È morto Rosario Allegra, uno dei cognati del latitante Matteo Messina Denaro. Dall’aprile 2018 si trovava recluso in regime di 41 bis nel carcere di Terni ma a causa di un aneurisma cerebrale, lo scorso 22 maggio, fu ricoverato all’ospedale “Santa Maria” nel reparto di rianimazione. La notizia era emersa durante una delle udienze del processo scaturito dal blitz Annozero, in cui era imputato davanti ai giudici del Tribunale di Marsala. Oggi alle 10.58 è stato comunicato il decesso. Era sposato con Giovanna Messina Denaro una delle sorelle del latitante e il prossimo ottobre avrebbe compiuto 66 anni.

Quando lo scorso anno gli agenti della Squadra Mobile di Trapani lo andarono ad arrestare nella sua abitazione, “Saro” era ritenuto uno degli ultimi avamposti del superlatitante di Castelvetrano. Era “in possesso di canali di comunicazione con Matteo Messina Denaro – scrisse il gip l’anno scorso – canali che, nonostante le lunghe e complesse attività investigative espletate nel corso degli ultimi anni – che hanno ripetutamente azzerato le singole catene di trasmissione dei pizzini – sono allo stato ancora ignoti”.

Le prime tracce giudiziarie risalgono al 1998, quando rimase coinvolto in due differenti blitz (Terra Bruciata e Progetto Belice) sulle famiglie mafiose di Castelvetrano e Campobello di Mazara e sulle reti di complici di Messina Denaro. In quegli anni fu ascoltato mentre discuteva di un “riordino di Cosa nostra in ambito regionale con la ridistribuzione del territorio alle famiglie mafiose”. Quando il core business era l’edilizia, si occupava della mediazione con le società del calcestruzzo. Nel 2009 fu sottoposto alla misura di prevenzione personale e nel 2011 venne condannato per mafia. Poi iniziò a gestire dei negozi di abbigliamento e alcune pizzerie ma quando nel 2016 la Prefettura dispose un’interdittiva antimafia iniziò a intestarle ad alcuni prestanome.

“Quello (Matteo Messina Denaro ndr) è al corrente di tutto – diceva in una conversazione intercettata – per fare questo passo, evidentemente che ha avuto pure ordine”. Secondo i pm della Dda di Palermo, l’uomo negli ultimi anni avrebbe guidato l’intero mandamento mafioso di Castelvetrano, anche coordinando il business dei centri scommesse nella provincia trapanese e nei rapporti con le altre famiglie siciliane. “Loro devono sottostare a quello che gli dico io – spiegava al telefono – quando decidiamo noi gli diamo qualche coso. Quando decidiamo noi, però!”.

Nell’ambito dell’operazione Annozero gli investigatori tracciarono la sua partecipazione a un summit e ne evidenziarono il ruolo sul “controllo delle attività economiche” del clan. Aveva preso il posto di Francesco Guttadauro (arrestato nel dicembre 2013, operazione Eden) nella gestione della cassa di “famiglia, che veniva finanziata attraverso i ricavi dei centri scommesse. A partire da quelli gestiti da Carlo Cattaneo, un imprenditore insospettabile arrestato nel blitz Annozero, che oltre a gestire una catena di agenzie di betting aveva rilevato la proprietà della pizzeria Miros (finanziata da Allegra) in cui iniziarono a lavorare i figli del cognato del latitante e un pizzaiolo di fiducia. Uno dei figli “in diverse occasioni aveva millantato di essere il titolare della pizzeria”.

Secondo le indagini ‘Saro’ in questi anni avrebbe pilotato l’apertura di centri scommesse, l’inserimento nel mercato di alcuni operatori, spingendo imprenditori rampanti. Tra cui anche Calogero Luppino, finito in carcere alcuni mesi fa nell’operazione Mafiabet. “Ora ultimamente ho avuto pressioni di Palermo, di Catania”, raccontava Allegra all’imprenditore. “Gli ho detto, statevi pronti che io, anche perché “quello” a me mi vuole bene anche perché io sono per lui..”quello” mi ha detto a me, dice: chiunque viene, non ti devi fare impressionare, mandali a fare in culo, chiunque viene, tu, a te nessuno ti può dire niente ed io cammino”. Quello, era il cognato che investagatori e magistrati cercano dal 1993.

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