Non hanno scelto il volto di Guy Fawkes, caro agli hacker di Anonymous, né quello di Salvador Dalì, indossato dai rapinatori della serie tv La Casa di Carta, ma hanno preferito delle semplici maschere bianche. È questa la faccia di un collettivo anonimo bolognese usata per protestare contro i proprietari di bar, ristoranti, supermercati e appartamenti e boicottare le attività che, a loro dire, propongono condizioni di lavoro o affitto particolarmente svantaggiose, segnalate al gruppo attraverso Facebook.
A finire nel mirino per ultima è stata la catena del bio NaturaSì, che aveva pubblicato un annuncio per un tirocinio da 40 ore settimanali con una paga da 450 euro euro al mese e riservato a laureati in economia o scienze della comunicazione. Nulla di sorprendente per chi cerca un’occupazione e deve fare i conti con un mercato del lavoro che, anche nelle città più prospere come Bologna o Milano, propone ai giovani laureati tirocini e stage poco o nulla retribuiti.
Tuttavia, l’azienda ha preferito ritirare l’annuncio dopo le dure reazioni, i commenti e le condivisioni scaturite dall’annuncio degli studenti sulla loro pagina Facebook. Il collettivo si firma sui social “Il padrone di merda – Bologna”, mettendo in atto anche diverse azioni dimostrative: non contenti della rimozione dell’annuncio, una dozzina di persone mascherate hanno fatto irruzione nel punto di vendita di NaturaSì in via de’ Toschi, in centro a Bologna. “Lì per lì ho temuto che ci stessero rapinando e stavo chiamando la polizia, poi però ho capito cosa stava succedendo. Erano circa una dozzina, tutti con le maschere bianche, ma non ci hanno intimorito. Alcuni sono stati molto gentili e ci hanno tranquillizzato”, racconta Selene, impiegata del punto vendita. Gli attivisti hanno lanciato un proclama contro NaturaSì e hanno tappezzato il negozio di adesivi con il loro logo.
“Ogni tipo di tirocinio, stage o percorso formativo è un’invenzione degli ultimi 20 anni per usare giovani come forza lavoro gratuita. Ribadiamo che se desiderano formare personale lo dovrebbero assumere non pagandolo una miseria! Noi vi continueremo a seguire e di certo non vi lasceremo ai vostri sporchi comodi”, avevano scritto su Facebook pochi giorni prima dell’azione.
Quella contro NaturaSì non è la prima azione del gruppo: una nota pasticceria a due passi dalle Torri e un un bar di via Petroni, nel cuore della movida universitaria, sono stati entrambi accusati di sfruttare o addirittura non pagare i dipendenti. Il primo caso è finito sulla stampa cittadina, del secondo se n’è occupata Etv, un’emittente locale, e secondo gli attivisti lo ha fatto prendendo la parte del barista. In risposta si sono presentati con maschere e megafono sotto la sede di Etv, e hanno poi condiviso il video sui loro social.
La risposta di NaturaSì
NaturaSì, per voce del suo presidente Fabio Brescacin, ha voluto sin da subito venire incontro agli attivisti, cancellando l’annuncio della discordia e precisando che normalmente gli stagisti non sostituiscono i lavoratori, ma svolgono reali percorsi di apprendistato. “Chiedo scusa per quell’annuncio e sono contento che gli attivisti lo abbiano segnalato – ha dichiarato dicendosi disponibile a incontrare le Maschere Bianche – Gli uffici che lo hanno pubblicato hanno sbagliato, le mansioni erano effettivamente ambigue. Non succederà più”.
NaturaSì precisa inoltre che d’ora in poi accetterà tirocinanti soltanto se si candideranno spontaneamente e che già adesso sono impiegati “34 stagisti su oltre 1200 dipendenti, dieci di questi sono disabili che verranno assunti al termine del percorso formativo. In azienda l’attenzione ai lavoratori è altissima, le retribuzioni sono sopra il minimo nazionale e i nostri dipendenti hanno accesso a prestiti agevolati garantiti da un nostro fondo apposito. Adesso aspetto l’incontro con i ragazzi, mi scuso se non sono riuscito a incontrarli prima”, conclude il presidente.
Alla fine il faccia a faccia c’è stato, ma le posizioni restano lontane. Per le Maschere bianche ogni forma di manodopera va pagata. Secondo Brescacin e altri imprenditori presenti all’incontro, invece, l’apprendistato non retribuito resta necessario per chi vuole affacciarsi al mondo del lavoro. “La scuola e l’università non bastano, non scherziamo”, ha ripetuto più volte il presidente di NaturaSì.
Chi sono le Maschere bianche
“Le maschere servono a compensare l’asimmetria di potere che c’è tra noi, i precari, e loro, i datori di lavoro scorretti, ovvero i padroni di merda”, dice uno degli attivisti, un operatore sociale di circa trent’anni. “Siamo quasi tutti lavoratori o studenti-lavoratori, giovani e meno giovani. Non cerchiamo visibilità politica, ci teniamo a restare anonimi e raccogliere le istanze di chi non ce la fa più. Se abbiamo deciso di prendere quest’iniziativa è perché le autorità pubbliche, i sindacati, l’ispettorato del lavoro non bastano a tutelarci. A Bologna chi si arricchisce spesso lo fa sulle spalle dei dipendenti. Paghe misere e contratti assenti, o part-time da tre ore che poi però diventano dieci”.
Sulla pagina del gruppo c’è anche una mappa dove gli attivisti segnalano le attività dei padroni di casa, a loro dire, predatori, corredati dalla descrizione delle malefatte. Un’altra ragazza, supplente in attesa di stabilizzazione, aggiunge: “Le nostre azioni non sono né violente né minacciose. Vogliamo solo dare un segnale, sia agli sfruttatori che agli sfruttati. Non si può continuare così. Capisco che le maschere possano spaventare, ma molti di noi, se riconosciuti, rischiano il posto. È la nostra unica difesa contro il ricatto del precariato“.