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Csm, l’eurodeputato Pd ed ex pm Roberti: “Cene e incontri notturni che minano stato di diritto. E’ mercato delle vacche”

Il magistrato in pensione da poco eletto con i democratici parla dello scandalo che ha travolto il Consiglio superiore della magistratura: "Ingenuo pensare che sia un caso isolato". E pure: "Ci sono magistrati che mi dicono che si vergognano di essere magistrati. Parliamo di condotte che si pongono al di fuori dell’ordine costituzionale". Per l'ex procuratore, siamo di fronte a "un degrado preoccupante"

Lo scandalo del Csm che emerge dalle intercettazioni sta rivelando un “mercato delle vacche“, un “quadro inquietante e allarmante di commistione impropria e illegale tra politica e giustizia che mina i fondamenti dello Stato di diritto” e, a questo punto, “sarebbe ingenuo pensare che il caso Palamara sia isolato“. Nell’imbarazzo e nell’immobilismo del Partito democratico, chi continua a rompere il silenzio è Franco Roberti, già procuratore nazionale Antimafia e da poco eletto eurodeputato per il Pd. Intervistato da Maria Latella per “L’intervista” di SkyTg24, il magistrato in pensione ha dichiarato che, al di là della rilevanza penale che possono o meno avere, i contenuti delle intercettazioni rivelano il degrado delle istituzioni: “L’incontro tra politica e magistratura avviene all’interno del Csm, quello che viene al di fuori, le cene, gli incontri notturni, sono mine allo stato di diritto”.

Il riferimento è al caso che ha travolto il Consiglio superiore della magistratura nelle ultime settimane e in particolare ai cinque magistrati intercettati mentre discutevano con l’ex ministro Pd Luca Lotti sulle manovre per la nomina del procuratore di Roma. Lo stesso Lotti è stato rinviato a giudizio dalla procura di Roma. Ieri, dopo ore di silenzio dei vertici, il deputato dem ha deciso di autosospendersi e lo ha fatto prendendosela con i compagni di partito, secondo lui, “moralisti senza morale” e “invidiosi”. Dentro il Pd la tensione è altissima e, di fronte a Luigi Zanda che ha definito “inaccettabile” il comportamento di Lotti e Renzi che lo ha ritenuto normale, Roberti ha osservato: “Rispetto tutti i giudizi, rilevo tuttavia un aspetto generale di commistione impropria tra la politica e la giustizia. Le conventicole notturne in albergo sono mine allo Stato di diritto. Questi incontri impropri danno segno di degrado morale della magistratura estremamente preoccupante. Bisognerebbe arrivare ad una revisione generale delle coscienze, del senso etico”. Una situazione che danneggia tutta la magistratura: “Oggi ci sono magistrati che mi dicono che si vergognano di essere magistrati. Una nuova P2? E’ un’espressione colorita. Parliamo di condotte che si pongono al di fuori dell’ordine costituzionale”.

L’ex procuratore Antimafia ha anche detto che potremmo essere di fronte alla punta di un iceberg molto più grande: “La vicenda emersa dalle indagini di Perugia potrebbe non essere un caso isolato”, ha dichiarato. “Ci sono vicende opache, oscure, per cui il cittadino rimane sconcertato. Ci sono state anche in passato. Oggi è una vicenda che lascia molto perplessi e lascia intendere che il caso Palamara, quale emerge dalle intercettazioni di Perugia, non è un caso isolato. Sarebbe ingenuo ritenerlo”.

Roberti ha quindi parlato del trojan, lo strumento che ha permesso di ottenere le intercettazioni: “Il discorso portato avanti dall’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando e poi concluso da Alfonso Bonafede parte da una premessa: che la corruzione è un reato gravissimo e servono strumenti adeguati per accertarla. Viene usato oggi tenendo presente che mafia e corruzione spesso sono uno strumento della stessa realtà. L’Italia ha bisogno di indagini efficaci e di una giustizia che funzioni. E’ necessaria per assicurare non solo la sicurezza, ma anche lo sviluppo economico del nostro Paese”.

Oggi, intervistato da la Stampa, è intervenuto anche il ministro della Giustizia Bonafede. “Io non entro nel merito di decisioni che non mi competono”, ha detto, “ma come ministro della Giustizia ho due compiti: quello di iniziare le azioni disciplinari (cosa che ho fatto nei confronti di alcuni consiglieri) e quello di avviare un pacchetto di norme che impediscano il ripetersi di fatti come quelli emersi. La penso esattamente come il presidente della Repubblica: è necessario cambiare le regole per voltare pagina. Lo dico più chiaramente: dobbiamo alzare un muro che tenga distante la politica dalla magistratura”.