I MORTI NON MUOIONO di Agostino Ferrente. Con Alessandro Antonelli, Pietro Orlando Italia/Francia 2019, Durata: 78’ Voto 2,5/5 (AMP)
Allegro ma non troppo, dark ma non abbastanza, I morti non muoiono porta il Jarmusch style in un territorio che – evidentemente – non gli appartiene, e se proprio di horror dobbiamo parlare, alla lunga preferiamo i suoi vampiri di Only Lovers Left Alive. Certo, nel film c’è l’ovvia metafora dei morti viventi, c’è la politica intrinseca che si fa attualità, c’è l’inconfondibile umorismo legato ai dettagli e dei personaggi assemblati in un coro di star amatissime e sodali (Murray, Driver, Buscemi e Swinton su tutti), a cui si uniscono i leggendari amici Iggy Pop e Tom Waits. A compromettere la riuscita complessiva dell’opera è però la sua debole ossatura. I morti non muoiono si concentra nella mini town di provincia Centerville “so nice a place” dove abitano “ben” 738 persone. L’universo umano e urbanistico è perfettamente jarmuschiano con i due poliziotti locali (Murray e Driver) a proteggere i residenti di cui sanno vita, morte e miracoli. Ma è forse proprio sul tema “morte” che qualcosa improvvisamente sfugge al loro controllo: mentre la luce del giorno sembra non finire mai e gli animali domestici scompaiono in massa da ogni famiglia, dal cimitero del villaggio si agitano le anime dei defunti che prendono forma nei corpi di zombie deformi, “essicati e disidratati”. Come gestire l’emergenza degli sventramenti delle cameriere dell’unico diner di Centerville? Fra mille battute reiterate come lo stile del regista insegna e centinaia di magnifiche trovate racchiuse in quei “details” di cui è indiscusso maestro a perdersi è il senso ultimo del film: dove vuole parare? Cosa può darci o dirci più di quanto già così bene Romero ed epigoni (fra cui l’esilarante cinema di Jordan Peele..) hanno fatto o stanno facendo?