Un imputato che sceglie il futuro capo della procura titolare dell’inchiesta ai suoi danni. Ora non è più una semplificazione giornalistica. A definire in questi termini le riunioni dei consiglieri del Csm con Luca Lotti è il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, nell’atto di incolpazione con cui ha avviato l’azione disciplinare nei confronti di cinque consiglieri di Palazzo dei MaresciallI: gli autosospesi Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli e i dimessi Antonio Lepre, Luigi Spina e Gianluigi Morlini.
“Imputato si sceglieva il suo procuratore” – Nel documento che mette sotto accusa gli esponenti di Palazzo dei Marescialli si ripercorre la riunione notturna del 9 maggio scorso con lo stesso Lotti, il deputato del Pd Cosimo Ferri e il pm Luca Palamara. L’incontro è stato registrato dal trojan installato nel cellulare dello stesso magistrato accusato di corruzione. “Si è determinato l’oggettivo risultato che la volontà di un imputato abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura deputato a sostenere l’accusa nei suoi confronti“, scrive Fuzio. L’imputato al quale si riferisce è chiaramente Lotti, per il quale la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per corruzione.
“Nessuna casualità nella riunione” – In quella riunione tra consiglieri togati e l’ex sottosegretario di Matteo Renzi, continua Fuzio, c’era nessuna “casualità”. Anzi: appare di “cristallina evidenza” “la preventiva e sicura consapevolezza” da parte di “tutti i consiglieri presenti, della presenza di Luca Lotti, oltre che del dottor Palamara e del dott. Ferri che ne erano i promotori”. Ciascuno dei componenti – continua il procuratore generale – “sapeva esattamente e preventivamente chi sarebbe intervenuto e di cosa si sarebbe discusso”. E in tale riunione “furono stabiliti accordi e deliberati in dettaglio strategie, modalità e tempi della pratica inerente la nomina del futuro procuratore della Repubblica di Roma”. Per Fuzio il comportamento dei consiglieri “appare certamente idoneo a influenzare in maniera occulta l’attività funzionale dell’Organo di autogoverno, in ragione del dirimente rilievo che, alla programmata riunione in questione, sono stati non solo invitati soggetti completamente estranei all’attività consiliare ma, di più – rileva il pg – ne è stato accettato e recepito il contributo consultivo, organizzativo e decisorio anche in relazione a una pratica (nomina del procuratore della Repubblica di Roma), di diretto e diverso interesse personale per almeno due di essi”. L’ultimo a definire come “assolutamente occasionali, non programmati” quei discorsi con Lotti è stato Lepre, nella lettera con cui si è dimesso dal Csm poche ore fa. Ieri era stato Morlini a definire “inaspettato” l’intervento di Lotti all’incontro con gli altri magistrati, al quale lui era andato “casualmente ed in modo non programmato”.
“Strategia di danneggiamento di Creazzo” – Nel suo atto di incolpazione, Fuzio ricostruisce come ci fosse una vera “strategia di danneggiamento” di uno dei candidati alla carica di procuratore di Roma, cioè il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, che aveva arrestato i genitori di Matteo Renzi. Mentre si lavorava per “l’enfatizzazione” del profilo professionale del procuratore generale di Firenze Marcello Viola, poi il candidato più votato dalla Commissione per gli incarichi direttivi nella seduta del 23 maggio scorso. “Si vira su Viola, sì ragazzi“, dice Lotti, nelle intercettazioni captate dal trojan installato sul cellulare di Palamara. Anche il consigliere che poi l’avrebbe sostenuto in commissione , cioè lo stesso Morlini, prefigurando come sarebbe andato il voto in Commissione, spiega quali sarebbero state le prossime mosse: ” Noi contattiamo Creazzo e gli diciamo…Peppe guarda che qui noi ti possiamo votare. Ci sono cinque voti nostri e magari un laico. Ma tu qua perdi, che fai?“.
“A Creazzo va fatta paura” – In effetti dalle trascrizione depositate al Csm dal Gico della Guardia di Finanza di Perugia emerge come a Creazzo siano stati dedicati parecchi commenti dai partecipanti alla riunione. “Noi te lo dobbiamo togliere dai coglioni il prima possibile“, dice uno dei consiglieri a Lotti. Un altro interlocutore domanda: “Ma non ha fatto domanda per Torino Creazzo?“. Lotti è molto informato sul punto: “No, no”. “Se lo mandi a Reggio liberi Firenze“, dice Palamara. Lotti non può che essere d’accordo: “Se quello di Reggio va Torino, è evidente che questo posto è libero. E quando lui capisce che non c è più posto per Roma, fa domanda (per Reggio Calabria, ndr) e che se non fa domanda non lo sposta nessuno, ammesso che non ci sia, come voi mi insegnate a norma di regolamento un altro motivo”. L’altro “motivo” sembra essere l’esposto contro Creazzo. A un certo punto Ferri chiede a Palamara: “Ma secondo te poi Creazzo, una volta che perde Roma, ci vuole andà a Reggio Calabria o no, secondo voi?”. Il pm risposnde: “Gli va messa paura con l’ altra storia, no? Liberi Firenze, no?”.
“A Ermini qualche messaggio va dato forte” – Dall’atto di incolpazione di Fuzio emerge come Lotti volesse colpire David Ermini: “Però qualche messaggio gli va dato forte“, dice quella stessa sera l’ex sottosegretario di Renzi. Uno dei consiglieri, cioè Cartoni, raccontava di aver “problemi” con Ermini anche in Disciplinare. “Ho problemi con Ermini, ci ho litigato”, diceva a Palamara. E Lotti commentava: “Questo non va bene però”. Proprio oggi il braccio destro di Renzi era intervenuto su facebook per difendersi sostenendo di aver solo “espresso liberamente le mie opinioni: parole in libertà, non minacce o costrizioni. È stato scritto che lì sarebbero state decise le nomine dei capi di alcune Procure, scelta che in realtà spetta al Csm: ricordo infatti che queste nomine vengono approvate da un plenum di 26 persone, sono proposte dalla V Commissione e necessitano il concerto del Ministro della Giustizia. Quindi ho commesso reati? Assolutamente no. Ho fatto pressioni o minacce? Assolutamente no”. Secondo Lotti, in questi giorni, ha dovuto “sopportare una vera e propria montagna di fango contro di me. Ci sono abituato, un politico deve esserlo per forza. Ma davvero stavolta credo siano stati superati dei livelli minimi di accettabilità. Procederò in tutte le sedi contro chi in queste ore ha scritto il falso su di me e lo farò a testa alta come un cittadino che crede nella giustizia e in chi la amministra”.
Ministro Bonafede: “Ulteriore contestazione è per scorrettezza” – Proprio oggi il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, aveva firmato la richiesta di procedura disciplinare promossa dal pg Fuzio. “Il ministero – dice il guardasigilli – ha valutato che poteva esserci una fattispecie in più di contestazione relativa alla scorrettezza che, secondo noi, si può contestare rispetto agli stessi fatti che ha valutato la Procura generale. Il principio è che la Procura generale e il Ministero della Giustizia stanno lavorando praticamente all’unisono, perché entrambi questi organi hanno la possibilità di avviare la procedura disciplinare. Ieri era stata avviata dalla Procura, il Ministero ha valutato che poteva esserci una fattispecie in più di contestazione che è relativa alla scorrettezza che, secondo noi, si può contestare rispetto agli stessi fatti che ha valutato la Procura generale. Questo poi verrà valutato è verificato nel dettaglio”.