Cronaca

Rifiuti tossici nei terreni, dopo l’inchiesta di Fanpage c’è solo una richiesta da fare

Basta. Non è possibile che nessuno intervenga per evitare che i terreni agricoli destinati a produrre cibo per la nostra tavola siano sempre più contaminati da rifiuti, anche tossici.

Non si può continuare a restare in silenzio quando ogni giorno la stampa riporta nuovi casi in cui si scopre che – nascondendosi dietro lo schermo di pratiche consentite, quali fertirrigazione, compostaggio e utilizzazioni di fanghi da depurazione – industriali ed agricoltori senza scrupoli lucrano ingenti guadagni spargendo sui campi enormi quantitativi di rifiuti di ogni tipo che dovrebbero andare in discarica. In barba a tutte le leggi, al diritto alla salute e al semplice buon senso.

L’ultimo allarme viene da una scrupolosa inchiesta di Fanpage e riguarda la Sesa, una società del Comune di Este (Padova) fondata nel 1995 da Sandro Rossato, un imprenditore veneto arrestato per ‘ndrangheta, che gestisce uno dei più grandi impianti di compostaggio di rifiuti urbani (circa 68.000 tonnellate di compost all’anno), con un fatturato di oltre 90 milioni di euro e ricavi annui di oltre 8 milioni.

Secondo questa inchiesta, Sesa spa raccoglie gran parte dell’umido non solo dalla provincia ma anche da molte altre parti di Italia, specie dalla Campania, e lo porta nell’impianto di compostaggio di Ospedaletto Euganeo, dove diventa compost, fertilizzante che viene versato nei campi messi a disposizione da una buona parte di contadini. Questo compost sarebbe, tuttavia, al di fuori di ogni specifica di legge, in quanto, come documentato da Fanpage sia visivamente sia con testimonianze ed analisi di laboratorio, conterrebbe frazioni consistenti di plastica, rame, zinco, idrocarburi ecc, tutto altamente inquinante. Peraltro, secondo numerose testimonianze di cittadini, i camion versano compost nei campi giorno e notte, in quantità enormi. Tanto è vero che nei dintorni aleggia una puzza insopportabile. E nei filmati si vedono anche le colture di questi campi, completamente avvizzite.

Ma l’inchiesta di Fanpage non si ferma qui e documenta che attualmente la Sesa è al 51% di proprietà del Comune di Este (con sindaco di centro destra- Lega), e per il resto appartiene ad una galassia di società riconducibili all’imprenditore miranese Angelo Mandato; evidenziando, sempre documentalmente, che da una di queste società è stato inviato un finanziamento alla Lega e che un senatore leghista vi ricopre un ruolo dirigenziale: ma, soprattutto, che Fabrizio Ghedin, il responsabile delle relazioni esterne della Sesa era anche un consulente per la comunicazione del governo in materia ambientale, quale spin doctor di Vannia Gava, la sottosegretaria leghista del ministro dell’Ambiente. Documentando, infine, con un filmato, che Ghedin aveva proposto a Fanpage un investimento pubblicitario da 300mila euro (100mila all’anno) in cambio della possibilità di poter visionare l’inchiesta prima che fosse pubblicata e di “completarla” insieme; in quanto “L’importante è che non ci rompete troppo le palle, capito?”.

Appena pubblicata l’inchiesta Fanpage, Ghedin si è dimesso dal Ministero ma, per il resto, non sembra che sia successo niente. La sindaca di Este ha smentito tutto dicendo che il Comune aveva fatto diversi controlli con esito negativo. Ma senza fornire alcun dettaglio o documentazione in proposito. Né la stampa ha riportato qualche intervento delle pubbliche autorità per verificare quanto risulta dall’inchiesta Fanpage.

A questo punto, c’è una sola richiesta da fare. Occorre che polizia ed autorità giudiziaria acquisiscano (se già non l’hanno fatto) immediatamente la documentazione di Fanpage e mettano in moto penetranti ed accurati controlli sull’operato della Sesa, in relazione all’acquisizione ed alla provenienza dei rifiuti, alla loro lavorazione, alla composizione e qualità del compost prodotto, nonché alle modalità del loro spargimento come compost ed ai risultati sul terreno e sulle colture; senza trascurare il danno al benessere dei cittadini causato dalla puzza provocata, appunto, con questo tipo di spargimento. E, con l’occasione, appare necessario verificare quali e quanti controlli sulla Sesa sono stati fatti negli ultimi anni, con quale esito e con quali provvedimenti conseguenti. Se l’inchiesta Fanpage verrà confermata, c’è solo l’imbarazzo della scelta per le ipotesi di reato correlate: dalle emissioni moleste alla violazione della normativa sui rifiuti, dal traffico illecito di rifiuti all’inquinamento o al disastro ambientale. Ed eventualmente, anche omissione di denunzia e di atti di ufficio.