Il Comune di Reggio Emilia nell’occhio del ciclone a soli quattro giorni dal secondo turno elettorale che ha riconfermato Luca Vecchi alla guida dell’ente pubblico. La Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura reggiana, ha eseguito perquisizioni e controlli negli uffici dell’ente, nelle sedi di diverse società di professionisti della provincia che hanno partecipato ad appalti pubblici e in appartamenti privati. Sono emersi, si legge nel comunicato delle Fiamme Gialle, “qualificati indizi di irregolarità nelle procedure di affidamento dei lavori o dei servizi afferenti la nomina del direttore dell’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona, nell’affidamento dei servizi legali ed assicurativi del Comune, nella gestione dell’asilo nido Maramotti, nella rimozione di veicoli e ripristino della sicurezza stradale, nella gestione del riscaldamento e delle manutenzioni impianti degli edifici comunali, nella gestione di aree di sosta comunali e del trasporto scolastico”.

L’attività d’indagine della Guardia di Finanza si concentra sugli ultimi tre anni della giunta Vecchi, in particolare sulla assegnazione degli appalti pubblici da parte del Comune di Reggio Emilia. Gli indagati sono 15, per reati pesanti che vanno dalla corruzione all’abuso d’ufficio, dalla turbativa d’asta al falso ideologico di pubblico ufficiale e alla rivelazione di segreti d’ufficio. Stretto riserbo per ora sui nomi. Quattro i sostituti procuratori impegnati sul campo trattandosi di perquisizioni che avvengono in studi legali.

E’ la seconda indagine del 2019 che mette sotto i riflettori persone e procedure dell’Amministrazione Comunale, dopo gli avvisi di garanzia del febbraio scorso riguardanti 18 dirigenti indagati, compresa la moglie dell’attuale sindaco, per “violazione nell’assegnazione degli incarichi esterni”, relativamente a fatti che risalivano al 2013 quando ancora sindaco era l’ex ministro Graziano Delrio. Anche in quel caso i reati ipotizzati erano di falso ideologico e abuso d’ufficio, ma non sembra esistere collegamento diretto con le perquisizioni scattate oggi e con le persone coinvolte nella nuova inchiesta.

L’asilo nido Maramotti è intestato alla madre del cavalier Achille Maramotti, storico patron della Max Mara, e fa parte del sistema di asili di Reggio Emilia, “i più belli del mondo”. Fu oggetto di una battaglia legale nel 2017 per la gestione delle attività affidate dal Comune attraverso una gara con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. L’Azienda di Servizi alla Persona si occupa di anziani, disabili, minori e famiglie, e attuale direttore è Maria Teresa Guarnieri. Nei servizi di trasporto scolastico è impegnata la TIL, società a capitale pubblico che si occupa di mobilità in tutta la provincia. Riscaldamento ed impiantistica dei beni comunali sono curati attraverso forniture di global service. I servizi legali sono da molti anni affidati anche ad esperti avvocati esterni nonostante l’efficiente ufficio legale del Comune. I volumi d’affari sono complessivamente grandi; se e cosa e quanto è stato realizzato in violazione delle norme saranno i dettagli dell’inchiesta a stabilirlo. La Procura di Reggio Emilia per questa operazione si è avvalsa anche di esperti già utilizzati per le indagini dell’inchiesta Aemilia.

Le prime reazioni alle perquisizioni della Guardia di Finanza arrivano dal movimento Cinque Stelle che chiede trasparenza e chiarezza attraverso l’immediata convocazione di un Consiglio Comunale. Cgil, Cisl e Uil parlano di “seria preoccupazione” perché ogni irregolarità accertata porterebbe danno sia ai lavoratori dell’Ente Locale che ai cittadini del Comune fruitori dei servizi.

Non comincia bene il secondo quinquennio del mandato di Vecchi, ancora alle prese con la formazione della nuova giunta di governo. Che sarà presumibilmente condizionata anche dall’inchiesta in corso. Il primo cittadino ha commentato dicendosi “fiducioso nell’operato delle autorità inquirenti, a cui confermiamo la piena collaborazione, nella certezza che si farà chiarezza sui fatti oggetto degli accertamenti in corso. Al momento riteniamo di non aggiungere altro sia per il rispetto del lavoro di indagine, sia perché nulla si sa di più riguardo alle verifiche rese note quest’oggi”.

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