La posizione dell'imprenditore era stata stralciata. Nel processo principale sono imputati, tra gli altri, l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, la sua compagna Elisabetta Tulliani, il fratello Giancarlo e il padre Sergio
Rinviato a giudizio per l’accusa di associazione a a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio ed evasione fiscale, Francesco Corallo, noto come il “re delle slot”. Lo ha deciso il gup di Roma accogliendo la richiesta della Procura. La posizione di Corallo era stata stralciata rispetto al processo principale che vede imputati, tra gli altri, l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, la sua compagna Elisabetta Tulliani, il fratello Giancarlo e il padre Sergio. I difensori di Corallo avevo presentato una serie di eccezioni e i giudici della IV sezione collegiale, dove è in corso il processo principale, avevano mandato gli atti al gup. Il processo è stato fissato al prossimo 22 ottobre davanti ai giudici della II sezione.
Cuore del processo l’ipotizzata attività di riciclaggio che coinvolge l’intera famiglia Tulliani e Corallo. Una indagine in cui un ruolo centrale aveva avuto, secondo gli inquirenti romani, l‘operazione di compravendita di un appartamento a Montecarlo, lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. Coinvolti nel procedimento anche l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Laboccetta. Secondo l’accusa, Corallo e gli altri avrebbero fatto parte di un’associazione per delinquere che, nell’evadere le tasse, era dedita al riciclaggio di centinaia di milioni di euro.
I soldi, una volta ripuliti, sarebbero stati utilizzati da Corallo per attività economiche e finanziarie, ma anche nell’acquisto di immobili che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani. Gli accertamenti del procuratore aggiunto Michele Prestipino e del pm Barbara Sargenti avevano riguardato anche l’immobile Boulevard Principesse Charlotte 14 finito nella disponibilità di Giancarlo Tulliani. L’appartamento monegasco, secondo l’ipotesi della procura, sarebbe stato acquistato da Tulliani junior grazie ai soldi di Corallo attraverso due società (Printemps e Timara) costituite ad hoc.
Il coinvolgimento di Fini, che ha sempre respinto le accuse, è legato proprio al suo rapporto con Corallo. Un rapporto, per la procura, che sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani. Quest’ultimi, in base a quanto accertato dagli inquirenti, avrebbero ricevuto su propri conti correnti ingenti somme di danaro riconducibili a Corallo e destinati alle operazioni economico-finanziarie dell’imprenditore messe in atto tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia. Un rapporto, quello tra l’ex vicepremier e Corallo, scriveva il gip Simonetta D’Alessandro nell’ordinanza di arresto di Giancarlo Tulliani, maturato apparentemente solo dopo un’importante gara, bandita nel 2002, vinta dalla Rti del “Re delle slot” in materia di giochi.