Anche il Regno Unito, forte delle politiche per le famiglie già attive in molti paesi scandinavi, negli ultimi anni ha allargato il numero di aiuti e le persone a cui sono rivolti. Partiamo dalla maternità, obbligatoria per le dipendenti per almeno due settimane dopo il parto e per almeno quattro se si lavora in fabbrica. Il periodo è estendibile fino a un massimo di 52 settimane, durante le quali è previsto l’SMP, cioè lo statutory maternity pay, vale a dire un assegno che rimpiazza lo stipendio. L’SMP è pagato per un massimo di 39 settimane ed è pari al 90% del guadagno medio settimanale della neomamma per le prime sei settimane, mentre scende a 148 sterline a settimana o al 90% delle entrate settimanali medie (se lo stipendio è più basso) durante le restanti 33 settimane. Anche i papà hanno diritto a un congedo retribuito, fino a un massimo di due settimane dopo il parto. Prevista anche la “maternità condivisa”, cioè la possibilità di usufruire di 50 settimane di congedo parentale, di cui 37 pagate, suddividendole tra madre e padre. Oltre alla maternità, è previsto anche il cosiddetto bonus bebè, valido solo per la nascita del primo figlio o, se si hanno già due gemelli, anche per il terzo, pari a 500 sterline. Il bonus non è erogabile a tutte le famiglie, ma solo a quelle che percepiscono già altri aiuti familiari e si trovano quindi in una condizione di indigenza. Fino ai sedici anni del figlio, inoltre, o fino ai 20 se è ancora studente, ogni famiglia ha diritto a dei sussidi: 20,70 sterline a settimana per il primo figlio e 13,70 per gli altri a seguire, come si legge sul sito istituzionale del governo.
Se uno dei due genitori (o le persone responsabili del minore) percepiscono un salario superiore a 50.000 sterline annue, dovranno pagare la High income child benefit tax charge, un onere fiscale calcolato sulla frazione di salario superiore alle 50.000 sterline annue. Anche l’assistenza all’infanzia prevede delle agevolazioni. Per esempio tutti i genitori con figli di tre o quattro anni, a prescindere dal reddito, hanno diritto a 15 ore di assistenza all’infanzia gratuita. La possibilità si estende anche a bambini di due anni nel caso in cui i genitori si trovino in condizioni particolari e ricevano già altre indennità, come l’assegno di disoccupazione o il sostegno al reddito. Le ore pagate dallo Stato per l’assistenza all’infanzia salgono poi a 30 per tutti i genitori di bambini di tre o quattro anni che ricevono almeno il salario minimo nazionale per sedici ore alla settimana. Terminata la scuola materna, durante la quale anche la mensa è gratuita, il bambino avrà altri sussidi. Per esempio, durante tutto il periodo della primary school, cioè tra i sei e i dieci anni, avrà diritto a materiali di cancelleria, didattici e informatici a costo zero. Se questo non dovesse bastare, lo Stato garantisce un ulteriore aiuto, il tax-free childcare. Per ogni 8 sterline investite per la cura del proprio figlio, il governo ne rimborsa due, fino a un massimo di 500 sterline ogni tre mesi o di 2000 l’anno. Quest’ulteriore benefit non dipende dagli altri già ricevuti, ma è erogabile solo per determinate spese, come quelle per la tata domiciliare o per i doposcuola, e a determinate condizioni di reddito, calcolabili sul sito istituzionale. Fino al 2013 inoltre esisteva un ulteriore sussidio, il child tax credit, ora sostituito quasi ovunque dallo universal credit. L’assegno, erogato mensilmente dallo Stato, varia a seconda del salario percepito e permette di avere un’integrazione aggiuntiva, che può arrivare fino a 277 sterline per il primogenito e fino a 231 per figlio per quelli successivi.