In Corea del Nord ci sono almeno 318 luoghi dove vengono messe in atto esecuzioni pubbliche alle quali sono costrette ad assistere anche migliaia di persone, tra cui i familiari delle vittime, inclusi i bambini. Lo denuncia un rapporto dell’ong attiva nei diritti umani Transitional Justice Working Group, con sede a Seoul, in Corea del Sud. Lo studio è frutto di quattro anni di lavoro, e si basa su 610 interviste a disertori del regime nordcoreano e sull’uso di immagini satellitari per mappare i luoghi. Sono stati individuati anche i luoghi in cui i corpi “vengono smaltiti dallo Stato” e gli uffici dove sono raccolti i documenti e le prove delle esecuzioni.
Le esecuzioni avvengono spesso vicino a fiumi, campi, mercati, scuole, strutture sportive oppure campi di lavoro e rieducazione. Lo scopo è dare il messaggio al maggior numero di persone, che varia da alcune centinaia fino a migliaia. Prima dell’uccisione, c’è quasi sempre un breve “processo” in cui vengono solo dichiarate le accuse e viene pronunciata la sentenza di morte, senza che all’imputato sia concesso un avvocato. Sono stati segnalati anche 19 casi di esecuzioni sommarie, con più di dieci persone uccise. Spesso, le forze dell’ordine usano “metal detector per sequestrare cellulari, in modo che impedire che gli eventi vengano registrati”. Il governo di Kim Jong Un è sempre molto attento che le informazioni non escano dal Paese.
I luoghi dove sono state segnalate le esecuzioni
Il documento, presentato oggi, presenta 323 segnalazioni di siti di uccisione da parte di testimoni di prima o seconda mano, tra cui un bambino di 7 anni, figlio di uno dei condannati. I reati più comuni per la pena di morte includono: omicidio o tentato omicidio, furto di rame, tratta di esseri umani, furto di cibo, mucche e altre forme di proprietà e reati economici, ma anche reati politici come vedere un programma televisivo della Corea del Sud. Tuttavia, segnala il rapporto, “data la mancanza di un giusto processo nel sistema giudiziario nordcoreano, è difficile sapere se le accuse annunciate in occasione di un’esecuzione corrispondono effettivamente all’atto commesso dall’imputato”. Quasi tutti gli omicidi sanzionati dallo Stato sono eseguiti per fucilazione.
I testimoni intervistati hanno dichiarato che i corpi delle persone uccise di solito non vengono restituiti alla famiglia, né vengono rivelati i luoghi di sepoltura. La ricerca ha raccolto però 25 segnalazioni di siti in cui i cadaveri sono stati smaltiti dallo Stato, compresi i luoghi di cremazione. Sette di questi siti contengono più di due corpi insieme. Tra le persone intervistate, l’83% ha assistito a un’esecuzione pubblica e il 53% di essi è stato costretto dalle autorità ad assistere a un’esecuzione in una o più occasioni. Di questi, il 16 per cento è un familiare di una delle persone giustiziate. Il 27% degli intervistati è invece un familiare di persone vittime di sparizione forzata. Ad oggi, l’83 per cento dei dispersi è ancora disperso.
I siti segnalati dove vengono “smaltiti” i corpi