“Luigi Di Maio ha mentito al Paese e agli operai su Whirlpool. Sapeva della chiusura di Napoli da inizio aprile”. L’accusa arriva dall’ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, che su facebook ribadisce quel che aveva detto martedì sera a Speciale L’aria che tira, specificando che Di Maio “non è responsabile della crisi, che è una crisi di sovraproduzione”. “Ha incaricato Invitalia di analizzare il nuovo possibile investitore in sostituzione di Whirlpool”, tanto che “si sono svolti tra incontri con quello che dovrà essere chi subentrerà. Non ha ricevuto i sindacati che il 18 aprile hanno chiesto un incontro, ha aspettato le Europee e poi ha fatto scene indecorose di finta indignazione. Si deve vergognare”. Il vicepremier e titolare di via Veneto, dove alle 17 si riunirà un nuovo tavolo di crisi sulla questione con i rappresentanti di Whirlpool Italia e i sindacati, non ha voluto replicare alle dichiarazioni dell’esponente Pd. A cui è seguita la richiesta di un gruppo di deputati dem che Di Maio riferisca domani mattina, in question time in commissione Lavoro, chiarendo se “ha mentito agli operai di Whirlpool e ai cittadini italiani”.
Già nel fine settimana Repubblica aveva dato notizia che “già da alcuni mesi Whirlpool, Invitalia e l’imprenditore Giovanni Battista Ferrario, ex direttore generale della Italcementi del gruppo Pesenti, parlano di un piano” che prevede “l’ipotesi di una cordata italiana interessata a rilevare lo stabilimento con un progetto di produzione nel settore del freddo”. Aggiungendo che il coinvolgimento di Invitalia – l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del Tesoro – “lascia presupporre che anche al ministero dello Sviluppo siano economico siano in qualche modo al corrente dell’ipotesi”. Ferrario, contattato oggi dal Corriere, non smentisce l’interesse.
.@luigidimaio ha mentito al Paese e agli operai su #Whirlpool. Sapeva di chiusura di Napoli da inizio aprile. Ha chiesto a Invitalia di analizzare investitori, non ha ricevuto sindacati, aspettato le elezioni e poi fatto scene indecorose di finta indignazione. Si deve vergognare. pic.twitter.com/tGArzSzZKq
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 12 giugno 2019
Ieri Di Maio, come promesso nell’incontro di martedì scorso, Di Maio ha firmato la direttiva con cui avviare la procedura di revoca di 15 milioni di incentivi. “Whirlpool che oggi dice di voler chiudere lo stabilimento di Napoli non ha tenuto fede ai patti. Vediamo se così torna a più miti consigli”, ha detto. Il gruppo ha preso atto “della dichiarazione di voler revocare gli incentivi concessi e di bloccare il pagamento su quelli richiesti, pur non avendo l’Azienda mai proceduto ad alcuna disdetta dell’accordo siglato”, e ha spiegato che “in linea con il piano industriale firmato lo scorso ottobre, l’Azienda non intende procedere alla chiusura del sito di Napoli, ma è impegnata a trovare una soluzione che garantisca la continuità industriale e i massimi livelli occupazionali del sito”. Si tratta del resto di una conferma di quanto comunicato il 31 maggio, quando Whirlpool aveva annunciato di voler “procedere con la riconversione del sito e la cessione del ramo d’azienda a una società terza in grado di garantire la continuità industriale allo stabilimento e massimi livelli occupazionali”.
Altra vergognosa sceneggiata. Su Napoli gli investimenti non sono stati fatti e dunque i soldi non sono stati spesi altro che revoca. Gli altri 7 milioni sono su sito Carinaro. Aggiungo che Dignità non c’entra nulla, revoca dei finaziamenti è nei contratti di incentivo da sempre. https://t.co/fLlmuc6gdN
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 12 giugno 2019