Il direttore di RaiDue ha rotto il silenzio: "Quello che i media percepiscono solo ora è stato analizzata là, in trasmissione, con veemenza subito, da tutti noi. Indignati e costernati. Lucci comunque aveva reagito prontamente", ha spiegato al Corriere e al Messaggero
Non si placano le polemiche su Realiti, il programma di Enrico Lucci che al debutto ha dato spazio a due neomelodici: Leonardo Zappalà in arte Scarface e Niko Pandetta detto Tritolo, nipote di Turi Cappello, boss condannato all’ergastolo per mafia. Il primo dopo aver visto un filmato su Falcone e Borsellino ha così commentato: “Queste persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l’amaro“. Il secondo si è invece espresso in questo modo: “Mio zio scrive i testi delle canzoni dal 41 bis, il primo cd l’ho finanziato con una rapina”.
Parole pronunciate in diretta su Rai2 che, come immaginabile, non sono passate inosservate suscitando diverse reazioni. “Parole indegne“, avevano tuonato da Viale Mazzini annunciando un’indagine interna mentre l’amministratore delegato Fabrizio Salini aveva parlato di una situazione “inaccettabile” e che “non può e non deve accadere” per poi aggiungere: “Abbiamo il dovere di essere garanti della legalità. In questo caso non lo siamo stati, chiediamo scusa ai parenti di Falcone e Borsellino, ai familiari di tutte le vittime della mafia e ai telespettatori”.
“La bufera è scoppiata perché nessuno ha visto la trasmissione che si chiama Realiti e appunto affronta temi caldi, quello che avviene nello show umano mondiale. Ho invitato un neomelodico, un pischelletto che prima di entrare mi ha detto: ‘Io non sono mafioso, ma dicendolo ho più follower‘”, racconta Enrico Lucci al quotidiano La Stampa. L’ex iena precisa di non essere l’autore del programma: “Non sono l’autore del programma. Gli ho chiesto quali sono i suoi miti e poi gli ho consigliato di studiare, gli ho detto che non conosceva la storia e anche Borrelli (consigliere regionale campano, ndr) se l’ è presa con il suo atteggiamento da gangster. Gli dico che la mafia è merda e cerco di trattarlo da padre, in fondo non avevo davanti Riina, ma un ragazzetto ignorante. Gli ho parlato dei grandi siciliani, di Pio la Torre, di Piersanti Mattarella e dei nostri fratelli Falcone e Borsellino e qui è scattato l’applauso”.
Carlo Freccero rompe il silenzio: “Quello che i media percepiscono solo ora è stato analizzata là, in trasmissione, con veemenza subito, da tutti noi. Indignati e costernati. Lucci comunque aveva reagito prontamente”, spiega al Corriere e al Messaggero aggiunge: “Mi scuso pubblicamente“, in attesa di un confronto con i vertici.
“Ma dobbiamo davvero parlare di un imbecille del genere che vomita stupidaggini in tv? Non ho visto la trasmissione per fortuna, mi dicono che qualcuno ha provato a frenare l’imbecille ma bisognava cacciarlo dallo studio. I vertici Rai hanno stigmatizzato e questo solleva me e tanti impegnati alla Fondazione Falcone per fare crescere una sensibilità antimafia per rinnovare memoria ed esempio, per informare su cosa hanno fatto uomini come Giovanni e Paolo”, dichiara Maria Falcone a Repubblica. Un consiglio poi a chi lavora dietro le quinte: “Fondamentale un controllo da parte di autori e conduttori di trasmissioni che tanto impatto hanno sull’opinione pubblica e sulla formazione delle coscienze. Occorre massima attenzione quando si affrontano temi così importanti.”
“E’ inaccettabile vedere insultare in un programma Rai i giudici Falcone e Borsellino o sentire inneggiare ai clan che vorrebbero realizzare attentati contro di me e la mia scorta”, aggiunge Paolo Borrometi, giornalista siciliano minacciato più volte dalla mafia e sotto scorta dal 2014. La puntata incriminata non è disponibile su RaiPlay e la prossima sarà trasmessa in seconda serata, in differita per evitare altri problemi. Al debutto Realiti aveva ottenuto ascolti flop con appena 428.000 telespettatori e il 2,45% di share.