Rilancia sui minibot avvertendo il premier e il ministro dell’Economia che “le leggi le fa il Parlamento”. E conferma di essere ancora favorevole all‘uscita dall’euro, anche se “da democratico” intende attenersi al contratto di governo che non la prevede. Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera e consigliere economico di Matteo Salvini, in un’intervista a Repubblica torna sugli strumenti che secondo il governatore della Bce Mario Draghi e il numero uno del Tesoro Giovanni Tria “o sono denaro e allora sono illegali o sono debito”
Negli ultimi otto 8 lo stock dei debiti commerciali “si è ridotto di 20 miliardi”, fa notare l’intervistatrice, visto che la mozione approvata con voto bipartisan il 28 maggio impegnava il governo a studiare i minibot come mezzo per pagare i fornitori della pa. I minibot servono “a migliorare ancora la situazione”, sostiene Borghi. “Chi deciderà di prenderli volontariamente farà una pratica in meno e si accelereranno i rimborsi”. Così però o si aumenta il debito o si alzano le tasse. “Chi lo dice finge di non capire. Se i minibot vengono assegnati a chi ha un credito, dall’altra parte c’è la Pubblica amministrazione che ha già un debito. Se poi non è ancora contabilizzato, non è ancora nei parametri di Maastricht, non significa che sia nuovo. L’unico modo per non far emergere quel debito sarebbe non pagarlo mai”.
Alla domanda se con i minibot si intenda preparare il terreno all’uscita dall’euro, Borghi risponde: “Avevano detto tutti che l’euro è irreversibile. Se a distruggerlo bastasse una piccola cosa come il minibot…”. Lei lo ritiene tale? “No, figurarsi, c’era chi considerava irreversibile il sesterzio. Ma i minibot sono solo un aiuto in caso di difficoltà nei pagamenti. Non sappiamo cosa può succedere. Supponga che ci sia un attacco hacker e si blocchi il sistema normale dei pagamenti: le carte di credito, le cose legate all’euro. Ci sarebbe un’alternativa pronta”.
Se fosse per lui, comunque, il presidente della Commissione Bilancio sarebbe ancora dell’idea che uscire dall’euro si deve: “Sì, non ho mai cambiato idea. Ma il governo si basa su un contratto in cui non c’è il ritorno a uno Stato pre Maastricht, com’era nel programma della Lega. E io da democratico mi attengo a quel contratto”. Che all’articolo 11 prevede i minibot. Ma il ministro dell’Economia non vuole. “Credo che Tria e Conte siano spaventati dall’ondata di disinformazione che c’è stata. Sono fiducioso che si convinceranno. Le leggi le fa il Parlamento. È giusto che un tecnico abbia le sue convinzioni, ma la responsabilità politica è nostra. Decidiamo noi”. Perché l’urlo di Tardelli sui minibot? “Il nostro debito è sempre stato considerato una scoria, uno schifo, io invece ho sempre cercato di ricordare alla gente che il debito è anche un credito. Che a fronte del debito c’è il risparmio dei cittadini, quindi vogliamo renderlo bello, attraente. Il nostro debito può essere anche la nostra ricchezza”.