Era costretto a fare un secondo lavoro, come lo sono in molti nell’era del precariato e degli stipendi troppo bassi rispetto al costo della vita. Postino durante la settimana, fattorino nei weekend. Alla fine, per riuscire a mettere insieme uno stipendio adeguato, tante ore passate su uno scooter, per portare a domicilio una raccomandata o una pizza, ma sempre in pericolo nel traffico di Bologna. Ed è sulla strada, mentre tornava alla base dopo l’ennesima consegna, che ha perso la vita Mario Ferrara, 51 anni, in un incidente che ha ancora molti punti da chiarire. Quello che è certo è che lo scontro è avvenuto con una volante della Polizia, appena uscita per un allarme scattato in un negozio della zona. L’uomo è stato sbalzato dallo scooter e ha fatto un volo di diverse decine di metri, raccontano i testimoni. Soccorso dal 118 con un lungo intervento di rianimazione, è morto poco dopo l’arrivo all’ospedale Maggiore.
L’episodio è avvenuto domenica intorno alle 22 nel quartiere San Donato, a pochi passi dalla pizzeria Pantera Rosa, dove Ferrara lavorava, e ha scatenato la protesta dei Riders Union Bologna, la rappresentanza autonoma territoriale dei fattorini. Le loro battaglie sono da sempre quelle di chi lavora per i grandi nomi del food delivery, ma poco importa: “Anche se con una formula diversa, Mario rimane un precario del lavoro, proprio come chi consegna per Glovo, Deliveroo o UberEats”, spiega al FattoQuotidiano.it Tommaso Flachi, uno dei promotori del presidio di protesta indetto per lunedì alle 18 in Piazza del Nettuno. “Non è una fatalità. L’assenza di diritti e tutele, la mancanza di un’assicurazione, l’invisibilità cui ci vorrebbero costringere gridano vendetta”.
LA DINAMICA – La cosa certa, per il momento, è che la volante si trovava su via del Lavoro quando si è scontrata con lo scooter di Ferrara, che proveniva da una laterale, all’incrocio con via Luigi Vestri. Gli accertamenti sono ancora in corso, con la polizia che sta ascoltando i presenti e visionando filmati di telecamere della zona. I due agenti sono rimasti lievemente feriti e sono stati visitati anche per lo stato di choc in cui li hanno trovati i soccorritori.
I COLLEGHI – I colleghi di Ferrara, ancora scossi, ne parlano come una persona tranquilla e riservata: “Uno che lavora e non da problemi. Era con noi da circa due anni, faceva qualche fine settimana ogni tanto”, racconta Filomena Stasi. Ferrara, che non aveva figli, viveva con la sua compagna a Bologna già da qualche anno, lontano da gran parte della famiglia che invece abita in Puglia. Al lavoro settimanale alle Poste aveva affiancato quello di fattorino il sabato e la domenica, ma solo ogni tanto. I turni, come in ogni pizzeria, vanno dalle 19 alle 22 e 30, orario di punta delle consegne. “Erano circa le 10. Io ero in cassa, c’era tanta confusione e non mi sono accorta di nulla, ma chi stava in cucina, che affaccia sulla strada, ha sentito un rumore fortissimo, così come chi sta al piano di sopra. Abbiamo visto le luci della polizia e poco dopo qualcuno ci ha detto che il nostro fattorino aveva fatto un incidente”. Lo scontro, in realtà, è avvenuto molto prima lungo quella via, ma questo conferma il racconto di chi dice di aver visto il motorino di Ferrara a trenta metri dall’incrocio e lui sbalzato ancora più lontano.
I PRECEDENTI – La morte di Ferrara avviene in una città, Bologna, che nell’ultimo periodo ha visto incrementare gli incidenti con i fattorini coinvolti, così come accade a Milano, dove giovedì scorso sono finiti a terra quattro rider. In Italia i precedenti ufficiali sono due: Maurizio Cammillini, rider pisano di 29 anni che lo scorso che settembre si è schiantato per evitare di consegnare in ritardo due panini e un fritto, e Alberto Pollini, travolto il 1 dicembre a Bari da un’auto mentre con il suo scooter stava portando a un cliente la sua cena. Francesco Iennaco, 28 anni, invece ha perso una gamba a Milano dopo essere finito sotto un tram, in maggio. “Non può essere un caso che Mario sia l’ultimo di una lunga serie di lavoratori che perdono la vita per consegnare una pizza o un panino in un contesto di peggioramento delle condizioni lavorative”, attacca Riders Union Bologna. “È arrivato il momento che le aziende e le istituzioni si facciano carico delle responsabilità che hanno portato all’ennesimo tragico epilogo. Lo ripetiamo da mesi: la parte datoriale deve ascoltarci e sedersi con le rappresentanze dei riders auto organizzati che chiedono i giusti riconoscimenti”.