Parlano di “tradimento istituzionale”, chiedono scusa per le toghe coinvolte nell’inchiesta sulle nomine al Csm. Che chiedono sì di riformare ma senza il sorteggio come ipotizzato in questi giorni. I magistrati di Unicost – la corrente moderata della magistratura che ha visto suoi esponenti, come l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara (indagato anche per corruzione a Perugia), e gli ex consiglieri del Csm Luigi Spina e Gianluigi Morlini coinvolti nelle manovre per la scelta dei capi delle procure “ribadisce la necessità di una riforma elettorale dei componenti togati del Csm e si oppone ad ipotesi incostituzionali di selezione dei candidati tramite sorteggio, estraneo ad ogni razionalità democratica”.
Questa posizione è espressa nel documento con il quale Unicost ha concluso l’assemblea dei suoi iscritti svoltasi stamani in Cassazione con la relazione introduttiva del presidente Mariano Sciacca e quella del segretario Enrico Infante. Unicost ha indetto per il 7 e l’8 settembre prossimo l’assemblea nazionale “per interrogarci sulle ragioni profonde di quanto è accaduto, su quali pratiche lo abbiano reso possibile, sulle riforme statutarie e ordinamentali, sulle incompatibilità fra Anm e Csm, sulla questione morale e sul carrierismo in magistratura”.
“Gli accadimenti delle ultime settimane costituiscono un tradimento istituzionale e un tradimento dei principi del non collateralismo e del pluralismo, valori fondanti di Unità per la Costituzione” e si legge nel documento che ha concluso l’assemblea che “al centro del dibattito associativo, interno al gruppo e all’Anm, vada posta la questione morale quale doverosa riflessione centrale che richiederà comportamenti e decisioni rigorose, coerenti e concrete”. La questione morale, prosegue Unicost, “attraversa il Paese e anche la magistratura italiana, ma quest’ultima, depositaria di un ‘terribile’ potere è consapevole che la sua legittimazione, oltre ad essere scritta nella Costituzione, trova fondamento nella professionalità e nella credibilità davanti ai cittadini italiani”.
Le toghe di Unicost chiedono scusa perché “ritiene che il coinvolgimento di magistrati di Unità per la Costituzione nelle vicende di queste settimane imponga pubbliche scuse a tutti i magistrati italiani, associati e no, e in particolare a tutti i giovani magistrati italiani e intende avvivare un percorso di rifondazione del gruppo”. C’è poi “un grato riconoscimento al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, custode del governo autonomo della magistratura, e ai consiglieri, laici e togati, fedeli al dettato costituzionale”. Unicost, sottolinea il documento conclusivo dell’assemblea degli iscritti svoltasi stamani in Cassazione, “riafferma con sofferenza, indignazione e rabbia che intende esserci negli uffici, contribuendo al rilancio dell’Associazione nazionale magistrati, fondamentale casa comune per una moderna riflessione sul ruolo del magistrato e per la centralità della giurisdizione per la promozione della democrazia in Italia”.