“Caos procure e Csm? Sì, siamo assolutamente di fronte a una situazione grave e pericolosa per le istituzioni. Non c’è dubbio”. Così, ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24, l’ex procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, commenta lo scandalo sul Csm e le ultime intercettazioni, registrate da un trojan nel cellulare dell’ex presidente di Anm, Luca Palamara, indagato a Perugia per corruzione, e riguardanti le conversazioni tra lo stesso Palamara, alcuni consiglieri del Csm (togati del Csm autosospesi Antonio Lepre, Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli e i dimissionari Gianluigi Morlini e Luigi Spina) , il deputato Pd Cosimo Ferri e l’ex ministro Luca Lotti sulla nomina del successore dell’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Dalle intercettazioni è emerso che uno dei candidati, il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo, è stato escluso, perché indagava sui genitori di Matteo Renzi.
Robledo si sofferma in particolare sulle affermazioni di Palamara: “Il riferimento che viene fatto da lui, sia pure indirettamente, al Quirinale, mi pare una mossa difensiva tesa a mettere in difficoltà le alte istituzioni dello Stato, riparandosi sotto l’ombrello di confusione, di preoccupazioni, di notizie false e di paure. Mi pare una manovra diversiva, né più, né meno. Il fatto poi che Palamara possa dire che sapeva di essere intercettato mi pare molto improbabile, continuando a comportarsi in maniera palesemente contraria alla legge. E mi chiedo: com’è possibile che ci siano dei magistrati, che non hanno proprio scrupoli ormai nel vendere la propria funzione e il Csm, organo di rilevanza costituzionale che dovrebbe difendere l’autonomia dei magistrati, mettendolo in una piazza del mercato a simile livello di dignità? E’ incredibile. D’altra parte – continua – ci sono magistrati aderenti alla corrente di Magistratura Indipendente che tollerano che il riferimento della loro corrente sia un politico come Cosimo Ferri (ex Forza Italia, ora Pd, ndr), il quale ha attraversato diversi governi in una posizione chiave. Ma l’autonomia dei magistrati dov’è? Qui c’è un filo inaccettabile con la politica governativa. Come fanno i miei ex colleghi di Magistratura Indipendente a sostenere il nome di Ferri? Forse nella denominazione della loro corrente va aggiunto un punto interrogativo”.
Il magistrato puntualizza: “Il punto non sta nelle modalità di scelta dei consiglieri, perché ogni metodo risponde o può rispondere a certi interessi. Il problema sta nella moralità dei magistrati, nel loro modo di essere. Se manca quell’humus comune alla qualità di magistrato, e cioè di una persona aderente a un ordine dello Stato che deve tutelare la legalità, questo non può che essere un mondo chiuso alle influenze esterne, perché senza autonomia e indipendenza non c’è controllo di legalità. Le discussioni sulle modalità di scelta o sul sorteggio non sono utili. Non è il metodo che può modificare un costume, non è per legge che si possono modificare situazioni e riportarle all’ambito della legalità“.
E ammonisce: “I magistrati devono fare un grande e incredibile esame di coscienza. Io sono convinto che non ci sia una soluzione formale e giuridica a questo problema. Serve una rigenerazione, ma non so come possa accadere. Io non credo che la magistratura abbia la forza di farlo, perché per anni ha tollerato questo sistema“.
Robledo cita con toni critici il governo Renzi: “Con la sua legge sulla diminuzione improvvisa dell’età pensionabile la situazione si è aggravata. E’ la stessa cosa che ha fatto Orban in Ungheria. Successivamente i colleghi della magistratura fecero ricorso alla Corte Costituzionale ungherese, che diede loro ragione, dicendo che il provvedimento era illegittimo, perché così si favoriva l’avanzata di una classe dirigente di magistrati vicina al governo. Anche la Commissione Europea fece un ricorso autonomo alla Corte di Giustizia, la quale disse che questa modalità di abbassamento dell’età pensionabile era incompatibile con le regole europee. Renzi lo fece lo stesso. E’ successo, quindi, che 450 e passa magistrati si sono trovate aperte carriere impensabili fino al giorno prima, così c’è stata la corsa alla raccomandazione per avere quel posto. E tutti i partiti, anche quelli di opposizione, furono d’accordo con quella legge, perché ognuno partecipava a certe indicazioni”.
L’ex procuratore menziona il suo caso personale, che coinvolse Palamara e comportò l’intervento di Giorgio Napolitano. E chiosa sulle “nuove generazioni” di magistrati: “Hanno una fibra morale più morbida. Oggi io vedo che i giovani magistrati sono più attenti alle carriere e ai rapporti “inter-correntizi”. Questo è il male vero della magistratura. Come si fa a sradicarlo con un rimedio ordinamentale? Ritornando alla valutazione di merito? Ma qui siamo al ‘Quis custodiet ipsos custodes?’. Ci sono oggi persone in grado di fare questo, cioè essere maestri e punti di riferimento per i giovani? In realtà – conclude – i giovani magistrati sono accalappiati subito dalle correnti, appena vengono nominati uditori. Quindi, è evidente che nascono in un sistema e non ne vedono altri. Questo è il pericolo reale. Ed è più di un pericolo”.