Scuola

Genova, stranieri a scuola con bambini per i corsi d’italiano. Comune chiede chiarimenti, ma i prof li difendono

Dopo le lamentele di un genitore, l’assessora all’Istruzione della giunta di centrodestra chiede spiegazioni sul perché gli allievi dei corsi di lingua usino la stessa entrata dei bambini: “Evitare promiscuità”. L’assemblea degli insegnanti: “Ingressi diversi si usavano dopo le Leggi Razziali del 1938”. Presentata interrogazione al sindaco. La capogruppo Pd Lodi: “O spiega o si dimette”

Un genitore che scrive al Comune per lamentarsi della presenza, nella scuola del figlio, di stranieri che entrano addirittura dallo stesso portone. E l’assessora all’Istruzione che fa telefonare alla preside per chiedere spiegazioni. Succede a Genova, in pieno centro: la scuola è la primaria “Descalzi-fratelli Polacco” di via Vincenzo Ricci, a due passi dalla stazione Brignole. Da vent’anni, spiegano i docenti, l’istituto ospita corsi di italiano per stranieri a cura dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti. Nulla di strano, quindi, che in alcuni orari gli allievi dei corsi frequentino l’edificio insieme ai giovani studenti. Il genitore in questione, però, non gradisce e si rivolge direttamente alla giunta comunale guidata dal sindaco di centrodestra Marco Bucci, nella persona dell’assessora alle Politiche educative e all’Istruzione Francesca Fassio (Forza Italia). La quale immediatamente si adopera e fa chiamare la scuola “colpevole” dalla propria segreteria. “In quanto amministratore ho il dovere di dare risposte alle domande dei cittadini”, spiega l’assessore Fassio contattata da ilfattoquotidiano.it. “Ho fatto chiamare per informarmi, perché cerco sempre di dare seguito alle segnalazioni che mi arrivano”.

Ma il collegio dei docenti non ci sta e risponde con una lunga nota in cui denuncia l’accaduto, a partire dal fatto che il genitore si sia rivolto direttamente al Comune invece che al personale scolastico:  “Avrebbe potuto e dovuto, come vorrebbe la prassi – scrivono gli insegnanti  – rivolgersi alle figure sempre presenti e disponibili nella scuola per avere chiarimenti circa la presenza di queste persone straniere: il personale Ata, la referente di plesso, i docenti avrebbero potuto fugare qualsiasi dubbio e, anzi, avrebbero potuto invitare il genitore ad incontrare il maestro Giorgio Duò, storica figura della scuola e titolare del corso”. “Ma visti i tempi che corrono – dice una docente della scuola a ilfatto.it – probabilmente ha pensato di trovare maggior sensibilità nella politica”. Peraltro, chiariscono, sarebbe bastato “leggere la descrizione, pubblicata sul sito, delle attività che si svolgono nella scuola o almeno ascoltare quanto viene descritto e spiegato nel corso degli Open Day” per essere informati sul motivo della presenza di stranieri a scuola. “Colpisce – aggiunge il collegio docenti – che tutto ciò sia avvenuto in una scuola, luogo che è per definizione e Costituzione inclusivo, luogo in cui si insegna ai bambini a non fare distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Non solo: l’istituto di via Ricci è intitolato ai due fratellini di 2 e 4 anni Roberto e Carlo Polacco, figli del custode della sinagoga di Genova, deportati e uccisi ad Auschwitz nel dicembre 1943. E proprio al periodo delle leggi razziali fanno riferimento gli insegnanti nel condannare la vicenda: “La nostra scuola dopo le indegne Leggi Razziali del 1938 è stata per qualche anno sede delle classi separate e diverse dei bambini ebrei genovesi: il nostro archivio conserva ancora i registri di quelle classi con l’infamante timbro che indicava la razza ebraica o i fascicoli personali dei docenti che furono licenziati perché ebrei. All’epoca sì che quei bambini e i loro docenti entravano e uscivano da un ingresso diverso dagli altri!”, scrivono. “Anche per questo ci pare significativo e al tempo stesso incoraggiante che proprio questo edificio sia ora sede di un corso di lingua Italiana per stranieri che accoglie e include tutti”.

L’assessore Fassio, però, fa sapere di non approvare il fatto che i corsi si sovrappongano all’orario scolastico dei bambini. “Di solito si cerca di evitare la promiscuità con gli adulti e l’entrata dallo stesso ingresso”, dice a ilfatto.it. “A mio avviso è una scelta inusuale e anche abbastanza inopportuna. Io stessa mi farei qualche domanda vedendo adulti che frequentano la scuola di mio figlio in orario di lezione, a prescindere dal fatto che siano italiani o stranieri”.

Sulla vicenda i gruppi del Pd e del Movimento 5 stelle in consiglio comunale hanno presentato un’interrogazione al sindaco, che però non è stata messa in discussione dal presidente dell’assemblea – il leghista Alessio Piana – per mancanza dei requisiti di “attualità e rilevanza collettiva”. Nel pomeriggio però l’assessore ha diffuso un comunicato stampa in cui precisa che le scuole genovesi “sono frequentate da alunni di ogni razza”. Una toppa peggiore del buco per l’opposizione, che stigmatizza l’espressione usata: “L’assessore alla scuola dovrebbe sapere che di razza ce n’è una sola, quella umana”, scrive il coordinatore del Pd genovese Alessandro Terrile. Dopo qualche ora, il comunicato è stato aggiornato con il termine modificato in “etnia”. “Quest’amministrazione dimostra una volta di più la sua totale inadeguatezza rispetto ai valori dell’accoglienza e della Costituzione”, spiega la capogruppo Cristina Lodi. “La telefonata dell’assessore è un fatto fortemente politico su cui pretendiamo spiegazioni. Se non è in grado di darne significa che è inadeguata al suo ruolo e in quel caso l’unica strada sarebbero le dimissioni immediate”.

Twitter: @paolofrosina