Da ER-Medici in prima linea a Star trek il documentario diretto da Garret Price è la ricostruzione di una carriera attoriale limpida, fulminea, ma forse mai pienamente e giustamente esplosa, minata da una terribile malattia e rinvigorita da un continuo slancio vitale
Per chi rimase scioccato dalla sua assurda e orribile morte, o anche solo per chi l’ha apprezzato come attore di razza, Love Antosha, è un toccante e onesto biopic sulla vita breve del compianto Anton Yelchin. Direttamente dal Sundance al Biografilm Festival di Bologna, il documentario diretto da Garret Price è la ricostruzione al limite dell’autobiografico (e a breve vi spieghiamo il perché) di una carriera attoriale limpida, fulminea, ma forse mai pienamente e giustamente esplosa, minata da una terribile malattia e rinvigorita da un continuo slancio vitale.
Figlio di una coppia di famosi pattinatori di Leningrado, trasferitisi a Los Angeles a metà anni ottanta, Yelchin esordì nel 2000 a nemmeno undici anni sul set di ER – Medici in prima linea per poi diventare presto una star bambina e infine un ragazzino fragile sballottato da amicizie ed eventi, tra cinema di genere e film generazionali (Cuori in atlantide-Charlie Bartlett-Alpha dog-Porto, per tracciare una possibile linea qualitativa). Infine il franchise di Star Trek che lo rese popolare oltre gli Stati Uniti ma senza mai permettergli quel “taking off” che tanto viene mostrato nello sfoglio di riviste e giornali del settore nel doc di Price.
Ad acuire il senso di (auto)biografia ci sono poi diversi stralci di interviste con la voce nasale fuori campo di Yelchin ad accompagnare le immagini e la voce narrante di Nicholas Cage al posto del fu protagonista che aiuta a ricostruirne i pensieri scritti su diari e bigliettini dell’attore. I buffi aneddoti del mestiere, infine, tra cui l’assurdo accento russo usato in Star Trek, invenzione spiritosa e improbabile che finì per essere accettata da un piccolo genio come J. J. Abrams, delineano definitivamente le doti di un ragazzo esuberante e gentile che ha finito troppo presto la sua parabola di star del cinema a soli 27 anni.