul commissario che l’Italia cercherà di conquistare in Ue. Sulle nomine serve una soluzione equilibrata, ha detto stamattina Conte a Weber, sulla base della combinazione di vari criteri, a partire da quello geografico. E il premier, come è già stato per la manovra, ha tutta l’intenzione di condurre in prima persona le trattative. Parallelamente al vertice “interno”, infatti, vanno avanti i contatti di Conte con rappresentanti politici e di governo europei in vista delle nomine per i top jobs europei e del Consiglio europeo del prossimo 20 e 21 giugno. Dopo aver visto in mattinata Weber, in serata il premier ha sentito telefonicamente il primo ministro croato Andrej Plenkovic, che domani sarà tra l’altro alla riunione del Ppe a San Sebastian. Domani, in mattinata, è prevista invece una telefonata tra Conte e il primo ministro lettone Krisjanis Karins. Sia Plenkovic sia Karins erano presenti alla cena “a sei” tenutasi a Bruxelles il 7 giugno tra i leader dei Socialdemocratici, del Ppe e dell’Alde.