Da tempo cerco di capire che cosa il sistema politico medita di fare per cercare di riprendere a volare. Ma non ci sono finora riuscito. In realtà mancano le “idee”: quelle che si chiamano, nell’arte del marketing strategico e operativo, le “idee-forza”. Ho cercato di studiare, non mi sono arreso: ho affrontato con coraggio documentazioni dei centri-studi ministeriali. Ne sono uscito sconsolato.

Qualche anno fa il dottor Piero Bassetti (fu il primo Presidente della Regione Lombardia) mi inviò una copia di uno studio sulle Pmi elaborato dal MiSe: era stato predisposto per il premier Matteo Renzi, il quale era stato appena incaricato di prendere in mano la situazione del governo del Paese. Lo studio constava di una quarantina di pagine A4 scritte fitte fitte, grafici, richiami autorevoli, documentazioni numeriche: le Pmi, le Pmi, e poi ancora le Pmi. Chissà quanto è costato quello studio! E che approfondimenti!

Scrissi al dr. Bassetti alcuni commenti, ma non erano altro che sconsolati: perché ingenuamente mi ero figurato che al MiSe, visto il vento nuovo che si annunciava, si fossero dati da fare per capire “i problemi” della nostra economia e le zeppe da rimuovere per farle riprendere lo slancio. Man mano che la lettura procedeva cresceva la mia indignazione: quanto esportiamo nell’America Latina, quanto in Asia, quanto gli imprenditori maschi, quanto quelli femmine: una sbrodolata di dati inutili, dotti, sociali e chi più ne ha più ne metta, ma del tutto lontani dal problema da risolvere. Mi domandai che cosa ci poteva capire Matteo Renzi, che oltretutto non proviene dal mondo industriale, dove al mattino si entra in azienda e si sa già che ci saranno problemi su problemi che vanno risolti: altro che l’erudizione dottissima del burocrate.

Più tardi ebbi modo di studiare un voluminoso elaborato della Sace: “Evoluzioni e prospettive dell’export italiano ‘2014-2017’”. Davvero ero speranzoso (sono un inguaribile ottimista: sono convinto che i falsi intelligenti l’abbiano sempre a perdere). Altro inno alla più becera burocrazia: ammantato di sopraffina intelligenza e perspicacia. Per i nostri imprenditori-operatori, 154 pagine di nulla. Bellissime, affascinanti, strepitose, ma del tutto inutili e costosissime. Altro monumento alla burocrazia economica. Altro sistematico spreco di intelligenze e di denaro.

Ormai mi sono fatto questa sensazione: che non esiste comunicazione alcuna, perché priva di una base comune di intenti effettivi ed efficaci, fra la struttura di governo dell’economia e l’economia stessa. La struttura di governo non conosce l’economia italiana, semplicemente la subisce: è un po’ una sorta di mosca cocchiera che, siccome sta sulla punta del naso del cavallo, dice che è lei che pilota. No, bisogna tirar fuori dal cilindro le “idee-forza” e chi non ne ha si faccia da parte: il tempo perso è già smisurato e ci è costato una enormità in termini di povertà, di sofferenze, di perdita di ciò che già avevamo costruito.

Inno al burocrate

Buchi nella sabbia (E. Ragazzoni)

Se ne vedono pel mondo
che son osti… cavadenti
boja, eccetera… (o, secondo
le fortune, grand’Orienti).
C’è chi taglia e cuce brache,
chi leoni addestra in gabbia,
chi va in cerca di lumache…
Io… fo buchi nella sabbia.

I poeti, anime elette,
riman laudi e piagnistei
per l’amore di Giuliette
di cui mai sono i Romei!
I fedeli questurini
metton argini alla rabbia
dei colpevoli assassini…
Io… fo buchi nella sabbia.

Sento intorno sussurrarmi
che ci sono altri mestieri…
Bravi… A voi! Scolpite marmi,
combattete il beri-beri,
allevate ostriche a Chioggia,
filugelli in Cadenabbia
fabbricate parapioggia
Io… fo buchi nella sabbia.

O cogliete la cicoria…
e gli allori. A voi! Dio v’abbia
tutti e quanti, in pace, in gloria!
Io … fo buchi nella sabbia.

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