“Gridano le persone in fuga ammassate sulle navi, in cerca di speranza, non sapendo quali porti potranno accoglierli, nell’Europa che però apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti, capaci di produrre devastazioni che non risparmiano nemmeno i bambini”. Così Papa Francesco ha denunciato quella che lui stesso ha definito una vera e propria “ipocrisia” del Vecchio continente. Bergoglio ne ha parlato ricevendo in Vaticano i partecipanti alla riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali. Il Papa ha anche confidato la sua “volontà di andare il prossimo anno” in Iraq, auspicando che il Paese “possa guardare avanti attraverso la pacifica e condivisa partecipazione alla costruzione del bene comune di tutte le componenti anche religiose della società, e non ricada in tensioni che vengono dai mai sopiti conflitti delle potenze regionali”. 

Nel suo discorso, Francesco ha chiesto di mettersi “in ascolto del grido di molti che in questi anni sono stati derubati della speranza: penso con tristezza, ancora una volta, al dramma della Siria e alle dense nubi che sembrano riaddensarsi su di essa in alcune aree ancora instabili e ove il rischio di una ancora maggiore crisi umanitaria rimane alto. Quelli che non hanno cibo, quelli che non hanno cure mediche, che non hanno scuola, gli orfani, i feriti e le vedove levano in alto le loro voci. Se sono insensibili i cuori degli uomini, non lo è quello di Dio, ferito dall’odio e dalla violenza che si può scatenare tra le sue creature, sempre capace di commuoversi e prendersi cura di loro con la tenerezza e la forza di un padre che protegge e che guida. Ma – ha aggiunto il Papa – a volte penso anche all’ira di Dio che si scatenerà contro i responsabili dei Paesi che parlano di pace e vendono le armi per fare queste guerre. Questa ipocrisia è un peccato”.

Lo sguardo di Bergoglio si è soffermato, poi, sulla Terra Santa, esattamente cinque anni dopo lo storico incontro per la pace che si tenne in Vaticano con i leader israeliani e palestinesi. “Auspico – ha affermato il Papa – che il recente annuncio di una seconda fase di studio dei restauri del Santo Sepolcro, che vede fianco a fianco le comunità cristiane dello statu quo, si accompagni agli sforzi sinceri di tutti gli attori locali ed internazionali perché giunga presto una pacifica convivenza nel rispetto di tutti coloro che abitano quella Terra, segno per tutti della benedizione del Signore”.  

Ai membri delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali, Francesco ha ricordato che “insieme al lamento e al pianto, sentirete in questi giorni voci di speranza e consolazione: sono gli echi di quella instancabile opera di carità che è resa possibile anche attraverso ciascuno di voi e gli organismi che rappresentate. Essa manifesta il volto della Chiesa e contribuisce a renderla viva, in particolare alimentando la speranza per le giovani generazioni. I giovani hanno il diritto di sentirsi annunciare la parola affascinante ed esigente di Cristo e, come abbiamo avuto modo di condividere durante l’assemblea del Sinodo dei vescovi dello scorso ottobre, quando incontrano un testimone autentico e credibile non hanno paura di seguirlo e di interrogarsi sulla loro vocazione”. Dal Papa l’invito a “proseguire e aumentare l’impegno perché nei Paesi e nelle situazioni che sostenete i giovani possano crescere in umanità, liberi da colonizzazioni ideologiche, con il cuore e la mente aperti, apprezzando le proprie radici nazionali ed ecclesiali e desiderosi di un futuro di pace e di prosperità, che non lasci indietro nessuno e nessuno discrimini”.

Incontrando, successivamente, i partecipanti all’incontro mondiale dei cappellani dell’Aviazione civile, Bergoglio ha aggiunto: “Non posso qui non menzionare i migranti e i profughi che raggiungono i maggiori aeroporti con la speranza di poter chiedere asilo o trovare un rifugio, o che sono bloccati in transito. Invito sempre le Chiese locali – è stato l’appello del Papa – alla dovuta accoglienza e sollecitudine nei loro confronti, pur se si tratta di una responsabilità diretta delle Autorità civili. Fa parte anche della vostra cura pastorale vigilare che sia sempre tutelata la loro dignità umana e siano salvaguardati i loro diritti, nel rispetto della dignità e delle credenze di ciascuno. Le opere di carità nei loro confronti costituiscono una testimonianza della vicinanza di Dio a tutti i suoi figli”.

Twitter: @FrancescoGrana

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