Un punteggio esatto per ogni risultato ottenuto. Poi, sulla base di quella valutazione, avverrà la nomina ai vertici degli uffici giudiziari. È un vero e proprio sistema di punti e graduatorie quello al quale sta lavorando il ministero della giustizia. I tecnici dell’ufficio legislativo di via Arenula stanno studiando alcune proposte per riformare le regole seguite dal Consiglio superiode della magistratura nella scelta dei magistrati. Un modo per provare a garantire meritocrazia nella scelta delle toghe da parte dell’organo di autogoverno.
La riforma del Csm – Le novità partorite dai tecnici del ministero entreranno poi nel piano di riforme della giustizia che il guardasigilli Alfonso Bonafede ha annunciato più volte da quanto è scoppiato il caso al vertice di Palazzo dei Marescialli. Già la scorsa settimana il ministro aveva anticipato l’oggetto delle sue proposte al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Tra queste anche l’intenzione di estendere al mondo della magistratura la legge sui whistleblowing, cioè la tutela per chi segnala condotte illecite nella pubblica amministrazione. Un modo per dare un giro di vite all’organismo di autogoverno delle toghe, investito da una dei più gravi scandali degli ultimi anni. L’inchiesta della procura di Perugia sul pm Luca Palamara ha svelato quello che in molti hanno sempre saputo: gli accordi e i patti sotterranei tra le correnti di magistrati per spartirsi la guida delle procure italiane. Solo che a questo giro agli incontri per decidere come dividersi le poltrone hanno partecipato anche politici come Cosimo Ferri, magistrato leader di Magistratura indipendente e deputato del Pd. E soprattutto Luca Lotti, il braccio destro di Matteo Renzi che la procura di Roma vuole processare per favoreggiamento all’interno del caso Consip. Lotti era presente alla discussione tra Palamara, Ferri, e i consiglieri del Csm Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli, Gianluigi Morlini (non indagati, si autosospesi) e Luigi Spina, accusato di favoreggiamento e violazione di segreto: si è dimesso alcuni giorni fa. Oggetto dell’incontro: i giochi di corrente per arrivare alla nomina del nuovo procuratore di Roma. Cioè l’ufficio giudiziario che ha chiesto il rinvio a giudizio per Lotti.
Punti e graduatorie: il sistema e i dubbi- Proprio per questo motivo, per evitare gli accordi politici tra le correnti, Bonafede vuole intervenire. Parallelamente alla riforma del processo penale, infatti, il guardasigilli sta studiando una riforma del sistema elettorale del Csm. Sia per l’elezione dei consiglieri che per le nomine. L’obiettivo principale di via Arenula, però, è semplice: le scelte di Palazzo dei Marescialli dovranno seguire criteri oggettivi, dando più spazio al merito. Per questo motivo si è pensato di prevedere una quantificazione esatta di punteggi da assegnare ad ogni esperienza lavorativa. Alcune valutazioni saranno legate all’anzianità, altre ai risultati ottenuti dal magistrato nello smaltimento dei carichi di lavoro, nella gestione delle attività di ufficio. A quel punto il Csm opterebbe tra i tre candidati col punteggio più alto. Un sistema che, come detto, è ancora in fase di elaborazione. Già in passato le toghe si erano opposte all’introduzione di regole simili visto che è impossibile valutare qualitativamente il “peso” del lavoro svolto. Per esempio: nelle nuove norme si farà differenza tra una indagine lunga e complessa e una relativamente semplice? L’inchiesta su un furto sarà equiparata a quella su un omicidio o una strage? E ancora: se un procuratore archivia numerosi fascicoli sarà considerato meritevole perché in grado di smaltire più carico arretrato? Si vedrà. In via Arenula si prevede un lavoro ancora lungo.
Al Csm criterio cronologico per le poltrone – Nel frattempo al Csm si allungano i tempi per la nomina del nuovo procuratore di Roma. Dopo l’inchiesta della procura di Perugia Morlini si è autosospeso da presidente della commissione per gli incarichi direttivi. Al suo posto è stato nominato Mario Suriano. Che nella prima riunione ha subito seguito l’input arrivato dal Quirinale durante il plenum straordinario del 4 giugno scorso: da ora in poi le pratiche saranno trattate seguendo un rigoroso criterio cronologico. Tradotto: le nuove nomine saranno fatte a partire dagli uffici giudiziari in cui la poltrona di vertice è vuota da più tempo. Per le procure vuol dire che il primo incarico assegnato sarà quello di capo dell’ufficio inquirente di Salerno, incarico vacante da nove mesi. Quindi toccherà a Torino, dove Armando Spataro è andato in pensione nei primi giorni del dicembre 2018. Per la procura di Roma c’è tempo, visto che Giuseppe Pignatone ha lasciato l’ufficio per sopravvenuti limiti d’età solo l’8 maggio scorso. Nel frattempo la prima commissione, quella per le incompatibilità, sta vagliando le posizioni di Luca Palamara, Stefano Rocco Fava e Luigi Spina. Sono i pm indagati dalla procura di Perugia rispettivamente per corruzione, violazione di segreto e favoreggiamento. Adesso rischiano l’apertura di una procedura di trasferimento d’ufficio.