“Tutti vorremmo vivere in pace. Ma siamo sicuri che tacere sia la strategia giusta? Per vivere in pace dobbiamo imparare a parlare con i nostri vicini di casa, a stare insieme per costruire il quartiere che vorremmo”. Zósimo Yubero ha 35 anni, vive a Madrid, ed è un esperto di processi di trasformazione attraverso il teatro. Lui e la sua compagnia, Tr3s Social hanno già lavorato in diversi quartieri periferici spagnoli utilizzando il teatro per lavorare sulla gestione dei conflitti di vicinato. Dal 12 al 16 giugno, sarà la volta di sperimentare queste tecniche con gli abitanti del quartiere milanese di Corvetto, invitati in un laboratorio (gratuito) di quartiere. “Magna, bef e tas s’at vo vivar in pas” (Mangia, bevi e taci se vuoi vivere in pace), questo il titolo, in milanese, scelto dal teatrante madrileno. “Il primo esercizio che faremo sarà fare guardare in faccia gli abitanti del quartiere – racconta il 35enne – e provare a rispondere ad una domanda: quanto siamo davvero diversi?”.
Quando questo esercizio è stato fatto a Madrid, racconta il teatrante spagnolo, “c’erano i sudamericani che odiavano i marocchini che odiavano i gitani. Poi, raccontandosi, hanno scoperto quanto le loro migrazioni fossero simili”. Anche i pregiudizi, spesso, sono gli stessi. “Storie dolorosamente semplici, come non potere entrare dal panettiere senza che pensino che tu sia un ladro o non potere andare in giro senza che la polizia gli chieda i documenti”, continua Zósimo. Poi c’è la fase di presa di coscienza, e la volontà di “smettere di farsi la guerra tra etnie e chiedere invece, al municipio, una lotta comune per il loro quartiere. Ecco il percorso che ci piacerebbe iniziare anche a Corvetto”.
Questo è solo uno dei diversi laboratori del Teatro dell’Oppresso Milano Festival 2019, kermesse di teatro non convenzionale che dal 12 al 16 giugno per il secondo anno animerà il quartiere a sud di Milano con oltre 20 appuntamenti – completamente gratuiti – fra performance, laboratori e forum in cui il pubblico è protagonista e il quartiere si fa teatro. “Esistono persone che addirittura non vogliono entrare nei quartieri periferici – precisa Zósimo Yubero – credono che qui ci sia solo droga o pericoli. Ma cosa pensano del loro quartiere le persone che ci vivono? Perché non farsi guidare da loro in questo viaggio di scoperta?”. Il Festival di Corvetto prende spunto da un’esperienza di Napoli quando, nell’ottobre 2014 nel quartiere Sanità, un festival analogo favorì un cambio di percezione su questa zona di periferia e il consolidamento di collaborazioni tra realtà teatrali sparse sul territorio nazionale.
“Anche noi, nel nostro piccolo, vorremo aiutare a dare una percezione differente di questa zona di Milano”, precisa Almudena González de Pablos, tra gli organizzatori del festival. “Abbiamo scelto di partecipare al Festival perché vogliamo che anche un centro di accoglienza possa essere visto come un luogo per scambiare relazioni con il territorio e con la città”. A dirlo Massimo Gottardi, direttore della casa di accoglienza per senza fissa dimore Enzo Jannacci, dove si svolgeranno gran parte degli eventi di sabato 15. “Perché di Corvetto si parla spesso associando questa periferia solo alle case popolari, o ai fatti di cronaca di droga e spaccio della vicina stazione di Rogoredo – continua Giuseppina Baldanza, educatrice professionale e tra le volontarie del Festival – Ecco, il TdO Festival serve per fare conoscere questo quartiere, ma secondo una veste completamente diversa, ovvero anche per le sue risorse e non solo per le sue criticità”.
Durante il TdO Festival, come in un grande carnevale, ecco ribaltare i ruoli e scardinare gli stereotipi. “Non più attori e pubblico, ma spett-attori che possono intervenire sulla scena e deciderne l’esito”, racconta Almudena, che è anche alla guida dell’associazione capofila del progetto, Casa per la Pace Milano, realtà che dal 2000 lavora nel quartiere Corvetto-Mazzini. E se attori e pubblico escono dal loro ruolo, anche il palcoscenico e la classica dimensione teatrale frontale perderanno di importanza, tanto che durante i cinque giorni gli spettacoli si alterneranno tra le bancarelle del Mercato Comunale, al liceo del quartiere, negli Arci di zona, o ancora nei cortili di diverse case di edilizia popolare o nel giardino di un centro di accoglienza, per citare alcuni tra i luoghi più curiosi.
In cartellone, alcune fra le più interessanti realtà del panorama nazionale e internazionale che operano in ambito teatrale e sociale. “Tanti i temi trattati: omofobia, corpo femminile, ambiente, radici da cui separarsi e da ritrovare, convivenza”, continua Almudena. Per citare solo alcuni appuntamenti del festival, realizzato con il contributo del Comune di Milano nell’ambito del progetto #incontriInCorvetto, si comincia il 12 giugno all’Arci Corvetto con la performance interattiva Stanno uccidendo i nostri sogni su genere e fenomeno migratorio. Giovedì 13, presso il Polo Ferrara, una riflessione secondo la tecnica del Teatro Giornale sul concetto di viaggio e transizione e ancora teatro riturale alla Cascina Nosedo. Venerdì 14 è il giorno delle performance al mercato comunale e nelle case popolari mentre sabato sera, al liceo Einstein, un monologo su una storia personale di psichiatrizzazione. La chiusura del festival è prevista con una performance teatrale collettiva, in compagnia di tutti gli artisti e i partecipanti, in piazza Gabriele Rosa. “Quello che cerchiamo è di riavvicinare la gente – chiude il formatore spagnolo – fare capire che abbiamo molto di più in comune di quello che pensiamo, soprattutto quando siamo felici”.