E’ passato qualche giorno dall’ultimo Gp che ha scatenato polemiche a non finire sulla scelta di penalizzare Sebastian Vettel e la sua Ferrari. Ne ho lette e ascoltate di tutti i colori in rete, sulla carta stampata e anche in tv. Più che il fatto accaduto in pista mi stupiscono le reazioni che questo ha scatenato, reazioni a volte al limite dell’ammissibile. Da chi ha detto in diretta tv che la Federazione avrebbe dovuto chiudere un occhio, a chi sempre in tv, qualche giorno dopo, ha dato del frustrato a Emanuele Pirro (uno dei commissari giudicanti in Canada). Piloti che si sono immediatamente lanciati in difesa del tedesco della Rossa, senza pensare che loro, al posto di Lewis Hamilton, difficilmente avrebbero alzato il piede per evitare l’impatto. Giusto, caro Nigel Mansell?
In pochi hanno detto, invece, che seppur sbagliata la regola c’era e andava applicata. Trovo più sensato criticare la regola, non chi l’ha applicata: commissari e Federazione. Sono completamente d’accordo con chi pensa che molte delle attuali regole in Formula 1 siano folli. Andrebbero allora riviste e riscritte, ma non si può commentare con quell’impeto e quella rabbia che ho visto, sia nei social sia tra alcuni addetti ai lavori.
La mia opinione è semplice: difendo Vettel in quanto – come forse altri piloti – penalizzato da una regola forse troppo restrittiva, ma difendo i commissari che hanno applicato un regolamento voluto così proprio dai piloti stessi.
In conclusione, visto che in molti hanno commentato quanto accaduto con toni da stadio, faccio un esempio calcistico: si può contestare la regola del fuorigioco perché la si trova assurda, ma non si può contestare l’arbitro che annulla il gol segnato in fuorigioco. Vettel per il regolamento ha sbagliato, per le nostre coscienze magari no, ma i regolamenti in F1 ora sono questi. Facciamocene una ragione.