La polizia ha usato proiettili di gomma e lacrimogeni contro migliaia di manifestanti che hanno inondato le strade della città e hanno costretto il Consiglio legislativo a sospendere "a data da destinarsi" il dibattito su un disegno di legge controverso sull'estradizione. Il capo segretario della città: "Disperdetevi. Non sfidate la legge". Le persone arrestate rischiano fino a 10 anni di carcere
Hanno sfondato il cordone della polizia e invaso il Parlamento. I cittadini per le strade di Hong Kong sono centinaia di migliaia. Da tre giorni assediano le strade intorno al Consiglio legislativo della città e non accennano a smobilitarsi. L’obiettivo era bloccare il voto su un progetto di legge del governo locale per autorizzare le estradizioni verso la Cina continentale, che è stato rinviato questa mattina “a data da destinarsi” a causa delle contestazioni. Ma gli scontri tra i manifestanti e la polizia stanno diventando sempre più duri: per ora si contano almeno 20 feriti. I manifestanti hanno lanciato bottiglie incendiarie ed eretto barricate e le forze dell’ordine hanno usato proiettili di gomma, gas urticante, cannoni ad acqua e lacrimogeni. Il capo della polizia, Lo Wai-chung, ha detto che gli scontri sono stati riclassificati come “rivolta”: da questo momento, le persone arrestate rischiano fino a 10 anni di carcere.
“Non abbiamo avuto altra scelta che usare armi per impedire a questi dimostranti di travolgere le nostre linee difensive”, ha dichiarato il comandante. “Noi condanniamo questo comportamento irresponsabile. Non c’è bisogno di recare danni a persone innocenti per esprimere le proprie opinioni. Noi chiediamo alle persone di non fare nulla di cui si potranno pentire per il resto della loro vita”. Il capo dell’esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, ha commentato gli scontri affermando: “È ovvio che questi non sono cortei pacifici ma rivolte organizzate”, aggiungendo poi che “le azioni rivoltose che danneggiano la società pacifica, ignorando la legge e la disciplina, sono inaccettabili per qualunque società civilizzata”.
Le proteste sono iniziate tre giorni fa, quando un milione di cittadini si sono riversati in strada contro il testo di legge voluto dalle autorità pro-Pechino. Il capo segretario di Hong Kong, Matthew Cheung, in un video, ha invitato “i cittadini che si sono riuniti a mostrare capacità di controllo il più possibile, a disperdersi pacificamente e non sfidare la legge”. Quella di Cheung è la prima reazione ufficiale al blocco delle strade principali della città. Molti dei manifestanti hanno chiesto un giorno di permesso al lavoro, indossano mascherine sulla bocca e hanno scritto il numero di telefono del loro avvocato sul braccio.
La Cina continua a sostenere con forza il governo di Hong Kong. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, ha affermato che qualsiasi azione che danneggi Hong Kong è “osteggiata dalla pubblica opinione locale”. Lunedì, Pechino aveva già ribadito che nonostante le proteste la sua posizione restava a sostegno della legge e si opponeva alle “interferenze esterne”. Secondo i manifestanti, la legge metterà i cittadini di Hong Kong in balia di un sistema giudiziario cinese opaco e politicizzato. Contro questa proposta di legge, già nell’aprile 2014, si era tenuta la più grande manifestazione del Paese, da cui era nato poi il “Movimento degli ombrelli”.
La legge di estradizione viene considerata dalla maggior parte degli abitanti di Hong Kong come un attentato al principio “un paese due sistemi”, che serve a garantire il rispetto delle libertà democratiche nell’ex colonia britannica dopo il ritorno sotto la sovranità cinese. “Quando vediamo un milione di persone scendere in strada, significa che Hong Kong è veramente in pericolo”, dichiara un manifestante, che non vuole dire il suo nome per paura di ripercussioni. Non c’è soltanto il timore che l’estradizione colpisca gli attivisti per la democrazia, ma anche che venga messa a rischio la libertà economica. Oltre mille imprese hanno annunciato una serrata di protesta per la giornata di oggi, mentre la confederazione sindacale di Hong Kong ha invitato i lavoratori a mettersi in malattia. Insegnanti e dipendenti dei servizi sociali si sono messi in sciopero e gli autobus marciano a rilento per bloccare il traffico.
— Mike Ives (@mikeives) 12 giugno 2019
Intanto, la borsa di Hong Kong ha scontato la protesta, perdendo l’1,8%. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in calo dello 0,35% a 21.129,72 punti; Shanghai -0,36%, Sidney piatta con -0,01%, Seoul -0,30%. Sotto i riflettori anche i nuovi attacchi di Donald Trump contro la Cina, nel pieno dell’escalation della guerra commerciale contro il paese.