Nel processo, che si sta celebrando a Milano, sono 7 gli indagati per l'ammanco nell'azienda milanese, accusati di di truffa aggravata, malversazione a danno dello Stato e altri reati fiscali. Il pm Adriano Scudieri ha chiesto pene da 3 mesi a 5 anni e 9 mesi di reclusione
Giovedì 13 giugno sono arrivate le richieste di pena per le 7 persone imputate per l’ammanco da 15 milioni di euro scoperto sei anni fa nei conti di Rcs Sport. Gli imputati sono accusati a vario titolo di truffa aggravata, malversazione a danno dello Stato e altri reati fiscali. Il pm Adriano Scudieri ha chiesto pene che vanno da 3 mesi fino a 5 anni e 9 mesi di reclusione. La richiesta più alta è per l’ex impiegata amministrativa di Rcs Sport Laura Bertinotti. Pene rispettivamente di 2 anni e 10 mesi e di 2 anni e mezzo sono state chieste per gli ex dirigenti della società Michele Acquarone, in passato anche direttore del Giro d’Italia, e Giacomo Catano. Per Ennio Mazzei, in passato a capo di Rcs Sport, il pm ha chiesto 3 mesi e un anno di reclusione per Angelo Zomegnan, anche lui ex direttore del Giro d’Italia. Per altre due persone, infine, il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione.
Nel processo, che si sta celebrando a Milano, sono parti civili la Regione Lombardia, che ha chiesto un risarcimento per danno patrimoniale e di immagine, e le società Milano Marathon e Rcs Sport. Quest’ultima, con l’avvocato Laura Miani, ha chiesto un risarcimento provvisionale immediatamente esecutivo “non inferiore a 2 milioni di euro”.
Il processo parte da un’indagine della Guardia di Finanza di Milano che nel settembre del 2013 aveva svelato movimenti di denaro poco chiari tra Rcs Sport e alcune società ad essa collegate. La denuncia era partita dalla stessa Rcs. Secondo le accuse, gli indagati si sarebbero appropriati della somma dal 2008 al 2013. Il denaro, versato da Rcs Sport a una decina di associazioni e comitati legati alla società per organizzare eventi sportivi sponsorizzati, come le celebrazioni del centenario del Giro d’Italia, la Milano Marathon ed altre iniziative legate al mondo dello sport sarebbe quindi sparito dalle casse. Le associazioni, inoltre, presentando documenti falsi sarebbero riuscite a ottenere contributi pubblici da parte delle Regioni Lombardia e Piemonte, della Provincia di Milano, dei Comuni di Milano, Genova, Udine, Torino e Parma e di altri enti pubblici del Nord Italia.