Un colossale gioco di prestigio. Tra enormi quantitativi di bevande alcoliche che vengono acquistate, trasferite di deposito in deposito. Infine fatte sparire. E commercializzate senza che vengano pagate le accise comunitarie, a cui si deve far fronte solo nel momento in cui la merce viene acquistata. Una truffa da 80 milioni di euro è stata scoperta dalla guardia di Finanza di Udine, in un’inchiesta coordinata dal procuratore Antonio De Nicolo e dal sostituto Viviana Del Tedesco. Un risiko, in cui vodka, whisky e gin, appaiono e scompaiono, in un meccanismo fantasioso e altamente remunerativo. Lo hanno illustrato in conferenza stampa il procuratore di Udine De Nicolo, il comandante provinciale colonnello Sergio Schena, il comandate del Nucleo di polizia economico-finaziaria tenente colonnello Davide Cardia e il magistrato italiano in servizio a Eurojust, Silvio Franz, collegato in videoconferenza da L’Aja.

È stata sgominata una organizzazione transnazionale che univa la conoscenza dei meccanismi comunitari alla movimentazione spregiudicata della merce. I depositi dove avrebbero dovuto esserci partite di alcoolici sono stati trovati vuoti. Pieni, invece, quelli clandestini. E’ una variante sofisticata delle “truffe carosello”, che costituiscono società fittizie, per evadere l’Iva. In questo caso il provento è costituito dal mancato pagamento delle accise comunitarie, che in Italia sono del 30 per cento, ma nel Regno Unito possono arrivare al 60 per cento. Ed per questo che i liquori scomparivano a Londra e dintorni.

Gli alcolici godono, infatti, del regime di sospensione di accisa. L’organizzazione creava una circolazione formale, tutta telematica. A controllare dovrebbe essere l’Agenzia delle Dogane. Ma evidentemente la banda contava su una certa rilassatezza delle verifiche. La merce viaggia tracciata da e-AD, un documento amministrativo elettronico emesso dal sistema telematico doganale, che dal 2011 ha sostituito il “documento cartaceo di accompagnamento per la circolazione in regime sospensivo dei prodotti soggetti ad accise”.

Una ventina i provvedimenti di custodia personale emessi dal gip Matteo Carlisi. In due casi è stato ordinato l’arresto di quelli che vengono considerati gli ideatori della truffa transnazionale. Si tratta di Narip Deep Singh Bajwa, detto “John”, cittadino britannico di origini indiane che ha 63 anni, e del brindisino Danilo Legrottaglie di 46 anni, residente oltre Manica, che però è ancora ricercato ed è destinatario di altri mandati di cattura europei. Per quattro pugliesi di Lecce sono scattati gli arresti domiciliari. Quattordici gli obblighi di dimora. Il blitz ha impiegato finanzieri di 12 diversi comandi provinciali. L’inchiesta ha ricostruito una ragnatela di società in 17 Paesi europei, un carosello di migliaia di spedizioni incrociate di 180 milioni di litri. Ma anche partite di prodotto scaduto, finte esportazioni di bottiglie vuote, laboratori di droga (in un capannone, in Olanda, producevano ecstasy) e un paio di distillerie clandestine (a Brescia e Salerno). L’operazione “Sine finibus” sintetizza come per sottrarre gli alcolici alla gravosa imposizione fiscale vigente nel Regno Unito non c’erano limiti, né confini alla truffa. Gli operatori economici coinvolti sono 87, di cui 60 denunciati all’autorità giudiziaria friulana.

L’inchiesta ha preso il via nel 2016, quando la Finanza, impegnata in un’indagine per contrabbando di gasolio, aveva individuato un catanese di 44 anni, titolare di una piccola azienda all’ingrosso di bevande dove risultava una giacenza di bevande alcoliche più che quintupla rispetto alla capienza massima. Il prodotto entrava solo cartolarmente. Da quel punto di partenza è stata ricostruita un’organizzazione imponente, che lambisce alcune grandi società produttrici europee, “in buona parte compiacenti”. Queste ricevevano gli ordini da società distributrici, nate da poco, ma stranamente in grado di movimentare enormi partite di merci, poi destinate a depositi fiscali italiani intestati a prestanome. Alcuni camion transitavano realmente in Italia. Ad esempio, due tir, con 27mila litri di vodka, sono stati sequestrati nel 2017 e 2018, mentre si dirigevano verso il Brennero, dopo aver “smarcato” falsamente, l’arrivo e lo scarico in Sicilia e Valle d’Aosta. Il giro vorticoso di merce e di documenti elettronici ha interessato anche Russia, Macedonia ed Emirati Arabi. Ma la destinazione finale era il Regno Unito, da dove avveniva l’esportazione formale, per non pagare le accise. Gli altri paesi europei coinvolti sono Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Germania, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Slovacchia, Spagna e Svizzera.

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