Dopo avere provato la Panasonic Lumix S1R abbiamo riscontrato una qualità professionale delle immagini e video di buona qualità. È pesante e ingombrante, ma ripaga con una buona maneggevolezza e foto native naturali, che consentono ai fotografi ampi margini di intervento in post produzione.
I professionisti alla ricerca di una fotocamera ad altissima qualità possono prendere in considerazione la nuova Panasonic Lumix S1R, una mirrorless in grado di fare scatti a 47 Megapixel. E’ il primo modello Full Frame dell’azienda nipponica, ma non ha i difetti tipici delle esordienti: alla prova dei fatti si è dimostrata un prodotto maturo, con un buon numero di ottiche.
Il prezzo è di fascia alta: 3.500 euro per il solo corpo macchina e circa 4.900 euro con l’obiettivo Lumix S 24-105mm f4 Macro O.I.S. Del resto, la concorrente diretta è la mirrorless Sony A7 R III, che costa circa 3.100 euro (solo corpo macchina) ed è praticamente identica alla nuova arrivata di Panasonic, ma con un sensore da 42 Megapixel. Come tutti i prodotti professionali di fascia alta è ingombrante e pesante, ma ricambia con un’ergonomia paragonabile alle fotocamere Reflex di fascia alta e scatti di altissimo livello, una volta presa confidenza con i comandi.
Al momento la gamma di obiettivi comprende solo quattro modelli, ma grazie agli accordi con L-Mount Alliance (che include Sigma e Leica) gli obiettivi disponibili saranno oltre 40 entro il 2020.
La confezione include, oltre alla fotocamera, il caricatore esterno per la batteria con porta USB-C, una tracolla, la batteria, i manuali di istruzione e, nel caso acquistiate la versione kit, l’obiettivo Lumix S 24:105 f4 Macro, dotato di paraluce e tappi anteriore e posteriore. Nonostante le dimensioni, non ci sono problemi a maneggiarla grazie all’ottimo grip e alla predisposizione dei pulsanti, che risultano semplici da raggiungere.
In alto a sinistra è presente la ghiera di selezione della modalità con relativo pulsante di blocco. A destra c’è uno schermo LCD retroilluminato che mostra i parametri di scatto selezionati. Non mancano una ghiera anteriore e una posteriore completamente configurabili, un pulsante di scatto comodo e con un feedback solido.
Nella parte posteriore c’è lo schermo, che purtroppo non è completamente orientabile come avviene su altri modelli. Si può ruotare verso l’alto di 90 gradi, verso il basso di 45 gradi e sull’asse verticale di altri 45 gradi, modalità che torna utile quando si scattano foto in verticale con angoli particolari.
Uno degli elementi che abbiamo maggiormente apprezzato è il mirino elettronico di tipo OLED, che ha una risoluzione di 5,7 milioni di punti e una frequenza di aggiornamento fino a 120 Hz. Grazie alla fluidità e alla fedeltà cromatica che consente il fotografo ha sempre una buona percezione di quella che sarà l’esposizione della foto.
Non mancano poi i pulsanti configurabili, il joystick e due pulsanti personalizzabili nella parte anteriore. A destra è presente il doppio vano per una scheda SD e una XQD, mentre a sinistra ci sono la presa jack per il microfono, quella per le cuffie, l’ingresso per il telecomando, la porta USB-C e una porta HDMI a grandezza standard.
Le specifiche tecniche sono in linea con concorrenti come la Sony A7 RIII e la Nikon Z7, entrambe dotate di sensore fullframe da 47 Megapixel. Il sensore è appunto un modello da 47,3 Megapixel, che restituisce risultati di alto livello, sia come prestazioni di scatto, sia come fedeltà cromatica. Il sistema di messa a fuoco è in grado di rilevare automaticamente animali, volti e occhi e nella maggior parte dei casi offre buone prestazioni.
La batteria consente di fare circa 350 scatti, che è un po’ poco per un prodotto professionale: consigliamo di valutare l’acquisto di un secondo gruppo di batterie per raddoppiare l’autonomia.
Il software e i menu riprendono lo stile tipico delle mirrorless di Panasonic. Ci si muove fra sei diverse voci: fotografia, video, impostazioni di scatto, impostazioni della macchina, un menu completamente personalizzabile dall’utente con le funzioni più usate, e quello dedicato alla gestione della galleria. Per navigare si possono usare il joystick, il D-Pad o lo schermo touch, e questa varietà aiuta a destreggiarsi in qualsiasi condizione, anche d’inverno con i guanti.
Tra le impostazioni più rilevanti, segnaliamo la possibilità scattare a 187 Megapixel con il multiscatto: quando viene selezionata questa opzione, il sensore effettua microspostamenti e diversi scatti che vengono poi uniti dal software per formare un’unica immagine ad altissima risoluzione. Una funzione che dà il meglio di sé quando si fotografano oggetti statici e panorami.
Presenti poi impostazioni fotografiche tipiche come il time-lapse (con la possibilità di gestire il numero di scatti e l’intervallo tra uno e l’altro) e lo slow-motion fino a 180 fotogrammi al secondo a risoluzione Full HD. È poi possibile impostare lo scatto silenzioso.
L’autofocus funziona bene a meno di scatti molto particolari. Complessivamente siamo rimasti soddisfatti delle prestazioni del sistema di messa a fuoco, anche se non è esente da critiche. Può succedere che quando si sposta il pulsante di scatto sulla mezza corsa, se il soggetto non è perfettamente illuminato, viene messo a fuoco lo sfondo. Sono necessari 3-4 tentativi per riuscire a far mettere a fuoco correttamente, oppure intervenire tramite il touch o il joystick per spostare manualmente il punto di messa a fuoco. È una criticità che molto probabilmente dipende dal software, quindi può essere migliorata con un aggiornamento.
L’autofocus continuo durante i video, almeno con l’obiettivo fornito per la recensione, risulta avere un po’ di hunting: seppure il soggetto rimanga ben a fuoco durante tutta la fase di registrazione, si nota sullo sfondo un leggero spostamento, segno che l’autofocus continua ad applicare correzioni. È un po’ fastidioso, considerando il target di utenza, ma anche in questo caso può dipendere dall’obiettivo oppure dal software e quindi risolto o migliorato tramite un aggiornamento. Nel complesso l’autofocus è leggermente inferiore rispetto ai diretti concorrenti.
Gli scatti sono di alta qualità. Panasonic è riuscita a fare un buon lavoro per quanto riguarda il bilanciamento cromatico e la qualità generale dello scatto. Le foto risultano più naturali e fedeli all’originale rispetto a quelle fatte con le mirrorless di Sony che hanno una tonalità leggermente più calda.
Sul fronte della resistenza agli alti ISO, le foto sono usabili fino a 6400 ISO, oltre subentra una grana troppo evidente che rende la foto poco utilizzabile. È da tenere in conto che in ambito professionale difficilmente si lavora in condizioni di luminosità così scarsa.
La S1R si è rivelata alla pari con la Sony A7R3. I file RAW (quelli modificabili in post produzione) pesano tantissimo: si va da 60 a 100 MB per foto, ma al contempo offrono al fotografo ampi margini di ottimizzazione delle immagini a posteriore.
Appurato che la S1R è prima di tutto una macchina fotografica, può anche registrare video fino a 15 minuti. È un tempo inferiore alla maggior parte delle mirrorless, il che ne limita l’uso in questo contesto. È poi assente la possibilità di registrare video in 4:2:2 a 10-bit: la fotocamera si ferma all’8-bit 4:2:0, seppur sia possibile usare un registratore esterno per tale scopo.
Questo non significa che la fotocamera non sia in grado di effettuare riprese di buona qualità, ma solo che per un uso professionale in ambito video potrebbe risultare un po’ limitata. I video registrati in 4K sono comunque di alta qualità, con un dettaglio e una fedeltà cromatica esemplari e in grado di sfidare ad armi pari la concorrenza più agguerrita. Buone anche le prestazioni della doppia stabilizzazione del sensore e dell’obiettivo: chiunque sarà in grado di effettuare riprese stabili anche in condizioni non ideali. Mani più esperte riusciranno a ottenere un avvicinamento al soggetto, un panning o un tilt a mano libera senza troppe difficoltà.
Il professionista che deve occasionalmente registrare un video sarà soddisfatto; chi deve scattare parimenti foto e video dovrà guardare altrove.