“Io sono innocente, spero che lo sia anche chi mi accusa”. E chi lo accusa, dice, sono “moralisti senza morale”, “ipocriti” e “invidiosi”. L’ex ministro e deputato Pd Luca Lotti ha deciso di autosospendersi dal Partito democratico. E nel farlo se l’è presa con i compagni del suo stesso partito, senza risparmiare attacchi e offese. Uno sfogo di rabbia che è arrivato a evocare episodi del passato e che ha concluso usando la frase di Enzo Tortora, poi assolto da tutte le accuse, quando ai giudici di Napoli disse: “Io sono innocente spero anche voi”. A Lotti ha replicato poco dopo il segretario Pd Nicola Zingaretti parlando di “gesto responsabile” e dietro di lui, tanti esponenti democratici hanno acclamato la decisione di farsi da parte.
Lotti è il politico che ha inguaiato cinque consiglieri del Csm, intercettati mentre discutevano con lui delle manovre per nominare il procuratore capo di Roma. Proprio per il deputato Pd la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio. Il suo passo indietro arriva dopo le intercettazioni emerse dalle carte del pg della Cassazione Riccardo Fuzio nelle quali Lotti, la notte del 9 maggio scorso nel dopocena con Cosimo Ferri, Luca Palamara e le cinque toghe del Csm, diceva che al vicepresidente del Csm David Ermini “qualche messaggio gli va dato forte”. Proprio oggi, dopo i consiglieri Spina, Morlini e Lepre si è dimesso dal Csm anche il giudice Corrado Cartoni. A chiedere apertamente il passo indietro, dopo che il Colle ha blindato il Csm indicendo le elezioni suppletive per i soli consiglieri che si sono dimessi e invocando la riforma riforma elettorale del Consiglio, sono stati diversi esponenti di peso del Pd, tra cui il tesoriere Luigi Zanda e l’eurodeputato Carlo Calenda, che ha parlato di comportamento “inaccettabile”.
E l’ex ministro Pd, nel post su Facebook rivolto a Zingaretti, ha attaccato proprio Zanda. “Apprendo oggi dai quotidiani”, ha continuato Lotti, “che la mia vicenda imbarazzerebbe i vertici del Pd. Il responsabile legale del partito mi chiede esplicitamente di andarmene per aver incontrato alcuni magistrati e fa quasi sorridere che tale richiesta arrivi da un senatore di lungo corso già coinvolto – a cominciare da una celebre seduta spiritica – in pagine buie della storia istituzionale del nostro Paese”. Il riferimento è a un episodio ormai storico: nell’aprile del 1978, quando era collaboratore del ministro Cossiga, ricevette la segnalazione, che secondo Romano Prodi sarebbe uscita durante “una seduta spiritica”, del fatto che Aldo Moro fosse detenuto a Gradoli.
Nelle ultime ore, l’immobilismo del Pd sulla vicenda e soprattutto la mancata presa di posizione di Zingaretti avevano sollevato numerose polemiche dentro lo stesso partito. “Ringrazio Luca Lotti per un gesto non scontato”, ha detto Zingaretti accettando l’autosospensione di Lotti, “che considero di grande responsabilità nei confronti della politica, delle istituzioni e del Pd. Sono consapevole della difficoltà umana di questi giorni, ma ciascuno di noi ha una responsabilità alta nei confronti della comunità di cui facciamo parte e verso il Paese. Penso che questa scelta gli consentirà anche di tutelare al meglio la sua posizione in questa vicenda che, come ha detto lo stesso Lotti, deve essere ancora chiarita”.
Lotti scrive a Zingaretti: “Davvero si vuol prendere a schiaffi la realtà in nome dell’ideologia, dell’invidia, dell’ipocrisia?”
Il deputato Pd, al centro del caso che ha travolto il csm in questi giorni, ha deciso di farsi da parte. E lo ha fatto scrivendo pubblicamente a Zingaretti: “I fatti sono chiari”, ha scritto sempre nel post. “Tu li conosci meglio di altri anche perché te ne ho parlato in modo franco nei nostri numerosi incontri. Ma io, caro segretario, non partecipo al festival dell’ipocrisia”. Quindi ha ufficializzato il passo indietro: “Ti comunico la mia autosospensione dal Pd fino a quando questa vicenda non sarà chiarita”, ha scritto. “Lo faccio non perché qualche moralista senza morale oggi ha chiesto un mio passo indietro. No. Lo faccio per il rispetto e l’affetto che provo verso gli iscritti del Pd, cui voglio bene e perché voglio dimostrare loro di non avere niente da nascondere e nessuna paura di attendere la verità”.
Nel merito della sua situazione specifica Lotti ha detto: “La verità è una sola e l’ho spiegata ieri: non ho fatto pressioni, non ho influito nel mio processo, non ho realizzato dossier contro i magistrati, non ho il potere di nominare alcun magistrato. Chi dice il contrario mente. Quanti miei colleghi, durante l’azione del nostro governo e dopo, si sono occupati delle carriere dei magistrati? Davvero si vuol far credere che la nomina dei capiufficio dipenda da un parlamentare semplice e non da un complicato quanto discutibile gioco di correnti della magistratura? Davvero si vuol far credere che la soluzione a migliaia di nomine sia presa nel dopo cena di una serata di maggio? Davvero si vuol prendere a schiaffi la realtà in nome dell’ideologia, dell’invidia, dell’ipocrisia? Ti auguro buon lavoro, caro Segretario. E spero che il Pd sia in grado di fare una discussione vera e onesta. Io sono innocente. E spero di cuore che lo sia anche chi mi accusa di tutto, senza conoscere niente“.
Per difendersi, Lotti non ha scelto una frase a caso, ma un’espressione che rievoca direttamente quella pronunciata da Enzo Tortora davanti ai giudici. “Io sono innocente”, disse appunto, “spero anche voi”. Così si rivolse ai giudici di Napoli concludendo la propria difesa al processo. “Io grido: ‘sono innocente’. Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi”.
Delrio: “Segno di affetto per il Pd”. Nobili: “Garantismo sta come le foglie d’autunno sugli alberi”
Il caso da giorni sta imbarazzando il Partito democratico che fino ad ora aveva scelto di non decidere. “L’autonoma decisione di Luca Lotti, merita un aperto apprezzamento”, ha scritto su Twitter l’ex ministro e ora capogruppo alla Camera Graziano Delrio. “I motivi che pone a base di questa sofferta scelta, il rispetto e l’affetto che prova verso il Pd ed i suoi iscritti, gli fanno onore ancora di più in questo momento di sofferenza personale e sono il segno di un forte legame alla nostra comunità politica”. Il deputato Pd Luciano Nobili ha aggiunto: “Sono giorni molto pesanti. E il garantismo nel Pd, come già nel recente passato, sta come le foglie d’autunno sugli alberi. Un abbraccio e la nostra solidarietà a Luca Lotti”.
Per Lorenzo Guerini, “la scelta compiuta da Luca Lotti dimostra la sua sensibilità e la sua volontà di mettere al primo posto il bene del Partito democratico. E’ una scelta difficile, che molti di noi accolgono con dispiacere, ma che non può che essere guardata con rispetto e apprezzamento. Ma sicuramente una decisione che è il segno della sua qualità politica e umana. E che tuttavia non lo ripagherà della sofferenza subita in questi giorni”. Infine il senatore Andrea Marcucci: “Luca Lotti va ringraziato per una decisione di trasparenza che non era affatto dovuta. Sono convinto che tra qualche tempo saranno in molti, anche tra i dirigenti del Pd, che dovranno scusarsi con lui per le parole usate in queste ore”.
Politica
Lotti si autosospende dal Pd e se la prende con il partito: “Moralisti senza morale. Zanda? Coinvolto in pagine buie”
L’ex ministro risolve l’imbarazzo tra i dem, fa un passo indietro e ne ha per tutti: “Realtà presa a schiaffi per invidia e ipocrisia. Io innocente, spero lo sia anche chi mi accusa”. Zanda aveva detto: “Giudizio più grave, valuti se lasciare”. Zingaretti: "Sono consapevole della difficoltà umana di questi giorni, ma ciascuno di noi ha una responsabilità alta nei confronti della comunità di cui facciamo parte e verso il Paese". Marcucci: "In molti dovranno scusarsi con lui"
“Io sono innocente, spero che lo sia anche chi mi accusa”. E chi lo accusa, dice, sono “moralisti senza morale”, “ipocriti” e “invidiosi”. L’ex ministro e deputato Pd Luca Lotti ha deciso di autosospendersi dal Partito democratico. E nel farlo se l’è presa con i compagni del suo stesso partito, senza risparmiare attacchi e offese. Uno sfogo di rabbia che è arrivato a evocare episodi del passato e che ha concluso usando la frase di Enzo Tortora, poi assolto da tutte le accuse, quando ai giudici di Napoli disse: “Io sono innocente spero anche voi”. A Lotti ha replicato poco dopo il segretario Pd Nicola Zingaretti parlando di “gesto responsabile” e dietro di lui, tanti esponenti democratici hanno acclamato la decisione di farsi da parte.
Lotti è il politico che ha inguaiato cinque consiglieri del Csm, intercettati mentre discutevano con lui delle manovre per nominare il procuratore capo di Roma. Proprio per il deputato Pd la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio. Il suo passo indietro arriva dopo le intercettazioni emerse dalle carte del pg della Cassazione Riccardo Fuzio nelle quali Lotti, la notte del 9 maggio scorso nel dopocena con Cosimo Ferri, Luca Palamara e le cinque toghe del Csm, diceva che al vicepresidente del Csm David Ermini “qualche messaggio gli va dato forte”. Proprio oggi, dopo i consiglieri Spina, Morlini e Lepre si è dimesso dal Csm anche il giudice Corrado Cartoni. A chiedere apertamente il passo indietro, dopo che il Colle ha blindato il Csm indicendo le elezioni suppletive per i soli consiglieri che si sono dimessi e invocando la riforma riforma elettorale del Consiglio, sono stati diversi esponenti di peso del Pd, tra cui il tesoriere Luigi Zanda e l’eurodeputato Carlo Calenda, che ha parlato di comportamento “inaccettabile”.
E l’ex ministro Pd, nel post su Facebook rivolto a Zingaretti, ha attaccato proprio Zanda. “Apprendo oggi dai quotidiani”, ha continuato Lotti, “che la mia vicenda imbarazzerebbe i vertici del Pd. Il responsabile legale del partito mi chiede esplicitamente di andarmene per aver incontrato alcuni magistrati e fa quasi sorridere che tale richiesta arrivi da un senatore di lungo corso già coinvolto – a cominciare da una celebre seduta spiritica – in pagine buie della storia istituzionale del nostro Paese”. Il riferimento è a un episodio ormai storico: nell’aprile del 1978, quando era collaboratore del ministro Cossiga, ricevette la segnalazione, che secondo Romano Prodi sarebbe uscita durante “una seduta spiritica”, del fatto che Aldo Moro fosse detenuto a Gradoli.
Nelle ultime ore, l’immobilismo del Pd sulla vicenda e soprattutto la mancata presa di posizione di Zingaretti avevano sollevato numerose polemiche dentro lo stesso partito. “Ringrazio Luca Lotti per un gesto non scontato”, ha detto Zingaretti accettando l’autosospensione di Lotti, “che considero di grande responsabilità nei confronti della politica, delle istituzioni e del Pd. Sono consapevole della difficoltà umana di questi giorni, ma ciascuno di noi ha una responsabilità alta nei confronti della comunità di cui facciamo parte e verso il Paese. Penso che questa scelta gli consentirà anche di tutelare al meglio la sua posizione in questa vicenda che, come ha detto lo stesso Lotti, deve essere ancora chiarita”.
Lotti scrive a Zingaretti: “Davvero si vuol prendere a schiaffi la realtà in nome dell’ideologia, dell’invidia, dell’ipocrisia?”
Il deputato Pd, al centro del caso che ha travolto il csm in questi giorni, ha deciso di farsi da parte. E lo ha fatto scrivendo pubblicamente a Zingaretti: “I fatti sono chiari”, ha scritto sempre nel post. “Tu li conosci meglio di altri anche perché te ne ho parlato in modo franco nei nostri numerosi incontri. Ma io, caro segretario, non partecipo al festival dell’ipocrisia”. Quindi ha ufficializzato il passo indietro: “Ti comunico la mia autosospensione dal Pd fino a quando questa vicenda non sarà chiarita”, ha scritto. “Lo faccio non perché qualche moralista senza morale oggi ha chiesto un mio passo indietro. No. Lo faccio per il rispetto e l’affetto che provo verso gli iscritti del Pd, cui voglio bene e perché voglio dimostrare loro di non avere niente da nascondere e nessuna paura di attendere la verità”.
Nel merito della sua situazione specifica Lotti ha detto: “La verità è una sola e l’ho spiegata ieri: non ho fatto pressioni, non ho influito nel mio processo, non ho realizzato dossier contro i magistrati, non ho il potere di nominare alcun magistrato. Chi dice il contrario mente. Quanti miei colleghi, durante l’azione del nostro governo e dopo, si sono occupati delle carriere dei magistrati? Davvero si vuol far credere che la nomina dei capiufficio dipenda da un parlamentare semplice e non da un complicato quanto discutibile gioco di correnti della magistratura? Davvero si vuol far credere che la soluzione a migliaia di nomine sia presa nel dopo cena di una serata di maggio? Davvero si vuol prendere a schiaffi la realtà in nome dell’ideologia, dell’invidia, dell’ipocrisia? Ti auguro buon lavoro, caro Segretario. E spero che il Pd sia in grado di fare una discussione vera e onesta. Io sono innocente. E spero di cuore che lo sia anche chi mi accusa di tutto, senza conoscere niente“.
Per difendersi, Lotti non ha scelto una frase a caso, ma un’espressione che rievoca direttamente quella pronunciata da Enzo Tortora davanti ai giudici. “Io sono innocente”, disse appunto, “spero anche voi”. Così si rivolse ai giudici di Napoli concludendo la propria difesa al processo. “Io grido: ‘sono innocente’. Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi”.
Delrio: “Segno di affetto per il Pd”. Nobili: “Garantismo sta come le foglie d’autunno sugli alberi”
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Per Lorenzo Guerini, “la scelta compiuta da Luca Lotti dimostra la sua sensibilità e la sua volontà di mettere al primo posto il bene del Partito democratico. E’ una scelta difficile, che molti di noi accolgono con dispiacere, ma che non può che essere guardata con rispetto e apprezzamento. Ma sicuramente una decisione che è il segno della sua qualità politica e umana. E che tuttavia non lo ripagherà della sofferenza subita in questi giorni”. Infine il senatore Andrea Marcucci: “Luca Lotti va ringraziato per una decisione di trasparenza che non era affatto dovuta. Sono convinto che tra qualche tempo saranno in molti, anche tra i dirigenti del Pd, che dovranno scusarsi con lui per le parole usate in queste ore”.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
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Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
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I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
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Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.