Il pool di magistrati della procura di Arezzo, che si occupa della vicenda inerente al crac dell’istituto di credito aretino, ha inviato la notifica di chiusura delle indagini inerenti al filone d’inchiesta sulle consulenze affidate dalla banca per alcune centinaia di migliaia di euro, che vennero decise tra giugno e ottobre del 2014 in vista della fusione, e che, secondo l’accusa, sarebbero state inutili
C’è anche Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena, tra i 17 ex amministratori di Banca Etruria – come riporta La Nazione – a cui in questi ultimi giorni il pool di magistrati della procura di Arezzo, che si occupa della vicenda inerente al crac dell’istituto di credito aretino, ha inviato la notifica di chiusura delle indagini inerenti al filone d’inchiesta sulle consulenze affidate dalla banca per alcune centinaia di migliaia di euro, che vennero decise tra giugno e ottobre del 2014 in vista della fusione, e che, secondo l’accusa, sarebbero state inutili.
Nel mirino ci sono le consulenze per alcune centinaia di migliaia di euro che vennero decise tra giugno e ottobre del 2014 in vista di una possibile fusione di Banca Etruria con un altro istituto. Furono affidati incarichi a Mediobanca, che avrebbe dovuto essere l’advisor dell’operazione, e ad alcuni studi legali per gli aspetti giuridici. Sotto accusa c’è l’ultimo cda di Bpel, quello presieduto da Lorenzo Rosi, che aveva per vice presidenti Alfredo Berni e Pierluigi Boschi. Per il pool di pm della Procura di Arezzo, gli incarichi sarebbero stati inutili, sostanzialmente uno spreco di denaro della banca, perché dai conti uscirono somme consistenti ma che non avrebbero portato alcun risultato. Finora Boschi padre, coinvolto nell’inchiesta, aveva schivato la mina del falso in prospetto sulle obbligazioni subordinate (archiviato) e anche quella della bancarotta relativa alla liquidazione dell’ex dg Luca Bronchi (richiesta di archiviazione).
Per tutti gli indagati, tra i quali figurano anche l’ex presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi e i suoi vice, Alfredo Berni e appunto Pierluigi Boschi, il reato ipotizzato è la bancarotta semplice o colposa. I destinatari della notifica avranno a disposizione venti giorni per dimostrare la propria estraneità. Un risultato che possono ottenere richiedendo di essere interrogati, oppure presentando memorie difensive. Viceversa, trascorso il termine, si dovranno presentare all’udienza preliminare dal gip.
Boschi non è tra i 25 imputati, ex consiglieri di amministrazione, ex revisori ed ex dirigenti di Banca Etruria, chiamati a rispondere del default dell’ex istituto di credito aretino nel processo in rito ordinario, già in corso, che riguarda il filone principale dell’inchiesta, con accuse diverse in base ai ruoli ricoperti nella banca che fu prima commissariata e poi messa in risoluzione. In rito abbreviato sono già stati giudicati e condannati per bancarotta fraudolenta a cinque anni l’ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi, e a due anni l’ex vice presidente Alfredo Berni, mentre per bancarotta semplice è stato condannato a un anno l’ex membro del cda Rossano Soldini.