Manfred Weber, il candidato di punta del Partito popolare europeo alla presidenza della Commissione, continua a perdere consensi. Mentre è in giro per l’Europa a chiedere appoggio ai vari leader che siedono al Consiglio Ue, nella speranza di raggiungere quella maggioranza qualificata (55% dei membri che esprimano almeno il 65% della popolazione europea) che manderebbe la sua candidatura all’approvazione, a maggioranza assoluta, del Parlamento, il gruppo di Paesi di Visegrád si mette di traverso annunciando che tutti i suoi membri non lo sosterranno.
Questo vuol dire che i capi di Stato e di governo di Ungheria, che lo aveva già annunciato per bocca del primo ministro Viktor Orbán, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia si opporranno alla sua corsa per Palazzo Berlaymont. Se, come detto, era nota la decisione di Budapest e immaginabile quella di Varsavia, il cui presidente del Consiglio, Mateusz Morawiecki, fa parte del gruppo Ecr, e della Repubblica Ceca, visto che Andrej Babiš si trova nella nuova formazione liberale Rinnovare l’Europa che Emmanuel Macron sta cercando di compattare contro la candidatura del bavarese, la perdita più inaspettata è quella che riguarda il sostegno del governo socialista di Peter Pellegrini, in Slovacchia.
L’alleanza tra Ppe e Pse a livello europeo e la decisione di sostenere il sistema degli Spitzenkandidaten favoriva l’esponente della Csu tedesca che, così, poteva contare sull’appoggio compatto dei due maggiori gruppi europei. Ma questo potrebbe non bastare, soprattutto dopo il dietrofront di Orbán e il rifiuto di Pellegrini, per ottenere la maggioranza qualificata in Consiglio, dove adesso Weber può contare sul sostegno, almeno sulla carta, di 13 capi di Stato e di governo su 28.
Il gruppo di Visegrád ha invece fatto sapere che appoggerà il Socialista Maros Sefcovic, Commissario europeo per l’Unione Energetica ed ex aspirante lead candidate del Pse prima di ritirarsi dalla corsa in favore di Frans Timmermans, per la posizione di Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri dopo la fine del mandato di Federica Mogherini. Sefcovic, che non è più un candidato alla corsa per l’ultimo piano del Berlaymont, come invece Visegrád aveva proposto a fine maggio: sia perché non è uno Spitzenkandidat che per il fatto di essere stato proposto da una parte della compagine sovranista che, però, è minoritaria all’interno della possibile maggioranza a Bruxelles.
Più probabile che l’opposizione del gruppo dell’est a Weber rappresenti l’unica carta in loro possesso per contare al tavolo delle trattative e magari ottenere delle concessioni dalla maggioranza. Anche perché, oltre che per appartenenza politica, sulla distribuzione delle poltrone più importanti dell’Unione conterà anche il fattore territoriale. E i Paesi dell’est Europa, in qualche modo, dovranno avere un rappresentante in un ruolo di primo piano.
Un piano, quello dei Paesi dell’est, avvantaggiato anche dagli alti e bassi che vive il rapporto tra i due grandi leader europei, il liberale Macron e la Popolare Angela Merkel che, secondo il Financial Times, sarebbero di nuovo arrivato a un punto di scontro, dopo gli apprezzamenti che il presidente francese ha riservato alla Cancelliera qualche giorno fa, momento di distensione dopo le tensioni nate nel post-voto proprio sul caso Weber.
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