Dopo Milano, Vodafone accenderà domenica il 5G anche a Roma, Napoli, Torino e Bologna: “Forse non si sa o si vuole colpevolmente ignorare il rischio inaudito che si sta facendo correre alla popolazione costringendola all’esposizione continuativa e persistente con le irradiazioni di ubiquitari campi elettromagnetici – affermano i parlamentari Sara Cunial, Silvia Benedetti, Veronica Giannone, Gloria Vizzini e Saverio De Bonis, impegnati nella richiesta di una moratoria al governo Conte – ci appelliamo ai sindaci, primi responsabili della condizione di salute della popolazione del proprio territorio. In linea con il principio di precauzione, al fine di garantire la tutela del diritto alla salute e a vivere in un ambiente salubre, sancito anche dalla nostra Costituzione, abbiamo chiesto alle amministrazioni di fare un passo indietro dimostrando così che la vita umana, il nostro Paese e il futuro di tutti noi vengono prima delle logiche di mercato e degli interessi di qualche multinazionale di telefonia”.
Invece dei sindaci (o delle telco che irradiano 5G senza studi preliminari né prove sugli effetti biologici per umanità ed ecosistema bersagliate da inesplorate radiofrequenze) hanno risposto tre membri del cosiddetto Intergruppo Innovazione, senatori e deputati in avanscoperta nelle aziende come scolaresche in gita premio, assertori di intelligenza artificiale ed Internet delle cose.
Senza chiarirne la fonte, per Diego De Lorenzis “ci sentiamo di rassicurare sotto questo profili i cittadini (in base a cosa? Mistero…), si stanno verificando le ricadute sanitarie di questa nuova tecnologia” (come? Con quali indagini? Mistero…). Per Paolo Nicolò Romano “è lecito avere timori” (ah, e quindi?) ma “finalmente un gran bel passo per il nostro Paese con il progetto Vodafone Giga Network” (ciliegina sulla torta), mentre Mirella Liuzzi apprende “con stupore dell’iniziativa di alcuni parlamentari che avrebbero lanciato un appello ai sindaci per sospendere le sperimentazioni della rete 5G, per limitare i danni legati al possibile inquinamento elettromagnetico. È incredibile”.
Peccato che poco credibile appaia invece proprio la legittimità del 5G, bandito nelle radiofrequenze millimetriche in asta MiSe senza il preventivo parere sanitario obbligatorio per legge dal 1978: “la Legge di Riforma sanitaria, al Capo II sulle ‘Competenze dello Stato’ in materia di ‘commercio e impiego di forme di energia capaci di alterare l’equilibrio biologico ed ecologico’ (Articolo 6, Comma i), dà al governo la competenza per chiedere un parere sanitario a due agenzie di salute pubblica: l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (Ispesl), ente abrogato le cui funzioni sono oggi state assunte dall’Inail, e l’Istituto Superiore di Sanità”.
A scoprirlo un’associazione di malati cronici che, per non ritrovarsi seriamente danneggiati dalla preannunciata overdose d’elettrosmog, valutano di ricorrere in Procura appellandosi all’art. 32 della Costituzione, mentre al tribunale di Prato sono già finiti due esposti – depositati nel mezzo dell’ultima campagna per le amministrative finita con l’elezione del primo consigliere straniero cinese: Marco Wong, storico rappresentante della comunità orientale, che è stato eletto nel consiglio toscano con la lista del riconfermato sindaco Matteo Biffoni – e nella Smart City vicino Firenze ci si interroga su ombre, opportunità e possibili conflitti d’interessi, visto che dal 2004 al 2009 Wong fu vicepresidente di Huawei Italia e poi direttore generale di una joint venture Tim-China Unicom. Tutto questo mentre all’estero aumenta la lista dei precauzionisti: approvata la moratoria in tre cantoni federali svizzeri e in Belgio (regione di Bruxelles).
Dall’America l’ultima notizia arriva dallo Stato della Louisiana. Per scongiurare pericoli sulla salute, hanno approvato uno studio medico-scientifico per valutare le possibili ripercussioni sui cittadini “considerando che la tecnologia 5G è destinata ad aumentare notevolmente la capacità dei dispositivi e connettività, ma può anche comportare rischi per l’ambiente a causa di un aumento delle frequenze e delle esposizione alle radiazioni; considerando che è necessario uno studio per esaminare i vantaggi e i rischi associati alla tecnologia 5G, con particolare attenzione all’impatto ambientale e ai potenziali effetti correlati; che la tecnologia 5G richiede mini-antenne da posizionare a breve distanza, più vicine alle persone rispetto alle antenne già esistenti; che il 5G funzionerà in combinazione con l’infrastruttura tecnologica 3G e 4G; che il settore assicurativo può aver posto esclusioni nelle politiche di esenzione danni causati da questa tecnologia e che taluni fabbricanti forniscono avvertenze ai consumatori in merito all’utilizzo di dispositivi che utilizzano questa tecnologia”.
Al Wireless technology Symposium di Toronto (Canada), gli esperti hanno discusso sulle prove per gli effetti nocivi sulla salute derivabili dal 5G, mentre in Ontario medici e scienziati si sono detti apertamente preoccupati alle autorità di governo. Per questo l’alleanza italiana Stop 5G ha promosso le “Giornate di mobilitazione nazionale 15 e 21 Giugno 2019”, per rafforzare al governo la richiesta di moratoria in Italia: all’appello hanno aderito i cittadini di oltre 20 città per un evento patrocinato dai medici per l’ambiente di Isde Italia, scienziati dell’Istituto Ramazzini e sindaci dell’Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni d’Italia. Nonostante censure e negazionismo, una catena umana per la precauzione coprirà l’Italia.