La manifestazione oceanica che ha portato oltre un milione di persone in strada non ha suscitato la reazione sperata. Anzi: Pechino ha ribadito che la sua posizione resta quella di sostenere la controversa legge sull’estradizione forzata di sospetti criminali in Cina in via di approvazione a Hong Kong e si oppone alle “interferenze esterne”. Lo stesso governo dell’ex colonia britannica -tornata nel 1997 sotto sovranità cinese – ha anche ribadito che andrà avanti con il via libera alla norma previsto per mercoledì 12 giugno. Un annuncio che ha suscitato la reazione della piazza, con i gruppi di protesta che stanno già organizzando una nuova manifestazione proprio nel giorno dell’approvazione. Nella serata di ieri, ore dopo l’avvio del corteo, ci sono stati scontri con la polizia, che è intervenuta per disperdere i dimostranti davanti al parlamento con manganelli e spray urticanti. I manifestanti hanno lanciato bottiglie incendiarie ed eretto barricate.

Secondo la leader dell’esecutivo Carrie Lam, la nuova normativa è importante e aiuterà a difendere la giustizia e a onorare gli obblighi internazionali di Hong Kong. E ha sottolineato che le clausole di salvaguardia inserite nel testo serviranno a tutelare i diritti umani. Il movimento di opposizione che ha manifestato ieri accusa la Cina di avere un sistema giudiziario scarsamente trasparente, condizionato dai vertici politici, e che quindi la nuova legge può essere usata per portare avanti persecuzioni politiche e religiose all’interno del territorio di Hong Kong.

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