A urne chiuse si deve riflettere su un dato che non si può assolutamente trascurare. In Italia la maggioranza dei cattolici praticanti ha votato per la Lega. Si noti: non la maggioranza dei cattolici, ovvero coloro che si definiscono appartenenti alla Chiesa di Roma forse semplicemente perché nati in Italia, o per motivi culturali, o per essere cresciuti in una famiglia più o meno religiosa, o perché battezzati soltanto per tenere viva una tradizione. Bensì la maggioranza dei cattolici praticanti, aggettivo che non va assolutamente omesso, ovvero coloro che ogni domenica, ma non solo, riempiono i banchi delle chiese italiane.
Ed è qui il dato che non si può trascurare: come è possibile che coloro che ascoltano, almeno ogni settimana, le omelie del Papa, dei vescovi e dei preti delle loro diocesi e parrocchie, uscendo fuori dalle chiese dopo aver partecipato alle messe votino per la Lega? E ciò è paradossale non certo perché Matteo Salvini sia il demonio, benché il settimanale dei paolini, Famiglia Cristiana, parafrasò per lui in copertina la frase che Gesù usa proprio per il diavolo, ovvero “Vade retro Salvini”. Ma è innegabile che, almeno per quanto riguarda i migranti, ciò che afferma la Lega è contrario a quello che è scritto nei Vangeli e, dunque, nella dottrina sociale della Chiesa cattolica.
C’è, quindi, una strana contrapposizione tra ciò che i fedeli ascoltano nelle omelie delle messe e ciò che poi traducono nella cabina elettorale. Da qui la Chiesa italiana deve assolutamente ripartire, dopo aver preso seriamente coscienza di questo fenomeno, se vuole tornare a essere incisiva. E ciò non per rimpiangere le stagioni della Cei interventista dei cardinali Camillo Ruini e Angelo Bagnasco. Però è innegabile che l’annuale assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, che si è svolta nella settimana precedente le Europee, sia stata un’occasione persa: sembra che la Chiesa si sia autocondannata a essere completamente assente dal dibattito politico. Benché, come affermava San Paolo VI, proprio “la politica è la più alta forma di carità”.
E allora cosa sta succedendo? Ma soprattutto: la Cei ha compreso che la maggioranza dei cattolici praticanti vota per la Lega? Ha capito che coloro che ogni domenica affollano le chiese, non si sa per quanto tempo ancora, non trovano più seri e credibili riferimenti cattolici nella politica italiana? La cosa più sconvolgente sembra che le gerarchie ecclesiastiche della Penisola non abbiano ancora preso realmente consapevolezza di cosa sta avvenendo sotto i loro occhi. E forse è proprio per questo che finora non hanno saputo interpretare il sentire della gente e offrire loro una proposta credibile e alternativa ai populismi ormai dilaganti.
“I cattolici votano Lega? Significa che è profonda la crisi di altre proposte”, ha liquidato la questione il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. Ma così la Chiesa continua ad autocondannarsi a divenire assolutamente ininfluente, se non perfino indifferente. Molto più acuta è, invece, l’analisi del cardinale Giovanni Angelo Becciu, che ha sottolineato: “Salvini tuttavia si presenta come difensore dei valori cattolici, la difesa della famiglia. Si vanta di difendere la famiglia tradizionale, di aver ripristinato i nomi di ‘mamma e papà’ al posto di ‘genitore uno e due’. Così qualcuno si sente rappresentato. È un facile passo mentale da fare, a me non garba però. Uno che invoca i santi e che fa una preghiera è solo uno che si compromette”.
È più che mai urgente, dunque, fare un serio esame di coscienza per comprendere come mai la Chiesa italiana non riesce più a percepire le esigenze del suo popolo, dei suoi fedeli e a offrire loro risposte credibili e alternative. Come mai il termometro della Cei non riesce più a captare il sentire dei cattolici praticanti e ad affascinare con le sue proposte anche coloro che non credono ma che condividono l’esigenza di lavorare per il bene comune? Come mai la Chiesa italiana non riesce più a far sentire con forza la propria voce nel dibattito pubblico per dimostrare, ancora una volta, che un’alternativa è possibile? Che Vangelo e politica possono ancora convivere. Prima che sia troppo tardi.