Economia

Fisco, Salvini rilancia la voluntary su cassette di sicurezza. “Far pagare per ridare il diritto di usare contanti nascosti”

Il vicepremier non ha specificato quale aliquota dovrebbe versare chi dichiara. Di per sé l'idea dell'emersione del contante non è nuova: era prevista già dalla voluntary disclosure bis del governo Renzi. Ebbe scarso successo perché bisognava dichiarare che i valori non derivavano da reati. E secondo il procuratore di Milano Francesco Greco si tratta “sempre” di “denaro di provenienza illecita”. Marattin (Pd): "L'avevamo detto che sarebbero arrivati a toccare i risparmi degli italiani. Irresponsabili"

La riapertura dei termini per accedere a rottamazione e saldo e stralcio non basta a Matteo Salvini. Che, dallo studio di Porta a porta, ha rilanciato la proposta di “una pace fiscale per far emergere il denaro contante depositato nelle cassette di sicurezza, fermo. Mi dicono che ci sono centinaia di miliardi”. “Potremmo metterli in circuito per gli investimenti. Si potrebbe far pagare un’imposta e ridare il diritto di utilizzarli”, ha spiegato il vicepremier e ministro dell’Interno, “e lo Stato incasserebbe miliardi da reinvestire per la crescita. Parliamo di soldi tenuti sotto il materasso“. Nel 2016 il procuratore di Milano Francesco Greco aveva stimato in “circa 150 miliardi“ i contanti “chiusi in cassette di sicurezza in Italia e all’estero”, aggiungendo però che si tratta “sempre” di “denaro di provenienza illecita”, cioè frutto di reati o evasione fiscale.

Il leader leghista non ha specificato quale aliquota dovrebbe versare chi dichiara i soldi nascosti. Di per sé l’idea dell’emersione del contante non sarebbe una novità. La possibilità di dichiarare i valori nascosti nelle cassette era prevista già dalla voluntary disclosure del governo Renzi, anche se nel 2017 l’esecutivo dopo le polemiche e un intervento di moral suasion del capo dello Stato Mattarella rinunciò all’intenzione far pagare un forfait del 35% ripiegando sul normale calcolo delle somme emerse nei redditi soggetti alle normali aliquote Irpef, progressive per fasce di reddito. Prevista comunque l’esclusione dalla punibilità per determinati reati, tra cui anche il riciclaggio, punto ora al vaglio della Consulta per possibile illegittimità costituzionale.

Nonostante proprio il Pd abbia promosso un’operazione simile, e nonostante i soldi di cui si parla siano il frutto di reati e non i risparmi dell’italiano medio, il deputato dem Luigi Marattin ha commentato dicendo: “L’avevamo detto che sarebbero arrivati a toccare i risparmi degli italiani. Certo, non ci aspettavamo così presto. Irresponsabili“. Sulla stessa linea il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio, che ha parlato di “inquietante proposta di Salvini” che “rivela lo stato confusionale del governo. In dodici mesi hanno azzerato la crescita e aumentato l’indebitamento”. Il deputato Pd Emanuele Fiano si chiede invece se “Salvini vuole forse condonare i fondi neri della mafia e della criminalità organizzata” affermando che la proposta “sarebbe  un enorme regalo alla criminalità organizzata. Una proposta irresponsabile che dimostra quanto sia grave la situazione economica se il governo alimenta il sospetto di poter chiedere aiuto alle mafie per finanziare la prossima legge di bilancio”.

Salvini ha chiarito che in discussione non ci sono “tasse sui risparmi, sui conti correnti degli Italiani o su cassette di sicurezza” e “l’unico ragionamento in corso riguarda una “pace fiscale” per chi volesse sanare situazioni di irregolarità relative, oltre che ad Equitalia, al denaro contante”.

All’epoca della voluntary bis renziana l’emersione del contante ebbe comunque scarsissimo successo. Questo perché l’Agenzia delle Entrate impose che l’apertura della cassetta e l’inventario avvenissero alla presenza di un notaio e aveva richiesto una dichiarazione in cui il contribuente doveva attestare che soldi e gioielli non derivassero da reati. I professionisti che assistevano il contribuente e gli intermediari erano chiamati a segnalare gli importi ai fini della prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. Chi dichiarava il falso rischiava tra i 18 mesi e i 6 anni di carcere.